Perché mandi foto di foglietti?

Due aspetti fondamentali dell’uso della tecnologia digitale: l’efficienza nella trasmissione dei dati e l’impatto ambientale di queste pratiche. Analizziamo la situazione da un punto di vista tecnico, concentrandoci sulla dimensione dei dati e sul relativo carbon footprint, ad esempio per l’invio di un semplice IBAN, spesso fotografato da foglietti o da biglietti da visita invece che essere digitato nel corpo dell’e-mail o di messaggi.

dai fai foto di scritte, dai, coglione

Dimensione dei Dati

Prima di tutto, consideriamo la dimensione in bytes di un codice IBAN. Un codice IBAN è composto da fino a 34 caratteri alfanumerici. Assumendo una codifica UTF-8, la maggior parte dei caratteri in un IBAN richiederà 1 byte ciascuno. Questo significa che un codice IBAN digitato direttamente in un’email occuperà fino a 34 bytes, più qualche byte aggiuntivo per la formattazione del testo e lo spazio che occupa nel corpo dell’email, ma rimaniamo nell’ordine di grandezza dei byte o, al massimo, di pochi kilobytes se si considerano metadati e formattazione.

In contrasto, una fotografia scattata con un moderno smartphone può avere una dimensione che varia significativamente a seconda della risoluzione e della qualità dell’immagine. Le dimensioni possono variare da poche centinaia di kilobytes a diversi megabytes. Per esempio, una foto scattata con una risoluzione media di 12 megapixel può facilmente superare i 2 MB in formato JPEG, a seconda della compressione e dei dettagli dell’immagine.

Impatto Ambientale

L’impatto ambientale dell’invio di dati digitali è legato alla quantità di energia utilizzata per trasmettere, elaborare e memorizzare questi dati attraverso i server e le infrastrutture di rete. L’energia utilizzata dipende da vari fattori, inclusi l’efficienza energetica dei data center, la fonte di energia utilizzata (rinnovabile vs. fossile) e la quantità di dati trasferiti.

  • Trasmissione di Testo (IBAN Digitato): L’invio di un codice IBAN come testo puro rappresenta una quantità di dati trascurabile. Pertanto, l’energia richiesta per la sua trasmissione e la memorizzazione è estremamente bassa. Anche se migliaia di tali messaggi fossero inviati, il loro impatto complessivo rimarrebbe minimo.
  • Trasmissione di Immagini (Foto dell’IBAN): L’invio di immagini, specialmente ad alta risoluzione, richiede significativamente più energia per la trasmissione e la memorizzazione a causa delle dimensioni maggiori del file. Questo non solo aumenta il consumo energetico per singola transazione ma può anche influenzare la necessità di espandere le infrastrutture di rete e di storage per gestire volumi maggiori di dati.

Conclusione e Considerazioni

Quanto di più? Invio di un’immagine può richiedere centinaia o migliaia di volte più dati rispetto al testo puro. Di conseguenza, l’impatto ambientale, misurato in termini di carbon footprint, può essere significativamente più elevato per l’invio di immagini.

Pratica Continuativa: Sebbene l’atto isolato di inviare una foto di un codice IBAN non abbia un impatto ambientale notevole, la pratica continuativa e diffusa di condividere informazioni testuali attraverso immagini ad alta risoluzione può contribuire in modo significativo all’impronta carbonica globale dell’uso di Internet.

Riduzione dell’Impatto: Favorire l’uso di testo digitato per trasmettere informazioni brevi e semplici come un codice IBAN può ridurre notevolmente il consumo di risorse e l’impronta di carbonio associata alla nostra attività digitale quotidiana. Questo è in linea con la pratica più ampia di minimizzare il consumo di dati non necessario e ottimizzare l’uso delle risorse digitali per un futuro più sostenibile.

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Ok, la risposta è: perché faccio prima.

Lo so. E se non sei completamente idiota mi chiederai conto della coerenza visto che questo blog è stato corredato di foto. E sarebbe un buon argomento.

cinesi

Pregiudizio: un pre-giudizio è qualcosa che dici prima, basandoti non su fatti ma su idee preconcette. Giudizio invece non è “pre”.

Per quasi vent’anni ho lavorato nell’industria di produzione-manifattura, che si stava cinesizzando sempre più, ovviamente per volontà della proprietà, non certo nostra.

Io ero in una posizione privilegiata per sentire. Ascoltare, ragionare. Di molte cose, molte pratiche. Ho avuto modo di leggere svariati carteggi (e-mail) tra Italia e Cina, di molti direttori di produzione, commerciali, marketer, progettisti, uffici di prototipazione, amministrazione, contabili, fatturazione, pubblicitari e informatici.

