Citazionismo culturale in un mondo che corre

Non comprendete forse “d’oh”, Monsieur Dausserniere?

Trovatevi ogni giorno di fronte ad una macchinetta del caffè, per vent’anni, in un ambiente semi-industriale, in cui quindi sia condivisa una differente tipologia di popolazione. Diciamo la classica operai-impiegati? Va bene. Ogni giorno. Ad un certo punto vi renderete conto di cosa si parla, lavoro a parte. Di cosa si ride, soprattutto. Lasciamo perdere i selezionati amici che si incontrano.

Una delle cose su cui fare i raffinati che “si intendono” è condividere qualcosa, condividere un retroterra culturale? Cosa potrebbe voler dire? Un vissuto comune? In una fabbrichetta di 150-200 persone… cosa potrà essere? Dipende dalle fasce d’età, dalla zona di provenienza. Gente di paese? Quindi conoscenze comuni, comportamenti, personaggi noti.

La TV, ovviamente.

Prima che fosse la TV a fornirci un terreno (schifoso) comune , tra chi se lo poteva permettere, si trattava della letteratura. Niente cinema. Avere riferimenti culturali di altro genere (musicale? Per fare una battuta? Troppo nerd). Una citazione la “sentivi” se avevi letto e ricordavi tal dei tali… i classici, o magari si aumentava la raffinatezza (e la presunta acutezza) se erano di difficile reperimento, se avevi superato il numero di classici, se avevi letto i francesi, i russi, che so.

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certamente non capisco un cazzo di arte.

Visto che, osservata questa notizia su un’opera d’arte venduta a 90 milioni di dollari (info qui), ho esclamato “non capisco un cazzo di arte”, credo che la mia vita di “artista” subirà nuove interessanti scosse.

ma è finto

Ragionavo su ciò che, ad esempio, se non ricordo male, Baudelaire disse della fotografia in quanto non-arte, quando questa era nascente, mentre oggi la caratteristica principale della ripresa fotografica è quella più desiderata da chi paga per averla: l’autenticità dell’atto ripreso: la realtà. Quello che in un fotografo non è abilità tecnica, ma capacità creativa soprattutto nella composizione della scena, come avverrebbe invece in un dipinto (ciò che l’artista sogna VS ciò che l’artista vede), è proprio quello che oggi riceve un “ma è finto”. La creazione, dalla gente che richiede l’attività di un fotografo per la vita reale, per la maggior parte, non è ben vista. La registrazione abile, la capacità di cogliere l’attimo, di avere quella vista selettiva, una specie di ubiquità sulla regia della realtà dell’evento … questo è più apprezzato, mi pare.
Ma forse ho sonno.

della tecnica e del contenuto

Nel ’79 i Pink Floyd, precorrendo gli attuali tempi di Sky, Netflix, YouTube, digitale terrestre con 999 canali cantavano “I got thirteen channels of shit on the T.V. to choose from“. E non è certamente finita: perché HD? Perché FULL HD? Perché 4K che oggi già va verso 6 e poi 8K ? Tecnica al servizio della merda. Tanta tecnica, perfezione. Una chiarezza di visione possibile che non rispecchia nemmeno il contenuto prodotto. Io stesso produco clip video in 4K solo perché serviranno. E già mi preoccupo di doverle produrre in 8K solo per questo. Perché serviranno. La fotocamera che uso in studio è una full frame 35-mm equivalente, ma produce immagini ad una quantità di megapixel che poco tempo fa usavano solo le medio formato. Che ovviamente si sono messe e raddoppiarli. Per? Dovreste tutti sapere a che cazzo servono i megapixel una buona volta per tutte (riassumo: a stampare in grande), ma non voglio parlare di questo.  Continue reading →