dead man walking #201907293847

Il bilancio della mia intera esistenza è deplorevole.
Ma ecco il programmino aggiornato. Ora come ora ho una rinnovata voglia di morire. Cioè, una grande tristezza del vivere, più che altro. Sconforto, sensazione di inadeguatezza, ecc, ecc, ecc. Bilancio negativo.
Quindi: devo altri 2000 euro a B. Devo guadagnarli. Devo 10000 euro a T, che ce li prestò per iniziare con la casa. Mai restituiti, santo santo santissimo. So che non ne ha bisogno, ora, ma santissimo, è giusto restituirglieli.
E poi se non voglio mettere nei casini qualcuno devo guadagnare i soldi del mio funerale, come ogni vecchio che si rispetti. Non che io sia “uno che si rispetti”, ma cercherò di fare del mio meglio, anzi, un po’ meglio eh? Per fare in modo che nessuno si debba accollare le spese di smaltimento del mio cadavere.
E questo è appunto il programmino “main”; tutte le altre cosine che posso fare nel frattempo magari ribaltano la cosa, ma intanto ho questo progetto principale. Sono un sacco di soldi.
L’altro giorno ho versato tutto quello che avevo messo via a B, 3000 euro. Ma ho calcolato che nel periodo in cui sono stato una merda schifosa, senza ricordare di esserlo stato, senza capacitarmi di poter essere stato uno che pensa davvero così, potrei averle sottratto (lei ha speso volentieri, lo so, ma questo non cambia il mio lato dell’atteggiamento) l’equivalente odierno di 5000 euro.
Così anche se pensavo di prendere un paio di fari e il Ronin per fare le riprese, ho azzerato tutto. Non ho più niente come “capitale”. Ma lei cosa aveva quando io ero così una merda con lei? Ha potuto attingere da qualche parte? No. E lo so. Non “credo”. So.
Fare schifo mi è sempre riuscito bene. Sono un professionista dello schifo. Ma sempre mediocre.
Vermi, mi dovrete attendere un po’. Ma ho debiti da saldare prima di schiattare.
Oggi, nonostante il programmino, non ero assolutamente in grado di fare un cazzo. Depressione-full, di quelle che ti distendi e basta.
Avevo portato il PC a vedere, perché è troppo potente e scalda: volevo vedere se era raffreddabile: mi hanno detto di mettere un condizionatore, proprio come per me stesso. Mi piacerebbe. Ma non credo proprio.
‘sta sera lei mi ha chiamato, era tornata dalle vacanze col suo tipo, aveva la tristezza post-ferie, così voleva un po’ di compagnia. Raccontarmi cose. Non dico che non me ne freghi niente. Ma ero in un momento così, mi sembra di essere un fantasma che parla con i vivi, con qualcuno che ha prospettive di vita. Ero uno che era vivo, che l’aveva conosciuta. Non capisce che vederla nell’acqua del mare con il salvagente, così carina, mi distrugge. Non glielo dico. Ma dovrebbe vedermi piuttosto noioso, poco partecipe. Non era una posa, solo faccio già fatica a non piangere. Mi fa sentire bella musica che ha sentito giù al sud. Carina davvero, in effetti.
Aspetto che esca quello dei TOOL ad agosto, sperando che sia all’altezza.
Comunque oggi credo di aver decretato che Lateralus è il mio preferito. A fatica però.

del listino di MediaWorld, le riflessioni della Santoni

sanguisuga

me lo fai tu gratis? io non leggo come si fa

Scrivevo l’altro giorno della Lucarelli e del listino di MediaWorld. Il giorno dopo ho trovato la stessa identica foto linkata dalla PhotoShop Guru Marianna Santoni, con la giustissima riflessione portata all’attenzione di fotografi e grafici sul fatto che normalmente ci si aspetta da questi professionisti che lavorino gratis. Ed era quindi un invito a pensare: vedi che se per una installazione di una app ti fanno pagare, posso ben farti pagare per l’editing più o meno complicato di una foto… per il servizio fotografico (e NON per la stampa, che compete lo stampatore) … eccetera?  Continue reading →

il disprezzo tra le origini della crisi? Una ipotesi (+ “non c’è budget”)

Iniziamo con il consiglio di leggere un articolo dell’illustratore Davide Calì, che potete trovare qui, dal titolo “non è stato previsto un budget” (= lavora gratis, coglione).

Per me questo attegiamento, fratello e figlio, sicuramente, di altri ben radicati in Italia, è tra quelli che originano il nostro disastro: è il DISPREZZO dell’altro. Se ti disprezzo ti tolgo il prezzo, il valore. E allora dò per scontato che non ti devo pagare. E faccio discorsi come quelli del fatto che dovresti pagarmi tu per lavorare.

Chi NON ragiona così di solito sa valutare il lavoro, sa valutare i collaboratori, i fornitori, rispetta anche i clienti, ma se non pagano non farà mai il ragionamento “se glieli chedo non lavoreremo più”. Col cazzo. L’attività non retribuita, se non è volontariato, è SCHIAVITU’. Oppure, se non c’è l’obbligo si chiama FURTO : li lo commette si chiama LADRO.

Tutto qui, semplice. Da questo deriva anche l’atteggiamento del non voler pagare le tasse. Figurati: se non voglio pagare la gente che lavora per me o che mi ha dato beni o servizi in qualsasi forma (io non mi sono arrangiato, qualcuno ha fatto qualcosa, se non fosse stata fatta avrei in mano il nulla) come potrei pensare possibile quello di contribuire alla costruzione e al mantenimento del bene comune al quale anche io attingo ogni giorno?