Questo tipo di esperienza, credo, è quello che fa nascere e crescere stereotipi e futuri pregiudizi. B, ad esempio, è in produzione: lei vive in un ambiente realmente multietnico, ogni giorno. Ma in Italia. Quando hai a che fare con i Cinesi della Cina da qui, con contatti elettronici, mi sembra, vista la mia recente esperienza, che sia sempre la solita merda. Sembra di avere a che fare con dei bambini testardi, con persone che non vogliono capire, che hanno una etica del lavoro “muscolare” ma non “risolutiva”.

Questa ultima parte, per me che sono del meravigliosonordest è quella cosa che ci caratterizza in parte come Italiani, in parte come gente “che ha una etica del lavoro”. Che è quasi una religione. Che è un “ci si comporta così”. Cioè che ti vergogni di fronte ai tuoi simili se non fai il tuo dovere, se non fai bene il lavoro, se non svolgi il compito, se non sei all’altezza, se insomma stai prendendo soldi per qualcosa che non li vale. Quindi non basta che ti fai il culo: ti devi fare il culo mentre fai bene, veloce, tanto, subito, per ieri e risolvi problemi.

Non è che io voglia fare questo. Ma quando devi fare questo, devi farlo. Altrimenti che cazzo stai lavorando? Togliti e fai lavorare qualcuno che sa.

Bene: in ambito aziendale la cosa era talmente frustrante che c’erano in ballo milioni di euro e quindi a furia di “quindi così va bene?” su roba che non va bene ma ormai sei in scadenza, alla fine gliela facevi andare bene. Ed è il motivo per cui averlo nel culo con i cinesi – che devi pagare anticipato – non è una bella mossa. Nel giro di due anni abbiamo chiuso per questo. Anche se eravamo dei cazzari in mille cose, comunque vendevamo, ce la facevamo. Ma abbiamo sbagliato, mi dicono, il giro della cassa… siamo rimasti senza soldi, con troppa gente che ci usava per muovere i soldi quando voleva, non quando doveva.

Ma oggi sono un semplice cliente di aziende cinesi e … cazzo, via mail sono sempre gli stessi.

Gli dici “mi manca questo cavo, non c’era nella confezione, mandatemelo” e dopo SETTE e-mail in un inglese simil-corretto (ma taccio, pure io non sono fico) ancora non ci siamo. Gli spiego quanto poco si capisca nel sito, pure fico, ma senza elenchi puntuali, immagini GRANDI con dettagli GRANDI… che poi mi chiedono loro stessi!!! I dettagli sono talmente piccoli che io con gli occhiali devo comunque usare il cell in ingrandimento e fare delle foto per leggere quei fottuti codici di merda. E questo DOPO che gli ho mandato le foto del pacco, di tutti i componenti che ho, uno per uno, dei codici seriali, di ogni cosa.

Io ormai sono un paio di anni che bestemmio, da solo, in casa e in auto. I cinesi mi hanno aiutato a fare molto esercizio questa settimana.

Ma voglio spezzare UN’ARANCIA in loro favore: credo che abbiano una flow-chart fatto di altrettante check-list per fare in modo che qualsiasi tizio mi risponda possa controllare “se ha questo ma non questo allora domanda questo e passa al successivo passaggio”. Tipo un programma.

Se è così, alla fine, fanno bene. Anzi, mi hanno fatto venire in mente che forse manca altro.

sono “rimasta” incinta … OPS!

Si può ancora “rimanere” incinte? Oggi. 2019. Contatto quasi sempre ragazze molto giovani per il mio lavoro. Oggi ne sento una per capire se arriva o no, aveva sempre un casino da fare, passa un anno… mai venuta… si mi piacerebbe… Eh. E allora?

E’ successa questa cosa che sono rimasta incinta e allora vado a vivere col mio ragazzo e mille difficoltà.

Ok. Una sessione di shooting sono 4 ore.

Io non ho altro da dire.

Detto questo mi fa ridere, perché per venire in studio a fare le foto del pancione il tempo ce lo hai eh? 🙂 E allora vaffanculo te e la tua prole del cazzo: vuoi solo un servizio gratis con tempi e modi che più ti aggradano. Allora vai in negozio e paghi. Voilà.

