Life is not a free ride

Ed è questo il presupposto sul quale è basato il mio viziatissimo non-desiderio di esistere. L’esigenza stessa è creata dall’essere, esistere, essere in vita costa energia. Quel costo lo devi pagare tu. Il bene per cui deve essere pagato questo costo è la vita. Vuoi questo bene per cui devi pagare quel costo? Decidi tu? La rinuncia ha in sé una crudele minaccia di sofferenza, se scegli “no grazie”.

Ora un dipinto del momento. In cuffia sento una soave musica di Rakia Traore (cercatevi la grafia corretta), uso chat-GPT plus (GPT-4) per trasformare la mia umanissima descrizione di ciò che rappresenta l’immagine che considero, nell’insieme delle molte che scattai, in questo caso nel 2016, in lingua Italiana, in: due riassunti in lingua inglese di massimo 200 caratteri, sette descrizioni di massimo 7 parole, e 50 keyword pertinenti separate da vitgole. Nel microstock questa parte di merda è davvero una rottura di coglioni e non è affatto fotografia. Ma è lavoro. Così come è lavoro aver scelto per una selezione del gruppo Luminar Ai per fare un lavoro, a tutte le foto che ne contengono, agli occhi nonché per applicare uno stile di colore modaiolo, che non sono solo delle LUT. Diciamo una cosa che forse delle azioni di photoshop potrebbero fare. Ma insomma sono dei template e si fa infinitamente prima. Spesso, per questo genere di lavoro, prima, in Adobe Bridge, usando Adobe Camera Raw ed il masking Ai, posso – e lo faccio – mettere in luce le persone dopo aver sistemato la luce generale della scena. Che bello eh? La chiamiamo fotografia? Non lo è, è postprocessing, in certi casi pittura digitale, postproduzione, editing.

Non è sintografia.

Perché alla base ci sono centinaia di foto che ho fatto in location con una persona, in quel luogo, con quei colori e quella luce.

Tra un po’ tutto questo aiuto per i lavori da sbadilare diventerà una condanna? Chi lo sa. Magari per un evento, un matrimonio, per tutto ciò ceh ha ancora una relazione umana tra umani, mediata da qualcosa, ma di base ancora umana, sarà strumento. Altrimenti sarà sostituto.

Le mie innumerevoli elucubrazioni sull’utile, sul rispetto, sull’esperienza, similmente a ciò che fecero tanti anni fa quelle sulla professionalità, tornano a frullare e rifrullare… ma mi trovano pronto quando qualcuno mi parla di rispetto per gli anziani ed altra roba che comprende certamente il sentimento, ma che va considerata anche con tanto raziocinio: raziocinio sul sentimento. La parte logica che considera quella non logica come un postulato e da quella parte a ragionare.

Filosofo de ‘stocazzo #201909102389

Arrivo a pranzo con A e L. Mi sottopongono il battibecco del momento: un ragazzo si è schiantato con la cinquina su un platano, è morto, quante possibilità perse. A era più dell’idea “o anche no, non lo sappiamo”. L era dell’idea “sicuramente si”. Mi chiedono di dirimere la questione (in realtà il mio pensiero vale zero, è solo un “dica, dica lei come la pensa” di un passante, per il peso che ha davvero nella loro vita).
Mi viene da sorridere, visto che tutto sommato si tratta proprio dello stesso tipo di ragionamento sul fatto del miglioramento e su quello che ho scritto l’altro giorno. Quindi, fresco di ragionamento dico la mia: dal punto di vista prettamente logico la mera non-esistenza implica la non-possibilità, sia del bene, sia del male. Quindi si, ovviamente da questo punto di vista L ha ragione. Ma dal punto di vista della possibilità di cose positive, questo è inconoscibile a priori. E soprattutto quello che mi interessa è il punto di vista del morto. Lui che ne pensava? Il suo presente quanto pesava? Aveva prospettive?
Credo che tutti noi dovremmo misurare la quantità di felicità ed infelicità e probabilmente il riassunto statistico sarebbe che non vale assolutamente la pena vivere. La pena, si. Senza pena, ovviamente è un bel gioco, si può giocare. Ma la pena esiste. Ha un costo. E sono più le uscite che le entrate.
Ad ogni modo ad L bastava la parte logica, che era “esistere = possibile tutto”. Lo stato di totipotenza è completamente ipotetico, ma è innegabile che il suo contrario aiuta nel ragionamento: “non esistere non-possibile tutto”.