MySecretBlog

Ogni tanto lo devo ripetere. Nel 2003 iniziai un blog su splinder tanto per dire “embé che è sta roba? ma che panzane ‘sto 2.0”. In effetti si, ma contemporaneamente no: il 2.0 rendeva possibile alcune cose a tutti. Cose che prima erano possibili ad alcuni. Era davvero la facilità di accesso a dare un mezzo.

Avendo avuto un passato di diarista, presto l’addiction a questa cosa ha preso il sopravvento. E sul vecchio splinder, conobbi anche della gente molto interessante e di certo migliore di me.

Di “Piretto” mi chiedo sempre se sia ancora vivo. Era pieno di quella rabbia da ventenni che magari ora è sfumata ed essendo di grande valore ora avrei qualcosa da imparare. Mi ha segnalato dei bei gruppi, gli feci anche una parte per una copertina, che immagino non abbia mai usato, e mi sa che ha fatto bene, chissà che pessimo lavoro ho fatto quella volta.

Poi si passò qui. Ad un certo punto dopo anni, ho incontrato fisicamente una donna: ho violato tutto quello che per me era il blog. Lei si è innamorata, io no, questo le faceva male, si sparì.

Dovetti però portare via tutto il blog. Quel vecchio blog, anche se aveva le stesse ZERO intenzioni di essere notato, con la stessa idea di “io voglio scrivere, non voglio essere riconosciuto, mi aiuta, non mi dispiace se anonimamente si dialoga con qualcuno che vuole leggere e ci si trova”, ma in qualche modo aveva dei numeri.

Qui i numeri sono ai minimi storici, forse perché orglioNamente taggo con argomenti che qualsiasi politica vuole tenere lontana, cioè il suicidio, la morte, il dolore chiamati così.

Lontano dalla vanità, però, si sta bene ad esprimersi. Lo fai e basta, non ti interessa molto di stili, lettori, contenuti. Ci sono lettori? Bene. Non ci sono? Bene lo stesso.

Diventa molto più meandro della rete, ritorna un luogo poco frequentato, nascosto, lontano, che non è di moda. Che non cerca di esserlo.

Come si scrive

Roba per scrittori, che poi la sapete già. Ma magari siete nuovi.

Roba teorica utile per chi scrive:

  • “La morfologia della fiaba” di Vladimir Propp (1928)
  • “Il potere del mito” di Joseph Campbell (1949)
  • “L’ eroe dai mille volti” di Joseph Campbell (1949)
  • “Story” di Robert McKee (1997)
  • “Il viaggio dello scrittore” di Christopher Vogler (1992)
  • “Save the Cat” di Blake Snyder (2005)
  • “La teoria Dramatica della storia” di Melanie Anne Phillips e Chris Huntley (1994)
  • “Story Engineering” di Larry Brooks (2011)
  • “Anatomia della storia: 22 passi per diventare un maestro del racconto” di John Truby (2007)
  • “L’arte della scrittura drammatica” di Lajos Egri (1946)
  • “La struttura a tre atti” di Syd Field (1979)
  • “Storytelling: il segreto della struttura della sceneggiatura” di Robert McKee (2000)
  • “The Story Grid” di Shawn Coyne (2015)
  • “Il segreto della storia” di John Dufresne (2007)
  • “Teoria del racconto” di Viktor Shklovsky (1925)
  • “La struttura della poesia” di Boris Eichenbaum (1926)
  • “Il problema dei generi letterari” di Michail Bakhtin (1939) Il titolo in italiano è “Il problema dei generi letterari”
  • “Teoria del romanzo” di Michail Bakhtin (1940) Il titolo in italiano è “Teoria del romanzo”
  • “Teoria dell’arte” di Yuri Lotman (1970)

Secondo ChatGPT: Raymond Carver Non ha scritto un libro specifico sull’analisi della narrazione o sulla struttura e composizione, ma è uno scrittore statunitense considerato un maestro del racconto breve e del minimalismo narrativo, la sua opera è considerata una fonte di ispirazione e di studio per molti scrittori e studenti di scrittura creativa. La sua scrittura è caratterizzata da una prosa asciutta e precisa, che mette in evidenza la bellezza nella semplicità e nell’umanità dei personaggi. Alcune delle sue opere più famose sono “What We Talk About When We Talk About Love” (1981), “Will You Please Be Quiet, Please” (1976), “Cathedral” (1983)

Chiedendo di Francesi si spinge più sul film (interessante!) anche se non solo

  • “Poétique” di Aristotle (IV secolo a.C.) tradotta in francese dal XIX secolo. Il titolo in italiano è “Poetica” – grazie al cazzo.
  • “L’analyse du film” di Christian Metz (1969) Il titolo in italiano è “Analisi del film”
  • “Sémiologie de la bande dessinée” di Thierry Groensteen (1999) Il titolo in italiano non esiste
  • “Récit et discours, histoire et fiction” di Gérard Genette (1972) Il titolo in italiano è “Narrazione e discorso, storia e finzione”
  • “Le sujet en jeu” di Gérard Genette (1978) Il titolo in italiano non esiste
  • “La parole filmique” di Christian Metz (1984) Il titolo in italiano non esiste
  • “Le cinéma ou l’homme imaginaire” di André Bazin (1957) Il titolo in italiano è “Il cinema o l’uomo immaginario”
  • “Le récit” di Gérard Genette (1966) Il titolo in italiano non esiste

“Questi sono alcuni dei libri più importanti scritti da autori francesi sul tema della narrazione e della struttura nella letteratura e nel cinema.” Dice la buona vecchia nuovissima iA.