Ma queste sono cagate mie lavorative. Continue reading →

le folies sont faites

Alzo lei, la faccio mangiare, la lascio dove può recuperare un passaggio. Prova a farmi gli occhioni ma capisce che sta tirando troppo la corda. Servizio! Femori insolitamente lunghi. Una stangona. Raro. Attempata. Ma vedremo. Forse imparerà ad usare tutti quei doni. Dal video sembra abbia apprezzato: e di nuovo viene pronunciata una frase ambigua prona al perculaggio (“mi ha fatto conoscere cose di me che non conoscevo” : qualsiasi maschio la leggerebbe come “ma ha dei buchi diversi?” … e boh, spero che le donne la leggano giusta).  Torno a casa dal servizio. ‘sta notte avevo preparato le liberatorie. Le ho fatte firmare alla ragazza attempata. Ma pensi che mi sia ricordato di portarle a casa? marivafangùru. Mentre tento di preparami delle puntarelle con cipollotto saltate, B mi dice “forse eri distratto?” e mi fa le sopraccigliette della simpatia-e-allusione. Mi viene da ridere perché pensa che mi sia sbattuto qualcuno, tipo la modella. Possibile che proprio lei possa cadere in un fraintendimento tanto grande? Continue reading →

foto, tecnica?

La banalità di quello che faccio, oggi (che non è l’oggi in cui leggete) mi ha travolto per un po’. Osservavo su Instagram il lavoro fatto ad un corso da una tizia per me è solo “quella che ha fatto da tramite per farmi prendere la gatta” (la prima gatta). Ma si interessa di fotografia. E non serve essere un professionista per fare foto. Ottime foto. E come dice quello, “buone foto”. Ma le foto di nudi femminili, che io trovo la forma estetica più bella del mondo, sembrano essere tutt’altro che rari, no? Basta quel link che vi ho appena fornito per vedere bellezza su bellezza, estrema, splendida.

E per questo banale?

Io mi guardo attorno, ogni giorno. E quella bellezza che potete vedere in quei ritratti io la vedo, talvolta, rarissimamente, in persone che se ne stanno passeggiando per la città. Bellezza potenziale. Però non ci nascondiamo: ce ne sono di foto come quelle che faccio io, milioni. Figurati, io sono capace di dedicarmi alla stessa modella per sessioni su sessioni. A quella vita li, con quel corpo li.

Le foto di questa tizia, tutto sommato neofita, non erano male. La modella era sicuramente professionista, era guidata da un professionista (che seguo su Instagram). E d’improvviso una delle cose che fa parte della mia sopravvivenza, una cosa bella, è diventata facile da sottrarre alle mie mani. Lo scrittore prende tutto dalla sua testa: certo, lo trae dalla vita; certo può vedere la sua idea scritta prima. Ma 

ma un cazzo, non ho altro da dire. Parole vuote, scuse, lagna, lamentela, gne gne, piagnisteo, nonsononessuno, nessunomiama, mediocrità eccetera. solita roba, addio.

Ad ogni modo in questi momenti mortiferi, mi viene più facile regalare informazioni, tecnica. Quindi beccatevi questo regalo. Udite udite. Sono cose che dico abitualmente alle modelle di nudo mentre sono li o a chi vuole fare “roba fashion”: solo che è one-on-one, rimane tra le quattro mura. Ma che me ne frega. Comunque lo potete vedere in ognuna di quelle foto se sono buone. Lasciate perdere la luce, quella è un’altra faccenda. Pronti?  Continue reading →

solitudine #1289347

Collaboro come consulente/operativo per roba-di-social con una donna, ottima, brava, che è dipendente di suo marito. Lo specifico perché in sostanza io sto lavorando per lui. Ma lui non crede nella cosa. Mi stima come fotografo, forse come persona. Forse non mi stima affatto ma è uno che cerca di andare d’accordo con le persone. Era uno di quelli che ho contattato per il killer e che non me lo ha voluto presentare, quindi tutto sommato forse non finge: era uno di quelli che mi ha detto “no, per te no”. Mi ha chimato lei. Lei ci crede, lei apprezza, lei dice “sei indispensabile, sei il mio ufficio marketing, mi servi, dobbiamo pompare, devi seguirmi”. Ha solo bisogno che le dica che sta andando bene e di qualche consiglio di tanto in tanto. Non mi vergogno di farmi pagare solo perché se conto il numero di chiamate e il tempo il costo è giustificato. Ma solo per questo.

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i giorni felici sono ancore nel cuore

Bah, non faccio che

ripetermi.

Ho il cellulare talmente pieno delle foto che le ho fatto in modo spontaneo, non posate (o pochissimo in rari casi) … persino con me dentro (io non voglio mai). Le ho fatto un milione di foto sul cesso mentre fa pipì, oppure cacca: era adorabile. Faceva una faccetta 🙂 Che poi alla fine io adoro le bimbe che amano i discorsi scatologici. Se poi nella stessa bimba abbiamo sia scatologico che escatologico allora io posso saltellare dalla gioia. Ad ogni modo io di solito mi trovo bene con ragazze/donne/bimbe che finiscono per parlare di “fare la cacca” 🙂 Si, lo so, uh che schifo, non sarai mica un pervertito che. Ma scherziamo? La cacca fa schifo. Adoro il sesso anale, proprio fino in fondo, fino alle palle: lo adoro. Ma questo in nessun modo ha a che fare con “amare la merda”, o “amare cose che puzzano” , come ho sentito dire a tante gente schifiltosa.

