12 anni fa aprivo qui

Nel 2012, quindi più tardi, Splinder chiuse. Probabilmente avevo già iniziato un blog tecnico, 12 anni fa, su questa piattaforma. Non sono mai riuscito ad importare correttamente tutto quello che iniziai nel 2003. Ho iniziato davvero con scetticismo e solo con tantissimo tempo mi sono reso conto di cosa significhi quello che per me non era affatto nuovo. La novità era ed è la semplificazione. Ogni volta che si introduce semplificazione quello che per te è normale diventa normale per chi fa fatica a farla. E la spinta in avanti, comunque la si voglia intendere (negativo, positivo) diventa massiva.

Nuovo non significa migliore.

Mai. Nuovo significa solo quello che significa: nuovo. Non significa migliore. Significa che prima non c’era. Anche nel caso della parola innovazione ed innovativo, eccezion fatta forse per il secondo significato, quello specialistico in linguistica, non ci sono accezioni o sfumature positive. Innovazione, di per sé, non significa miglioramento. Come svecchiare non significa migliorare. Giovane, nuovo, non significano che quanto c’era prima fosse peggiore. In nessun caso esiste una equivalenza.

Spero che sia chiaro.

Ma non lo è abbastanza se quando sentite dire ma “è nuovo” subito vi rallegrate. Se il sistema vecchio non era granché, quello nuovo è solo nuovo. Non dovrebbe darvi gioia: dovrebbe darvi speranza per il futuro, ma non una certezza per il presente. Significa che deve superare la prova del tempo.

Arriviamo al dunque? Continue reading →

non possiamo essere tutti ingegneri n.20130707006

Preparatevi: l’ennesimo luddismo da bar. Partiamo da questo: l’unica possibilità per competere in un mercato globale è innovare. Operai specializzati, invenzioni, cultura, eccetera.

Ma una popolazione può essere tutta fatta in questo modo? Quanti dei nostri laureati trovano lavoro? Ok, potreste dirmi che sia il cane che si morde la coda, che è proprio questo il simbolo della non-innovazione, perché in un paese che innova i laureati trovano più posto. Non facciamo ricerca. Ok.

Facciamo finta che ci sia ricerca e che i laureati lavorino. Famo tutti innovazione? Tutti roba nuova ogni giorno e se non fai roba nuova muori, sei fuori, out? Ancora una volta, mi sembra che il mercato lavori in maniera e con dei tempi che sono disumani. Mio padre non ha innovato un cazzo in tutta la sua vita, ma per fare il suo lavoro serviva studio, precisione, pignoleria, conoscenza del settore e delle leggi, tenacia e determinazione, una certa forza di carattere. Ma di base le regole erano quelle e quello che fa serve ancora. Forse alcune delle cose che faceva spesso oggi si potrebbero far fare una sola volta o comunque con delle ripetizioni preimpostate con un drone. Non so quanto costi, non so quanto sia preciso, ma la possibilità esiste.  Continue reading →

Sul discorso di Marchionne alla Bocconi

Bocconi, 30 marzo 2012 – Avete forse avuto modo di leggere l’intervento di Sergio Marchionne presso l’università Bocconi. Se non lo avete fatto, fatelo. Potete farlo presso queste fonti (CLICK) ed è importante perché si tratta di quel genere di discorso alla Jobs che molti poi prendono ad esempio come se fosse una verità da santone; meglio dunque conoscerlo. Il discorso è molto bello, non lo metto in dubbio. Ecco cosa scrissi a mio padre nonappena me lo sottopose, dopo aver smesso di risentire dell’effetto-commozione:

Sono belle e sono sicuramente condivisibili, ma come sempre si rivolgono solo ai cosiddetti “maschi-alfa-del-branco” e non al branco intero. Ti sferzano a “darti da fare”, ma le due categorie di persone come possono metterlo in pratica, nella realtà? Certamente non hanno le stesse possibilità e quindi non si può pretendere ed aspettarsi lo stesso comportamento da entrambe le parti.

Immagine raffigurante lavoratori, un po' inquietanteLe uniche parole che si riferivano alle persone comuni sono “…spronare la nostra rete produttiva italiana ad adeguarsi agli standard necessari a competere a livello internazionale e a produrre per…“. Un buon vecchio “taci e sgobba – e di più”.

Nel nostro caso nella sostanza, a mio avviso, significa perdere i diritti che Marchionne, nel discorso, ha identificato come provenienti dal ’68 e “non più adeguati”; ovvero dare la possibilità di trattare le persone come ingranaggi di una macchina, da accelerare, velocizzare, spegnere, accendere, staccarne alcuni pezzi e metterli da parte, riprenderli quando serve, ecc. Certamente, a parole, pensando ad ogni mossa “con responsabilità verso il paese”, certo… E’ anche probabile che tutta questa responsabilità, magari in termini di introiti e gettito fiscale, esista. Ma non siamo tutti ingegneri, tutti inventori, designer, attori, tutti in prima fila a scuola. Magari abbiamo figli che lo saranno, come magari lo furono i nostri genitori, ma noi no. E stiamo mantenendo noi quei figli e il loro benessere. E lo facciamo ora e domani. Continue reading →