catene di donne (52ma puntata)

Mamma, donna, ragazza nei casini. Ha sentito il grido di un’altra giovane donna. Mi chiede “sei sicuro che ignorare gli altri non faccia male a te ?”. Vero. Verissimo. E poi i dubbi non sono sciolti, ma accantonati, no?

Il danno è ragionare da ex. Bisogna ragionare da essere umano. Da uomo. Pure da padre e da zio, quel ruolo che in parte lei mi ha assegnato. E nei modi che la sua età le concede.

Le seghe mentali sono seghe: si fanno da soli.

I ragionamenti, le discussioni, includono altre menti, altri cervelli, altri dubbi. Grazie. Così attraverso un maschio (non voglio dire un uomo, sono un uomo? sono un fantoccio, un manichino che tenta ti stare dritto contro la bufera) una ragazza ne aiuta un’altra. Tende una mano, fa una carezza sulla testa di una figlia che altri non riescono a curare bene.

Se non si spezza, questo anello debole che sono io, è comunque un anello: una mano di una donna è stata tesa ad un’altra. Un piccolo pensiero. Una gocciolina. E’ servito. Grazie.

Non sono io che sarà più felice, ma almeno sarò meno infelice per un’altra ragazza persa. E non sono un prete. Non è la quantità di cazzo che una si infila a renderla persa. Ma il modo, il motivo, quello che le resta dopo.

Ancora una volta sono strumento, osservatore di vite.

fuga per la salvezza, codardìa, caos (51ma puntata)

Cronaca di una parabola di delirio. Il pomeriggio ha preso una piega brutta. Forse uno squilibrio con gli psicofarmaci, forse il tempo grigio per metà giornata. Ma qualcosa prendeva male. A pranzo lei ha chiesto dai dai dai vediamoci pranziamo. Si annoia, penso. Chemmefrega, ok, pranzo in compagnia. Aveva rifatto l’assicurazione, poi sarebbe andata a prendere l’auto. Prossima settimana deve posare, quindi mi premuro di ricordarle alcune cose e osservo che ha una pletora di brufolazzi sulla guancia e lei mi dice che si possono eliminare con la “pulizia del viso” … ma non mi risulta. Solo che non sono un estetista (come non lo è lei del resto) e quindi boh, sentiamo, dico, subito, andiamo da K che lo sa. Ci andiamo. Non era vero e comunque richiede giorni. Non ci stiamo dentro. Hey ma ormai è ora di prendere l’auto mi accompagni? Sono di strada. No problem. Le faccio benza, prende la sua macchinetta, ciao. Giorni fa mi aveva rivelato di aver fatto sesso col suo bisonte in un modo che io adoro, ma la conformazione del cazzo è differente, con lui bla e bla. Sono colpi che io incasso, ma ci metto un po’. Razionalmente si fa presto a ricordarsi che come non si diventa alti così il cazzo che hai ti tieni. Ma per chi non ha autostima la fatica è più grande. E ricordiamoci: non sono un computer, non sono un angelo del signore, sono un essere umano, un discendente dalla scimmia. Ci metto un po’. Ma mi passa. I mille segni che la ragazza che amavo è estremamente – e forse solo – superficiale si fanno sentire sempre più. Io queste cose le adoro, ma non voglio solo quello. E non la disprezzo. Ora verrà, il dunque. Continue reading →