Divertimento.

Dopo un eritema/qualcosa che ha procurato delle brutte piaghe a mia madre ed il ricovero in ospedale invece di tornare ok, adesso non riesce a mettere giù un piede. Quindi a casa sua è tornata, ma non riesce che a stare sul letto.

Faticosamente, mi ha raccontato lei, mio fratello (generazione boomer) e mio padre (un vecchietto del ’36) l’hanno dovuta portare su per le scale. Cosa che è sempre bello ricordare: che nella vita SI INVECCHIA e mettere le camere da letto in alto, dopo DUE rampe di scale dalla porta di entrata non è saggio. Anche perché poi ti intestardisci, ovviamente ti intristisci, non vuoi cambiare niente…

Quando ci viveva la signora A ed io ero piccolo, in quella casa, nell’attuale salotto “TV” c’era una camera. Non è scritto nella pietra che quello deve essere un salotto.

Ero andato li per la spesa : la salvezza di quelle generazioni è che con la giusta quantità di libri – avendo la vista – potrebbero essere in cella per sempre e mia madre stava finendo a letto il giallo di Scerbanenco che le avevo portato all’ospedale. Trovo la porta aperta. Guardo in giro: vedo mio padre smanettare in salotto-TV con il cellulare mentre salgo la scala. Trovo mia madre mogia, con una comoda di fianco al letto, ma contenta che le abbia portato la spesa, altrimenti mio padre rompe finché non è fatto, a prescindere che serva o meno.

Facciam due parole, dico – scendo e saluto papà, e vado. Sbircio da mio fratello: sta giocando col pc, una leggera barbetta che lo invecchia: non è da lui non essere tutto sbarbato ordinato. Fa quello. Non ha montato il secondo monitor che risultava dalla miglioria a mio padre. Chiaramente è un “a che scopo?”, capisco. Lo lascio alla sua quiet desperation.

Scendo, vedo che mio padre è a testa indietro e bocca aperta che dorme. Non lo disturbo.

Poi si dispiacerà perché non mi ha visto.

Oggi porto un secondo libro, lui era in doccia.

Poi di dispiacerà che non mi ha visto.

Almeno quel grosso libro che io e B usiamo, ormai, sempre scherzando per tenere su il divano quando cerchiamo le cose nascoste dalle gatte, ora qualcuno lo leggerà.

E la gioia di tutto questo? Ma quanta gioia? Quanta quasi-morte, disperazione, mancanza di futuro in tutto questo?

Detto da me, morto vivente… figata eh?

Bellissimo.

grazie balasz

Condivido pressoché ogni parola (99%) del suo pensiero in questo discorso. E lo ringrazio per l’implicito consiglio di lettura: non conoscevo e credo sia davvero nelle mie corde.

Ho pensato, e mi viene in mente ancora, che Grillo aveva fatto lo stesso percorso: temo cioè che lo stesso Balasso possa arrivare a mirare alla politica o ad usare il suo carisma per qualcosa di diverso. Ma a occhio Balasso è più come Giorgio Gaber. Dovrebbe farcela a sopravvivere “puro”.

Ora però dimenticherò tutta questa merda, perché ho altro per la testa.

E un caffé amaro da prendere: ora esco e lo prendo.

vivere-morire

Ho una lista che non leggevo da un mesetto, credo, forse due.

Costruire-distruggere.

La lista è un promemoria: se vivi fai queste cose, se vuoi morire prepara queste altre. In ogni momento comunque qualcosa da fare l’avresti.

Mi sono accorto che per ora sto facendo una delle cose della lista del vivere=costruire.

Non è né buono, né cattivo, il segno. Quando ci penso (è la palestra) mi viene in mente uno che muore con tutto in ordine. La morte lo falcia, poi si ferma e lo guarda: “guarda che bravi che sono con me; sanno benissimo che stao arrivando e non serve… eppure sono in ordine, puliti, rasati, persino in salute… alcuni anche si sono rimessi in forma… ahahah che stupidi… tra poco torneranno tra i vermi … questo aveva anche imparato un sacco di cose e viste un casino di altre… bah. Speriamo che abbia almeno passato il testimone a qualcuno, o che si sia goduto il viaggio”.

Alla vigilia di Natale però ero a casa del supremo e ho provato a fare un sollevamento. O forse si chiama trazione. Non so, quell’azione di agganciarti ad una sbarra e tirarti su. E con mio sommo stupore sono andato su. Allora mi sono detto hey, fermi, stai barando, hai fatto il saltino. Prova da terra. Sono andato su. Ora, sono VENTICINQUE anni che non faccio cose simili. Quindi il mio corpo mi manda segnali da vecchio, del tipo “hey ma non è che adesso qua si spacca tutto?”. Però la cosa buffa è che ora che lei non è più che una specie di nipote, un aspetto che lei avrebbe gradito (massa muscolare) e di cui a me non frega niente, potrebbe avere il sopravvento su quello per cui andavo in palestra: dimagrire. Questa fottuta minchiazza di panza non vuole andarsene senza combattere, la bastarda. Boh, magari farò meno fatica a fare la spesa. Ma io non mollo, stronza panza di merda. Ti odio.

