Mamma, donna, ragazza nei casini. Ha sentito il grido di un’altra giovane donna. Mi chiede “sei sicuro che ignorare gli altri non faccia male a te ?”. Vero. Verissimo. E poi i dubbi non sono sciolti, ma accantonati, no?
Il danno è ragionare da ex. Bisogna ragionare da essere umano. Da uomo. Pure da padre e da zio, quel ruolo che in parte lei mi ha assegnato. E nei modi che la sua età le concede.
Le seghe mentali sono seghe: si fanno da soli.
I ragionamenti, le discussioni, includono altre menti, altri cervelli, altri dubbi. Grazie. Così attraverso un maschio (non voglio dire un uomo, sono un uomo? sono un fantoccio, un manichino che tenta ti stare dritto contro la bufera) una ragazza ne aiuta un’altra. Tende una mano, fa una carezza sulla testa di una figlia che altri non riescono a curare bene.
Se non si spezza, questo anello debole che sono io, è comunque un anello: una mano di una donna è stata tesa ad un’altra. Un piccolo pensiero. Una gocciolina. E’ servito. Grazie.
Non sono io che sarà più felice, ma almeno sarò meno infelice per un’altra ragazza persa. E non sono un prete. Non è la quantità di cazzo che una si infila a renderla persa. Ma il modo, il motivo, quello che le resta dopo.
Ancora una volta sono strumento, osservatore di vite.