la legittimità della proprietà privata

guerrieri combattono violentemente

volevamo comprarla ma non ce la vendi

Terriera, direi. Come prima cosa.

Leggo nel Dizionario di Filosofia della Treccani “Al di là dei diversi modi di concepirne l’origine – e quindi di fondarne la legittimità – la maggioranza dei pensatori liberali è convinta che la p. privata e il sistema di mercato rappresentino uno degli ingredienti indispensabili per il mantenimento della libertà individuale e, al tempo stesso, il metodo migliore per spingere gli uomini a usare nel modo più produttivo beni e risorse naturalmente scarsi.”.

Beh, “al di là […] di concepirne l’origine e […] di fondarne la legittimità” un bel paio di palle. Al di là, un bel paio di palle. Io non discuto di Rousseau e di chi per primo recintò un terreno.
Esistono oggi discendenti di antiche famiglie nobili o latifondiste di alcune città Italiane che – ora, adesso – sono ricchi di famiglia. Trasferimenti, eredità, interessi e gruppi bancari, investimenti. Ma “al di là” i miei coglioni!

Perché vogliamo allontanare da tutto questo la brutale natura dell’appropriazione indebita? Illegittima? Continue reading →

Gastellandia

Ho assistito alla presentazione del libro di Giovanni Gastel. Su internet sembrava una persona modesta e gentile. In effetti “umile” non si vedeva. E’ comunque molto aperto e disponibile: secondo quanto pontifica Settimio Benedusi, ad esempio, sono tot punti in meno perché posta su facebook e addirittura con i dati di scatto. Ma poi l’ho visto fuori all’angolo proprio con lui. Chissà se Benedusi lo considera un non-fotografo per questo e poi fanno comarò. Ma in effetti fare comarò non significa nulla. Resta invece l’encomiabile ed apprezzatissima attitudine a condividere questa conoscenza col pubblico: non smetterò mai di apprezzare questo aspetto.
Ad ogni modo: le stampe presenti – aspettativa mia, sia ben chiaro – sembravano stampate su carta da stampante della Feltrinelli … anche se in effetti poi a guardar bene sembrava forex da 2 mm … ma la stampa non sembrava di qualità. Forse, dico forse, Gastel se ne sbatte perché lui presentava un libro, non esponeva. Esporrà al palazzo del bla e bla (roba extralusso, curata da personaggio extralusso).  Continue reading →

quelle che se non paghi tu non sei un Uomo

prostituta in adescamento

paga lui

Leggevo in giro – tempo fa (questo è un post auto-programmato) – la descrizione vista da lei di un incontro di quelli con i siti di dating. Forse poco importa, questo aspetto. Ad ogni modo lei dice che paga lei per tutti e due e che lui alla cassa non fa nemmeno il gesto. Commenta ironicamente: un signore.

A saperlo che dentro la vostra testa volete scroccare, volete che vi si paghi la vita, si farebbe prima. Ma voi non lo dite, non lo lasciate trapelare. Perché altrimenti care, lo sapreste bene quale parola si attaglierebbe a voi, perfettamente.

Hai voluto pagare e mostrare che paghi tu? Ma davvero ti aspetti che alla cassa ci si metta a fare “ma no, si figuri, ma pago io, ma lasci stare, ma faccio io” e fuori il portafoglio a fisarmonica? Ma che vuoi? Fai a meno, no? Aspetta, fai vedere chi sei, e non fare vedere che sei un’altra , salvo poi lamentarti dopo e in separata sede. Vuoi uno che pagalui? E’ un primo incontro: fai pagare lui. Non sei il tipo? Allora non esserlo, ma davvero, non per finta.

Noi  siamo semplici, non siamo contorti. I soldi valgono per noi come per voi. E non ci aspettiamo che paghiate per noi come non ce lo aspetteremmo da un amico. Quando lo fa lo ringraziamo. Solo quando si cammina sulle uova si sta a fare la scena fantozziana lascistare nononnosifiguri. Abbiamo i nostri casini, senza aggiungerci le vostre complicazioni. E se ciò che ti deve affascinare è che il cavaliere paga lui, vai col Cavaliere.

Essere un Signore cosa vorrebbe – davvero – dire? Che poi magari sei la prima che si lamenta per cose d’altri tempi… queste che ti vogliono costruito come con il lego, un pezzo perfetto alla volta come vogliono loro… praticamente James Bond, perfetto in ogni cosa, almeno che non le giri che no, che da fastidio la perfezione in quel momento, e allora quell’adorabile imperfezione (e imprevedibile: altrimenti sarà invece oggetto di critica delle più stronze, inveterate bisbetiche che una novantenne che non ne ha mai visto uno è più carina) …

E allora benvenga, dai. Meglio: meglio se sei così: un povero cristo sarà salvo dalla tua insopportabile alterigia celata. Un povero cristo che magari voleva solo scopare (un sito di dating… su) e pensava lo stesso di te … certo sbagliando il calcolo, certo. Ma tutto questo diprezzo per uno che non ti paga da bere? Era precisamente quello che volevi fare tu. Se lui non è un signore cos’è? Quello che volevi essere tu.

Ah un Uomo. Perfetto, meno male che è andata così, allora, scaricato ma salvato, quel poveretto. Poi non sai mai come sono… ne sento così tante (si, basta origliare, non vedono l’ora di farfintadinonfarsisentire e dire quanto cagare fanno gli uomini, quanti mila difetti abbiano) che se le mettessi a confronto ovviamente otterresti un’esplosione: per una è elegante, per l’altra è così volgare, cosa? Qualsiasi cosa. E’ banale per una, ma sarebbe stata la cosa giusta da fare, per l’altra. Salvo il caso in cui fosse stata fatta. Allora no, in quel caso non sarebbe quella giusta.

Ma tenetevela: costa cara! E non in termini di soldi, ma di fegato. Sarà che mi trovo a leggere delle più inguaribili stronze che ci siano, ma m’intristiscono parecchio, in alternanza con l’incazzatura (si, incazzatura, perché c’è sempre quell’aria cagacazzo iosonostylish che trasuda disprezzo, giudizio assolutisticamente giusto, arroganza da far schifo – certo, spesso incorniciate da gambe mozzafiato e tacchi a supporto) … ma io me ne frego, poi; alla fine è un attimo, un piccolo gesto sciocco,  che niente affatto ti qualifica. Ma il ragionamento e le osservazioni che ci vengono fatte sopra… quelle si che vi qualificano, signore. Solo che quando mi capitano sotto gli occhi o a tiro d’orecchi… wooo! bassa macelleria.