Comunque con quello che ho mangiato per le feste non c’è palestra che tenga. Compresa la mia fantastica mousse di burro al burro fatta con del burro e aggiunta di burro burrato fritto nel burro cotto. E del tonno.

Si vede che non ho sonno? quanti post inutili sono in grado di produrre? ok, vado.

mi esprimo fastidiosamenPERMALOSO

Nel meraviglioso articolo di Tiasmo riguardante ” Cinque frasi motivazionali che mi hanno rotto le palle. ” avevo immediatamente provato senso di empatia, immediato, viscerale: che vadano affanculo, ahahah rido.

LOL.

Ieri ho visto per una giornata persone che, senza andare dai motivatori, di quelle motivazioni vivono. Una per una. Persone semplici, non pompate, non esaltate. E mentre parlavo con questa donna che alza la testa da una vita durissima, di ogni passo, ogni faticoso abbandonare la comfort zone, ripensavo a quanto facilmente ho crassamente riso. Ma ancora una volta, è ridere del prof che ti dice cosa fare, senza ricordare che a lui non gliene frega un cazzo se lo fai. Sono tutti fatti tuoi: non vuoi motivarti? Non vuoi uscire dalla comfort zone? Non vuoi splendere? Non vuoi godere delle piccole cose? Trovi mille modi per rendere ridicolo quello che potrebbe essere il tuo appiglio? Accomodati, a me che te lo dico non cambia di una virgola: nella comfort zone ci sei già, non devi fare nulla per cambiare. Ma ci si domanda: che sia sarcasmo o non usi questa modalità, la critica che muovi è valida, sensata?

Ecco, quando passo dal “sono d’accordo con te” al “ma quello che dici ha anche questo aspetto non-condivisibile e ti dico come mai” … ecco che la gente mi manda affanculo mentalmente, fisicamente, direttamente, indirettamente. Si indispettisce, si chiede “ma cosa vuoi?”. O “ma perché mi dici questo?” senza pensare che il primo atto comunicativo sul “ma perché dici questo?” lo hanno prodotto loro: tutti noi potremmo chiedere subito “ma perché dici questo?” a ciò che hanno detto. Ma di solito o tacciamo o manifestiamo assenso. Io di solito, se c’è da ridere, rido. E poi ci ragiono. E di solito non sto muto. Cosa che dovrei fare. Dovrei ragionarmela per i cazzi miei senza comunicarlo, perché da fastidio, suona sempre da bastiancontrario e me ne rendo conto. Eppure io non lo faccio per dare contro, ma semplicemente per ragionare sui molteplici aspetti dello stesso concetto. Continue reading →

body shaming

Sotto questa definizione fichetta si nasconde il “prendere per il culo la gente per il proprio corpo”.

I bambini lo fanno sempre. Se hai una parola per definire quella cosa, da bambino, la usi. Se esiste un’alterazione la usi. Se è bastardo questo uso, tu lo usi.

penitenziagite

penitenziagite

Da adulti diremmo “per darsi importanza”. Se portati a sociologia o psicologia diremmo “per far parte del gruppo” (del branco, per senso di appartentenza) – certo, purché il gruppo sia la maggioranza.

Il diverso ha qualcosa nel proprio corpo che gli altri, la maggioranza, non hanno. La maggioranza, i normali, non hanno gli occhiali, non sono troppo magri o troppo grassi, alti, bassi. Non hanno i denti troppo o troppo poco qualcosa. E così per ogni altra parte del corpo, della pelle e della sua pigmentazione (lentiggini comprese).

Credo sia riprovevole, da non fare.

Nonostante questo… il mio cervello? boh, fa sempre due giudizi immediati nonappena si presenta un altro essere umano: te lo/la scoperesti: si/no. E “bello/brutto”.

Così, rapido, ultrarapido forse. Di solito è rapidissimo con maschi, anziani e bambini nella prima fase. Non mi scoperei bambini, anziani e in ogni caso non maschi. Spesso questo impulso è mischiato: l’essere attraente o il suo contrario (repellente) sono mescolati: senso estetico generale?

In qualche modo sono io, sono la stessa persona che penso “che cicciona di merda”, tanto quanto lo penso se vedo me stesso allo specchio. Di sicuro l’eccesso di magrezza, verso il quale sono sicuramente meno sensibile, mi provoca comunque ribrezzo: se mi ricordi uno scheletro o la morte, tutto penso fuorché sei bella, ergo ultrarapido l’altro pensiero inespresso ma eseguito in automatico “non ti scoperei”. Ma questo accade e basta.  Continue reading →