Vi prego, leggetelo.

I paesi dove c’è lo sfruttamento si fanno pagare eccome, anche in anticipo. Vedi Cina, Romania, Brasile (ormai in ascesa da un pezzo) … In UK (ormai un ricordo lontano) mi hanno pagato PRIMA che il lavoro venisse terminato: a metà lavoro ci hanno dato metà del compenso!

Disco rotto: in UK in blacklist ci vanno le ditte e le persone che notoriamente hanno avuto delle storie di mancati pagamenti. Da noi ci finisce il “fesso che paga”.

Vi prego, leggete quell’articolo: è molto serio, non è uno dei miei piegnistei (non l’ho scritto io!) ed è di uno che lavora: viene retribuito per ciò che fornisce, e viene rispettato dai propri committenti. Da noi sarebbe quello guardato con l’occhio da pesce mentre ti si dice “si, e di lavoro che fai?”.

Ormai l’Italia è una troia, una pornostar volgare e cattiva , per questo la guardiamo con desiderio e ci arrabbiamo tanto: la guardiamo per quel che ci piacerebbe, vediamo potenzialità, conosciamo la storia e vediamo attorno a noi i resti di cose meravigliose. Ma ormai è diventata una stronza. Quel genere di stronza che il pappone nano di turno difende dicendo “ne parlano male! devono parlarne bene, non sono patrioti!” … ma coglione, falla tornare in riga e vedrai quanto ci si gonfierà il petto d’0rgoglio! Fai bella figura tu per primo nell’essere un rappresentante impeccabile! Impara a VERGOGNARTI quando ciò che rappresenti non è all’altezza!

Impara a metterci la faccia, così se ciò che rappresenti non è all’altezza ti sbatterai oppure dirai “io quella roba non la rappresento: sistemate, fate qualcosa o io non ne parlo, fottetevi”.

Mi è capitato, come giornalista tecnico, di fare solo articoli positivi. Per qualche motivo i lettori erano in grado di contattarmi personalmente ed ogni volta che sparavo una cazzata vi assicuro che non ce n’era per nessuno. Molte volte infatti il mio tempo era perso nel vagliare cose che non funzionavano. E scartarle, decidendo di non parlarne, per parlare solo delle cose buone.

Certo però, non mi è mancato un po’ di tempo da dedicare agli autori delle cose con dei problemi per dare loro un po’ di feedback: chi ti ascolta di solito capisce e qualcosa fa. Gli altri ti rispondono che sbagli e basta. Poi qualcun altro fa più o meno quello che gli avevo suggerito e lo surclassa. Mica sono il dio della figata: sono una persona che si serve delle tue cose e posso dirti come mi sono trovato: se ti interessa, ti metti anche in discussione in qualche modo. In qualche modo vuol anche dire che se sei convinto, per esempio, spieghi la tua scelta che non intendi cambiare. Ma aprendoti al confronto potresti trovare qualcuno  che ti dice che la tua spiegazione fa acqua. E se resti aperto al confronto, magari, di nuovo, ti metti in discussione.

La cultura umanistica, il ragionare, il discutere con pacatezza e lucido interesse, senza mollare ma senza incazzarsi… e mescolandosi poi con qualsiasi altro tipo di cultura. Con rispetto per i tuoi simili.

Pay for what you get.

Funerali alla cultura in Italia #20120423

sentito cordoglio e condoglianze

La cultura ringrazia.

Prendo spunto della notizia del flashmob di Viterbo, il funerale simbolico alla cultura dopo la chiusura di ogni spazio pubblico che ad essa era dedicato.

Qualcuno, quando un quotidiano nazionale (poi* lo dico) stava chiudendo, alla radio disse che ne aveva parlato con un proprio amico indignato perché non era possibile, era una vergogna e così via – e lui gli chiese “ma tu lo compri? Sei abbonato?” e l’altro rimase un po’ spiazzato, fino ad ammettere che no, non lo comprava. E allora… Continue reading →

No Copyright: Dal dentista si ascolta musica gratis

Interessante querelle (se seguite il forum un po’ tempestoso) sull’argomento “il dentista non deve pagare per la musica diffusa in sala d’attesa“. Per veder confermare questa sentenza ed essere sicuro che il principio sia stato davvero affermato, vorrei che i dentisti mettessero anche la TV accesa, un bel maxischermo perché la gente non si tedii. Se comunque quella non è la loro attività principale, perché no?

Chiedere il giusto per il mio lavoro non mi è mai facile.

Chiedere soldi per me non è mai facile. Se chiedo troppo al committente lui non è interessato, se chiedo poco allora non è un lavoro. Il cliente finale non sai se può o non può … ma pare di si. E allora andrei a vedere i riferimenti della categoria (le liberalizzazioni? Se volete parliamone) … Se poi chiedi e ti danno, magari non becchi il lavoro la prossima volta. Però io è oggi che devo mangiare. E ci devo pagare le tasse, che sia una prestazione d’opera o che diventi così idiota da farmi la partita Ivan.

Se poi parliamo di privati, se sono persone normali, non stronzi arroganti che svalutano tutto (a quelli non ho problemi, chiedo PRIMA, chiedo TUTTO e ci metto tutto il tempo che serve a spiegare che se loro vogliono regalare il loro lavoro, verrò a vedere quando succede) … dico se sono persone normali… spesso mi sento una sensazione antica… che sarebbe bello non farli pagare, regalargli il lavoro, dato che io non costruisco un oggetto o non rivendo un oggetto, ma fornisco la mia opera.

Se uno me lo dicesse gli risponderei quello che si deve. Ma quando tocca a me, me lo devo dire da solo.