posso festeggiare la festa della donna, padrone?

Narro questa cosa perché raccontata di persona ad una donna, sembrava stupita della mia eccesiva sfrontatezza, immagino. Non sono un eroe né un pazzo: le condizioni lo consentivano.

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Come sapete , da fotografo, cerco modelle e modelli tra la gente: per strada, nei locali. Ero in una steakhouse, individuo la tizia, guardo bene, ok vado. Vado al tavolo, le faccio il mio discorsetto rapido introduttivo. Lei non proferisce verbo e si gira verso il maschio (c’era anche un’altra tizia) e lo guarda in faccia, aspettando.

Per fortuna lui fa un mezzo sorriso sorpreso del tipo “beh? perché guardi me?” e a quel punto io dico “beh sempre ammesso che lui non sia il tuo padrone: in caso per favore ditemelo che contratterò con lui sul prezzo, ho una buona quantità di cammelli. E’ il tuo padrone?”.

Ha risposto lui ridendo, per fortuna, dicendo “ma no no, non siamo neanche assieme – si gira – e poi oh, decidi tu quello che vuoi fare, no?”.

Per fortuna.

Ma capita tanto, anche in un altro modo, che mi rattrista maggiormente: stessa scena ma con ragazzine tra i 16 e i 18 che guardano la mamma invece (non “prima”) di rispondere, con la chiara espresione “rispondi tu per me”. E spesso non sbagliano: la mamma è ben felice di vedere che il loro cagnolino è ben addestrato. Non sono in posizione di vigilare. Sono in posizione di imporre la sostituzione della volontà. E le ragazzine sembrano ben felici di essere esonerate da questa responsabilità, liberate dal peso di parlare, di decidere, di pensare, di rispondere.

Certo, certo, siamo stati tutti giovani eccetera. Ma eravamo incoraggiati a non essere timidi. E non ci lasciavano soli. Eravamo accompagnati ma incitati ad essere autonomi nelle risposte, perlomeno di base. Poi quando iniziavi a pensare sul serio allora iniziavano i “perché si” ma questa era già evoluzione!

essere gregari di un comandante idiota

E’ una nostra scelta. Spesso non sembra ce ne siano altre, ma talvolta non vogliamo ammettere che seguiamo ciò che conosciamo. Anche se è manifestamente un errore (anche storico, nella nostra stessa vita, mica in prospettiva nazionale o mondiale) … perché il comandante ha già dato prova di sé, del suo modo di ragionare, di trattare la gente, gli argomenti, i rapporti. Rimane in piedi per il rotto della cuffia, dice che vuole fare tutto nuovo, bastaconglierroridelpassato, vecchio = errore, eppure vedi che è il vecchio errore a ripresentarsi : lui. Il suo modo di ragionare è vecchio, è lo stesso. Averne UN ALTRO sarebbe nuovo (per lui, quantomeno) … anche se più vecchio ancora …

E molti di noi sono fatti per far benone il proprio compito che, per quanto secchi ammetterlo, è gregario, non è di comando (subalterno non è comando, se hai qualcuno sopra) … seguire qualcuno che guida come si deve è sempre una nostra scelta. Significa che comunque sappiamo riconoscerlo, e non prendiamo quello che capita.

Quando scegliamo chi ci governa la vita non siamo sempre in cabina elettorale. Spesso si tratta di un dirigente aziendale, o perché no, di qualcosa di militaresco. Se non siamo obbligati (pena la morte immediata) ad accettare, allora siamo noi che abbiamo scelto: non è il nostro leader per nulla: siamo compartecipi della scelta.

Bau settete a tutti.