Noi pigne in culo siamo difficilmente tollerabili. A suo tempo M. disse che, quando mi succede che qualcuno mi mandi ai matti e qualcuno no, non si tratta di un problema di comunicazione, bensì di relazione. Per ora sospendo il giudizio perché avevamo differenti interpretazioni e visioni su alcuni punti cruciali ed inoltre non ho letto il libro fondamentale che dovrei, ma già la wiki mi dice che non è detto. Proprio perché essendo un approccio sistemico quello di cui tratta il libro, la comunicazione potrebbe entrare fortemente in gioco.
Credo abbia ragione però. Quando entro in contatto con alcune persone subito l’atmosfera … frigge. Non è che si surriscaldi piano: il misunderstanding o ancora peggio, l’interpretazione malevola o comunque in luce negativa di quanto io dico o di quanto dice l’altro sembra sempre presente.
Le puntualizzazioni sembrano diventare irrinunciabili per tentare di dissipare i fraintendimenti, che invece si affastellano, prendendo il posto del vero dialogo, sostituendosi del tutto.
Una mia ex collega, anzi un paio, arrivano velocemente a questo, in special modo con me. Ma io credo sia perché abbiamo un approccio identico, uguale e contrario, contrapposto, per qualche aspetto di permalosità. Prendiamo “per male” qualcosa. Un tono, un significato, un’intenzione.
Mi scrive, questa ex collega, per fare una donazione di un vecchio PC. Le dico a chi farla, mi chiede se non ci possiamo trovare, le ricordo che ci ho provato per mesi, a vederla, anche solo per un caffè, ma poi ho desistito (per 6 mesi, un anno fa: aveva sempre qualcosa). Quindi che la cosa migliore era l’indirizzo della sede dove consegnare il materiale. Ed aggiungo “farai sicuramente una buona azione”.
Mi risponde (WhatsApp) “sono da vent’anni nel volontariato”
/
“ti pare che non faccia buone azioni”
faccetta.
Faccetta finché vuoi, puoi dirmi questa cosa sorridendo. Ma sai che so che sei nel volontariato. Quando abbiamo avuto modo di “avvicinare i nostri cuori” (sul serio, niente sesso, due persone che capiscono meglio chi sono) e mi hai sfracellato la minchia finché sono venuto a vedere fisicamente la sede, ci sono venuto, ho ascoltato, ho compreso, mi sono anche commosso e tu c’eri. Quindi sai che lo so. E quindi checcazzo dici?
Fornito l’indirizzo, ho salutato e tagliato corto.
Sicuramente entrambi siamo risentiti ora.
Una volta me ne sbattevo i coglioni di lei. Conoscendola ho imparato a comprendere perché. Ma ancora una volta, forever, comprendere non significa giustificare. Chiunque la conosca non riesce a stare troppo con lei perché trita troppo la minchia.
E lo stesso succede con me, direi.