Eh ma è fatt* così

Nella 8 ore di discussione che ebbi con mio padre uno degli argomenti che spuntò fuori era sostanzialmente il nonnismo. Non lo abbiamo chiamato così, ma sarebbe stato meglio.

Uno dei detti che hanno sostenuto lui era “L’età fa grado”. L’anzianità è già di per sé un dovuto riconoscimento di merito. Questo detto così, in assoluto, per me non vale un cazzo, lo sa. Sa che per me il valore va dimostrato, non è dovuto solo perché sei qualcosa. Vecchio, titolato, elegante. Spesso bastano due parole, basta solo che fai. Ma in caso di contestazioni, non basta l’autorità del grado. Naturalmente lui si riferisce soprattutto al mondo del lavoro ed in particolare quello dell’edilizia tutta, cantieri, progettazioni, rilievi topografici, perizie per tribunali, costruzioni. In quel mondo può starci: se sei ancora operaio dopo 30 anni è probabile che tu la cazzuola la sappia usare. Ma è anche probabile che se sei ancora operaio, non sei riuscito ad usarla poi tanto bene. Magari non hai voluto. Magari sei una testa dura, lo sei sempre stato e sempre lo sarai: e – sue stesse parole – con l’età si peggiora. Quindi non mi pare che faccia grado. Al massimo farà degrado.

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comunicazione aziendale VS gusto personale [1]

Partiamo subito antipatici. Pronti? Uno, due, tre: se non è il tuo lavoro, fallo fare a chi lo sa fare e non impicciarti.

Yeeeeeeeeeeeee!!!!!!! Ehmachestronzo, ma c’è diritto di parola, io posso dire quello che voglio, non mi fido degli esperti, io voglio fare, io voglio sapere!

I più attenti e puntigliosi palinculo che non lasciano che le stronzate illogiche si mescolino con quelle che non sono stronzate ma sono fuori luogo avranno individuato sicuramente qualcosa che è più che lecito: sapere aude e “fa di sapere e sarai libero”.

Si, se ti arrangi, se comunque ricordi che sei parte di un pianeta che l’acqua calda l’ha già scoperta, che il metodo scientifico è già scettico di suo, che esiste un gusto generale … eccetera. Certo, fare la propria esperienza ed imparare è bene, bello.

Detto questo, magari quando hai finito di fare la tua esperienza sono passati 10 anni e non hai esperito IL RESTO. Ecco, ci sarà qualcuno che sa il resto e non sa il tuo. Possiamo iniziare adesso? Bene. Continue reading →

se non sei stata brutta da piccola

Questa sera seguivo un evento in cui era presente una ragazza alla quale ho chiesto troppe volte, e infatti ho smesso, se desiderasse posare per me come modella; gliel’ho chiesto almeno 6 volte in 2 anni. Ora basta. E’ perfetta, giovane, non ha alcun difetto di pelle, snella, sensuale, viso mediterraneo, capelli lunghi. Figa.

bella

bella

Si avvicina il giudice dell’evento in questione e la fotografa col cellulare, chiedendole “ma è possibile che nessuno ti abbia mai chiesto di fare la modella?” e lei guardando in basso vergognosetta “no”. Lo guardo come dire “ma ti pare? pensi che non ci abbia già pensato io?”.

Se non sei stato brutto da piccolo, o brutta, non dai valore a quel regalo divino. Non è un tuo merito, forse tu lo sai, forse ti infastidiscono quelli che ti avvicinano per una tua caratteristica fisica. Ma gli stonati sanno quanto valga essere intonati. E i brutti quanto valga essere belli senza far nulla: la gente ti adora, di desidera, ti ammira senza che tu faccia nulla per meritarlo: hai un bonus in partenza.