Semplicemente mi rendo conto che il carattere delle ragazze/donne che mi piacciono le porta ad essere un po’ come le bambine per certe cose e a parlare molto esplicitamente di cose intime, personali, che però condividono con te senza eccessivo ed inutile pudore, forse appunto dandoti un po’ di questa intimità già familiare.

Ho foto di lei che dorme, tante. Era la mia bambina, quindi capita. Ed era comunque sempre sexy, un angelo, non era mai un tradimento farle una foto mentre dormiva. Magari ok, qualche volta potrà essere stata buffa, ma non ridicola. Come le mie gatte: sono adorabili quando dormono. Anche se sono a pancia all’aria o tutte rivoltate.

Ho foto di lei che usa le app con i coniglietti, di momenti felici, di quando lasciavo il cellulare incustodito e me lo riempiva di boccacce. Un po’ teppistella. Ho anche foto di lei che si fotografa la figa con la sborra che cola giù eh, per carità, mica era una bambina davvero. Era una porca terribile e ringrazio il cielo che esistano ragazze così. E ci teneva, era un trofeo per lei… era felice che le venissi dentro. Immagino per il difficile rapporto con la possibilità di procreare che aveva. O con la rarità di farlo con libertà tra profilattici e salti della quaglia. Tra i suoi porno preferiti c’erano anche le cosiddette creampie (che pronunciava sempre “CREMPI”).

Ho foto di lei tutta arcuata che si muoveva come gollum quando aveva un po’ freddo per muoversi dal cesso al divano dello studio e ficcarsi sotto i piumini. Ho linguacce di ogni tipo.

Ed ognuna di queste cose mi taglia, mi perfora. Ci sono anche dei video. Devo togliere tutto dal cellulare e allora le ho chiesto se ne vuole una copia: so che ha tanti trofei tra le sue foto sul pc, di tutti i suoi ex. Ma io le foto le ho di lei, non di me (quelle non credo di volerle far girare… ne ha già altre che sono letteralmente porno fatte con la reflex, quindi è a posto direi) … e dice di si, che le ricordano giorni felici.

Anche a me. Ma a me fa male. Mi verrebbe da dire che le donne hanno questa splendida libertà di liberarsi del vecchio amore, toglierselo via come una pelle. Farsi uno scopamico (amico speciale, dicono alcune, ne conosco almeno 4) e andare avanti, senza spezzarsi, o piegarsi dal dolore. Ma immagino che sia una visione parziale. Eppure è ripetuta: l’ho visto accadere spesso: vanno avanti. Noi mica tanto. Impressione?

Ho foto di ogni sorta di momento felice con lei. Ho foto, ho ricordi. Tutte cose che non esistono: esistevano.

Il signor Dirk Gently diceva una cosa interessante: mi sono accorto che se guardo indietro, contemporaneamente non riesco a guardare avanti?

Ma dove cazzo la trovo una così? E invecchio.

in the shallowluja

Oggi mentre sistemavo un po’ foto difficili ho “deciso” di mettere al bando la vergogna; siccome dovevo accompagnare B dal medico lei era in casa, nel pomeriggio. Io se non scatto lavoro a casa. Lei ha deciso, silenziosamente, di vivere in cucina. Io ho la workstation in soggiorno, da sempre. Dove ci sarebbe divano, tv. Ma niente, lei sta in cucina.

Cmq ad un certo punto mi dimentico che lei vive qui: è molto silenziosa. Io non sono tanto silenzioso. Io faccio proprio casino. E insomma dopo aver visto A star is born, pianto come una merda (al solito) e sentito “Shallow” in ogni dove, ormai mi gira in testa, la voglio cantare; l’avevo già scaricata, ad un certo punto mi piazzo il mio miniampli, le cuffie cicciotte e mentre – dicevo – procedo con dei ritratti che sono più istinto che ragione, attacco a cantare Shallow: il pirata che l’ha piratata ha piratato molto bene; ci sono tutte le canzoni del film ma per questa c’è anche il testo! E quindi a fianco a Photoshop avevo il testo e in cuffia questo. Già la stavo cantando in awanaghanese, ma col testo ho iniziato a spingere (se ti mancano le parole giuste finisci per cantare gnnn… gne… gneeee) e abbassare dove non conviene fare falsetto, visto che non nasce il falsetto ma la fa Lady Gaga … non viene malissimo. Poi mi sono ricordato che non ero solo. E pazienza. I vicini sono abituati, ma B magari no. Dopo una quindicina di volte mi bastava e sono tornato in religioso silenzio (esterno: in cuffia avevo robafotttttte), dimenticandomi di aver dato spettacolo. Continue reading →