12 anni fa aprivo qui

Nel 2012, quindi più tardi, Splinder chiuse. Probabilmente avevo già iniziato un blog tecnico, 12 anni fa, su questa piattaforma. Non sono mai riuscito ad importare correttamente tutto quello che iniziai nel 2003. Ho iniziato davvero con scetticismo e solo con tantissimo tempo mi sono reso conto di cosa significhi quello che per me non era affatto nuovo. La novità era ed è la semplificazione. Ogni volta che si introduce semplificazione quello che per te è normale diventa normale per chi fa fatica a farla. E la spinta in avanti, comunque la si voglia intendere (negativo, positivo) diventa massiva.

Anche lei qui

Ora anche lei è qui. La simpatica vita è sempre una stronzetta. Si chiede sempre perché non la sblocco da FB, visto che ormai siamo amici. Perché crede che io la blocchi perché lei non deve vedere me. E invece sono io che non posso vedere lei. Costantemente qualcosa che non è più me. No, non ce la faccio. Forse non seguo più nemmeno il suo profilo instagram.

Cerco di andare avanti verso il mio baratro senza crearmi altri legami col dolore. Mi dice che sua madre ha letto delle cose che scrive su Facebook e le ha detto “ma potresti fare la giornalista!”. Sorrido, ricordo il dialogo che ho avuto con una collaboratrice del Fatto… Anche no. Ma tu fai, prova, non devo tirarti giù. Vuoi fare la scrittrice, niente meno?

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comunicazione aziendale VS gusto personale [1]

Partiamo subito antipatici. Pronti? Uno, due, tre: se non è il tuo lavoro, fallo fare a chi lo sa fare e non impicciarti.

Yeeeeeeeeeeeee!!!!!!! Ehmachestronzo, ma c’è diritto di parola, io posso dire quello che voglio, non mi fido degli esperti, io voglio fare, io voglio sapere!

I più attenti e puntigliosi palinculo che non lasciano che le stronzate illogiche si mescolino con quelle che non sono stronzate ma sono fuori luogo avranno individuato sicuramente qualcosa che è più che lecito: sapere aude e “fa di sapere e sarai libero”.

Si, se ti arrangi, se comunque ricordi che sei parte di un pianeta che l’acqua calda l’ha già scoperta, che il metodo scientifico è già scettico di suo, che esiste un gusto generale … eccetera. Certo, fare la propria esperienza ed imparare è bene, bello.

Detto questo, magari quando hai finito di fare la tua esperienza sono passati 10 anni e non hai esperito IL RESTO. Ecco, ci sarà qualcuno che sa il resto e non sa il tuo. Possiamo iniziare adesso? Bene. Continue reading →

lettere alla Signora delle Nevi

(una) Signora delle Nevi

Quelli che oggi sarebbero più proni all’abbandono della vita in quanto amanti solamente di cose che non sono essenziali per la sopravvivenza , dediti alla loro produzione diretta non industrializzata o alla loro fruizione, quindi inadatti ad una società che ti valuta e ti prezza in base al tuo grado di produrre utile, alla tua utilità pratica di svolgere un compito monetizzabile, sarebbero forse gli unici adatti alla Vita. Cioè non alla sopravvivenza.

Amanti dell’arte, della filosofia, della conoscenza dell’altro, dell’amore e del sesso per il piacere. Del godimento dei sensi.

Molti, alla lunga, anche nel solo godimento dei sensi finirebbero per essere delle specie di drogati, io credo. Quelli che comunque non sanno stare “con le mani in mano”. Che devono risolvere un problema, svolgere un compito, spaccarsi la schiena e lamentarsi vantandosi che se la sono spaccata. Che loro fanno qualcosa, che sono utili. Ecco, divenuti inutili ma liberi, credo non farebbero nulla. Ma gli altri forse non avrebbero ancora abbastanza tempo per cantare, suonare, ballare, viaggiare, guardare, fotografare, dipingere, scolpire, godere, correre, arrampicarsi, scopare, bere e mangiare, produrre meraviglie, leggere, discutere, filosofare, ricercare per il gusto di ricercare, dare fondo alla curiosità. Continue reading →

com’è successo

Credo di avere, su questo Blog, un solo lettore. Per uno che in parte si occupa di Social Media Marketing questa è una dimostrazione palese di incapacità di copywriting, di coinvolgimento di pubblico, di utilizzo di strumenti di promozione, e di generare interesse “organico” (così si chiama quando non paghi) … ma è in realtà così liberatorio sbattersene!