Tutti vedono che sei scopabile. Non serve essere brillanti, simpatici, corretti, educati, colti, affascinanti, affabili, gentili, capaci, abili, in grado di esprimersi. Qualsiasi cosa. La bellezza naturale è un regalo. Continue reading →

non ci meritiamo un cazzo

Prendo spunto dal sintetico e sagace “ci meritiamo tutto” di Tiasmo ad un mio commento da zitelloacido (sul fatto che “voi donne che dite così vi meritate gli stronzi che scegliete”) …

Da intelligentissima qual’è, mi fa riflettere. Ha ragione. Le donne così si meritano ogni cosa: sono causa dell’effetto, consapevoli, attrici ed artefici della propria fortuna o sfortuna. Non si tirano indietro: si meritano la lode, si meritano (si MERITANO, non è accaduto per caso) il risultato. Non accade e basta … sono li, sul pezzo, non è una rendita prestabilita. Devono sempre fare. E fanno.

Quindi anche sul mio commento da zitelloacido … si: si scelgono gli stronzi e quindi hanno gli stronzi che si meritano, che sono meno affascinanti quando sono stronzi con te. Ma sono attive nel prenderseli: li vogliono, se li contendono, si preparano per conquistarli, non se li fanno piovere addosso e poi, per pigrizia, non li tolgono via come se fosse forfora.

Cosa che invece, cari maschietti, molti di noi certamente fanno con le persone, le cose, con i fatti della vita. Molte volte. Troppe volte.

Poi magari lei intendeva altro 😀

Depressione e mondo del lavoro (o del business)

Avete mai guardato i sintomi (cardine e/o associati) o le caratteristiche della depressione maggiore ? E’ probabile che lo abbiate fatto solo se ne siete affetti o se vi sembra (o siete certi) che un vostro caro ne sia affetto; quindi è un peccato che a questo discorso non si accostino tutti quei baldanzosi spaccamuri che poi magari se ne escono con i vari maddaaaaaaaaaaai e altre frasi alla seisolopigro stile venditori in postipnosi da PNL.
Ma i sintomi li avete letti? Cercatevi una fonte attendibile e date un’occhiata. E’ una malattia, badate bene.
Eppure ognuna delle cose che il depresso ritiene di sé o della vita potrebbero essere di per sé valide (davvero non serve a nessuno, davvero non sa fare niente, davvero non vale nulla per nessuno – dispiacere dei parenti a parte – davvero ha sempre sonno, davvero le condizioni non si risollevano per motivi che basta seguire assieme per concordare sulla loro fondatezza, senza ricorrere alla “speranza” che di per sé è già indice di un problema) …
Ecco, supponiamo che il patologo dica “ah, consideri di non valere nulla ma non è vero, sei depresso”. Ok, il tipo è malato? Ok, è malato. Poi legge gli annunci sul giornale e sembra che il giornale sia malato anche lui, perché il messaggio che gli manda è “non vali un cazzo, di annunci per te non ce ne sono”. Poi si devono essere ammalate anche le aziende perché quando il tizio manda i curricula in giro per il pianeta nessuno gli risponde. Poi quando il tizio pensa che sa fare questo o quest’altro a nessuno serve, lo sanno fare anche loro uguale o anche meglio e comunque di certo non pagherebbero perché quella tal cosa venisse fatta; devono risentire anche loro della malattia di Tizio, no? Sicuramente.
Vediamola dalla parte del superbo, del critico, del capace, di qualcuno che deve riconoscere il valore di altri per qualche motivo. Ognuna di queste persone NON riconoscerà alcunché a Tizio. Gli mancherà sempre qualcosa. Non sarà mai bravo come Caio, non è possibile pagare la cifra taldeitali perché “cosa ci vuole a fare quello che fa? Lo posso fare anch’io” o “lo può fare uno più giovane, più vecchio, più esperto, più simpatico, meno costoso, più qualcosa, meno qualcos’altro.
Bene.
Allora Tizio è malato o no? Sono tutti malati con lui?
La pecora che bruca l’erbetta non ha questo problema. Lei vive. Non preda, ma potrebbe venire predata, certo. Ma, aggressioni a parte, le basta brucare e non procreare eccessivamente.
Se “la norma” dice che tu operaio devi fare cento pezzi all’ora e tu non li fai, allora tu non sei depresso, tu non vali un cazzo. Se tu muratore devi fare 4,5 metri di muro in una giornata e tu ne fai 3,5, tu non vali un cazzo.