Penso che alle banche non interessi della #desertificazione dell’Italia.

Pensavo: sono un banchiere. Non ho più interesse a dare mutui nemmeno a persone con garanzie, bustapaga e stipendio fisso perché oggi lavori ma domani chissà. Questo dovrebbe, come interessato appartenente al sistema, attivarmi politicamente per tornare a fare affari anche in questo modo: ho grossi interessi in gioco: soldi. Ma … evidentemente non mi frega: la banca è un ente sovranazionale, una multinazionale per definizione… il suo potere e la sua energia stanno nel denaro… possono risiedere anche sulla luna, non ha davvero importanza la geografia per loro… se anche spianassero tutta l’Italia per farci una discarica a loro non cambierebbe nulla… avrebbero sicuramente venduto e acquistato oculatamente ogni asset possibile.

Certo, credo che distruggere valore non giovi a nessuno… ma metterci la fatica e l’impegno, in una nazione, per una banca… dev’essere una barzelletta. Al massimo ti daranno la pacca sulla spalla se l’impegno ce lo metti tu. Perché il tornaconto “personale” o comunque la quantità di interesse per un organismo come quello è ipertrofico… se ci metto qualcosa devo avere un ritorno mostruoso, possibilmente immediato.

E quindi?

Riflettevo solo sul fatto che è ottimistico persino pensare che sia autodistruttivo, per le banche, fottersene della distruzione del paese: non lo è. A loro non interessa. Se la coltura è ricca, il batterio-banca viene a pappare e quando ha finito la pappa se ne va, non gli interessa rinnovare o perlomeno non alle condizioni accettabili per il resto dei cittadini, compresi quelli con le pezze al culo (ovvero una percentuale in aumento).

L’unico interessato a te ed a casa tua sei tu.

Citazione/predizione del 1957 sulla Repubblica Italiana

2 giugno.

Cito dal blog spinanelcactus una citazione di Sturzo del 1957, che sembra una magica predizione a me che sono ignorante come una capra, ma che – forse – è solo il frutto del ragionamento di uno che conosce la storia e che quando parla di “scienza” politica, sa il fatto suo. Ma non ne conosco vita e pensiero; cito:

“La Costituzione è il fondamento della Repubblica. Se cade dal cuore del popolo, se non è rispettata dalle autorità politiche, se non è difesa dal governo e dal Parlamento, se è manomessa dai partiti verrà a mancare il terreno sodo sul quale sono fabbricate le nostre istituzioni e ancorate le nostre libertà. (Luigi Sturzo, Discorso al Senato della Repubblica, 27 giugno 1957)”

Solo 55 anni! Vogliamo battere un record?

raffigurazione di un quadro di Salvador Dalì

by Salvador Dalì

Non manca il lavoro, manca la tua volontà di lavorare gratis?

famoso quadro raffigurante una rappresentazione femminile che impersona la libertà

libertà?

Così dicono gli insorgenti di oggi – ma ho letto poco da quelle parti: dategli però un’occhiata! Forse non è tanto pazzesco che io abbia pensato ad ogni singolo passaggio di quel che dice quella gente in quella pagina. Perché forse è troppo facile o forse è populismo … ma non riesco a convincermi di essere un coglione a pensare che siamo circondati da risorse utili e che il mondo del profitto in crescita invece ci rende tutti dei pezzenti, ci desertifica – vedi aziende che se ne vanno quando c’è un problema – quando invece se fossecasa tua: la sistemeresti. Stiamo parlando di Statalismo, si. Ma in che senso? Fa tutto schifo, è tutto brutto?

Quando un modo di governare un popolo coinvolge non solo idee ma metodi e risorse, abbiamo comunque lo stato. Quando le stesse cose accadono con le proprietà di un ristretto gruppo di persone, questo si chiama azienda; guardate quanto Continue reading →

Le certezze le vogliamo anche noi altri, Marchionne.

Sergio MarchionneLeggo che Marchionne dice delle belle cose, ma dice anche che “abbiamo bisogno di certezze perché gli investimenti che facciamo oggi vanno avanti per molti anni e questo livello di incertezza non aiuta”.

E questo mi pare un buon punto di partenza per ricordare che noi, persone, individui, esseri umani singoli, abbiamo bisogno di certezze, non di promesse di eterna incertezza, non di arroganti spinte a cosiddette “flessibilità”: quando lo dite a noi si chiama flessibilità, quando succede a voi si chiama “incertezza”. Continue reading →

Sono un razzista dei call center?

Non abbiamo forse Italiani capaci di rispondere a telefono in Italia? Non abbiamo forse Italiani in grado non solo di sollevare la cornetta e di articolare il linguaggio correttamente e senza fallo, ma anche di esprimere concetti appropriati e coerenti con l’argomento, di rispondere a domande precise o di guidare l’utente verso questa precisione? Non abbiamo una marea di giovani disoccupati che sono laureati nelle più svariate discipline, giovani Italiani, del nord e del sud, che saprebbero guadagnarsi onestamente uno stipendio, senza doverci sentir rispondere dall’estero, da Rumeni, Ispanici (da dove? dal Messico?) in una lingua stentata e sbagliata … e sapendo che stiamo dando da mangiare non ai nostri connazionali, ma a qualcun altro, impoverendo ulteriormente il nostro stesso paese?

Non mi fanno schifo quelli che mi rispondono. E se questo è “nazionalismo” nel senso che vi fa venire in mente un signore tedesco con un ridicolo baffetto … non so, non ci conosciamo, forse dovreste frequentarmi un paio di ore prima di dirmelo.

Ma mi amareggia. Forse il motivo per cui è conveniente che mi risponda un messicano è che da lui possono trattarlo come uno schiavo, che possono offenderlo, trattarlo con sussiego o alterigia, che possono impunemente (“liberamente” direbbero i nostri imprenditori che vogliono cancellare l’ultima traccia di un po’ di diritto del lavoro) minacciarlo in ogni istante di rendere più precaria la sua esistenza … lì magari lo possono fare. Certo, lui lavora, dovrei rallegrarmene. Ma in questo modo favorisco la sua schiavitù e induco il mio stesso paese a tornare alla barbarie schiavista perché èeconomicamente convenienteper il padrone di turno.

Siamo nel 2012 e devo ancora aspettarmi che ci sia un uomo che pretende di essere obbedito ad occhi bassi senza critiche a qualsiasi ordine, a qualsiasi umiliazione, a qualsiasi ingiustizia con la minaccia della fame, di qualcosa che va ben al di là del bullismo. Della prevaricazione e oppressione come regola. Forse i nostri ragazzi moriranno di fame con questa regola o addirittura emigreranno per andare a farsi schiavizzare assieme a questi ai quali preferirei sentir sostituiti i nostri.

Quello che dovrebbe fare uno statista, un ministro, un politico di una Nazione, è ricordarsi che non è un banchiere e che ciò che deve fare lo deve fare per i suoi concittadini, non per la minoranza che detiene la proprietà di alcune imprese commerciali e che tenderebbe anche a tornare latifondista, se non fosse (per ora) un pochino limitata anche in questo.

E tutto questo perché mi sono sentito rispondere con accento ispanico dall’assistenza? Beh si. La superficie è una cosa, ciò che c’è sotto non va ignorato.