Io questa cosa delle statistiche, quando devo lavorare, la faccio sempre. E tanto. Ad ogni consulenza, cliente, anche possibile cliente, lo dico sempre: ti serve il sito, il sito deve avere un blog, il sito deve raccogliere dati. Se non hai i dati il sito non serve quasi a niente. Amen.

Ma qui… qui non me ne frega. E’ un po’ come avere un’anima. Certo, è bello condividere i pensieri, intrecciare il tuo cuore e la tua mente con. Ma la tua mente ce l’hai, il tuo cuore ce l’hai. Ecco, questo blog ne è parte. Una piccola parte di egocentrismo, di voglia di essere qualcuno esiste, altrimenti basta scrivere con Word, localmente, svuoti comunque: con il blog hai una possibilità di incrociare qualcuno.

Capita, poi di solito volano via. Molti sono qui, come tanti scrittori, per scrivere e non leggere. Tutti rivolti con la bocca verso il mare, me li immagino, tutti a parlare uno a fianco all’altro fissando l’orizzonte, senza ascoltarsi l’un l’altro. E nel mare non c’è nessuno, parole al vento.

Ma parole che hai bisogno di dire.

Mi chiedo come sia stato possibile incontrarlo questo lettore. Questa lettrice. Lo so, lo so che le statistiche dicono che non si tratta di così poco… ma gli altri sono passanti, casuali, in questo bar senza i cessi sporchi. Com’è stato? So perché si è fermata. Ma com’è stato? Che caso strano. Curiosità.

Ho iniziato a farmi il caffè a casa, di nuovo, come tanto tempo fa. Con la cuccumella napoletana, una versione un po’ scassata, caratteristica che storicamente a casa mia è normale. La cuccuma non è mai intera. O è bottata o è storta o gli manca un manico o non sta attaccata… qualcosa deve sempre avere. Me la sono fatta prestare a tempo indeterminato da mia madre, che la usava solo per l’orzo ed ora non la usa più.

Lo bevo senza zucchero. Lascio filtrare, assomiglia molto a quello “alla turca”.

Ho finito 2 cose che non avevo voglia di fare, durante la notte. Ne manca una terza. La musica ha aiutato tantissimo. Gli Snarky Puppy mi hanno dato supporto. Devo andare avanti.

Devo?

Beh per ora si, ha senso.

Vado.

devo-la-vo-ra-re

scrivere… dopo.

Ho messo in bozza qualcosa come 9 post. E ne avevo fatti fuori 7. Fanculo a me. Ma devo lavorare. Mi rendo conto di quanto ognuno di noi avrebbe da svuotare. Tensione, pensiero, ragionamento, confronto, emozione, considerazione. E quanto poco lo facciamo. E mentre andiamo avanti per la nostra strada accumuliamo.

Inoltre una giovanissima modella mi ha scritto in modo molto critico su un argomento che per me è centrale, sia l’argomento, sia la trattazione critica e la presa di posizione di quell’argomento. Le ho risposto in dettatura su instagram. ci siamo accorti che non avevo tempo e il mezzo era sbagliato. Facciamo whatsapp? Faccio, meglio ‘e-mail, che è il mezzo migliore per argomenti così articolati e complessi. Ci tengo, non voglio tagliare corto. Ti voglio nuda davanti al mio obiettivo, figurati se posso fotografarti mentre mi pensi come parte della macchina della promozione del disordine alimentare. Puoi, puoi anche avere ragione. Ma mi hai fatto delle domande. E hai fatto delle affermazioni discutibili. Voglio risponderti, e voglio discutere. Poi vediamo.

Ma non ho tempo di farlo. Scrivere mi esce veloce, sono anche veloce con le dita, ma non veloce come credo, nel mettere assieme tutto. IL tempo passa, viene occupato da una cosa e non dall’altra. Ovvio.

Quindi niente mail. Magari approfitterò quando sarò sul lato oscuro della luna. Su quello chiaro mi voglio distendere e prendere tutti i raggi cosmici possibili.

Se ci sono ingegneri in giro: si, lo so, ok. Fanculo a voi.

della tecnica e del contenuto

Nel ’79 i Pink Floyd, precorrendo gli attuali tempi di Sky, Netflix, YouTube, digitale terrestre con 999 canali cantavano “I got thirteen channels of shit on the T.V. to choose from“. E non è certamente finita: perché HD? Perché FULL HD? Perché 4K che oggi già va verso 6 e poi 8K ? Tecnica al servizio della merda. Tanta tecnica, perfezione. Una chiarezza di visione possibile che non rispecchia nemmeno il contenuto prodotto. Io stesso produco clip video in 4K solo perché serviranno. E già mi preoccupo di doverle produrre in 8K solo per questo. Perché serviranno. La fotocamera che uso in studio è una full frame 35-mm equivalente, ma produce immagini ad una quantità di megapixel che poco tempo fa usavano solo le medio formato. Che ovviamente si sono messe e raddoppiarli. Per? Dovreste tutti sapere a che cazzo servono i megapixel una buona volta per tutte (riassumo: a stampare in grande), ma non voglio parlare di questo.  Continue reading →