lafiguradimmerda #23847

Mastro figuradimmerda. Una tizia posta uno status con una foto di una tipa sorridente. Conosco la foto, l’ho usata anche io. È sexy e allegra. La tizia usa questa foto per uno status di WhatsApp con una frase che sarebbe attribuita a Marilyn Monroe e che recita più o meno “non ci innamoriamo dei bei visi, ma delle espressioni; non sono i corpi, ma il modo in cui si muovono” – eccetera avete capito il concetto.

Sbaglio a ricordarmi il nome. La tipa che pensavo avesse messo fuori lo status è uno schianto di modella: era talmente figa che pure se sconosciuta e con la timidezza che aveva, lei*, le aveva chiesto di posare per me, anche nuda. Avendo in mente lei rispondo allo status con “si beh, ma tu parti avvantaggiata rispetto a molti altri!”.

Mi risponde faccetta e bacino.

Guardo meglio.

Era la MAMMA DI UNA MODELLA.

Fanculo.

Speriamo bene, cazzo. Non è affatto lo schianto che avevo in mente io. Certo, per essere un’attempata signora si mantiene in modo presentabile. Tutto qui, non tanto da smuovermi l’ormone. Santacleopatrafulgida… speriamo che non mi scriva mai un cazzo di niente altro: mea culpa, cosa faccio, le dico “ah no, credevo fossi un’altra!” ?

Che coglione.

* “lei” è riferito ad una precisa persona, per chi arrivasse ora nel blog

credevo fosse amore e invece era presbiopia

quando c’era lui

Nel mezzo del belmezzo del cammin di nostra vita, negli anni della gioventù c’è stato un breve lasso di tempo in cui, anche se io non lo vedevo, non ero male. In parte lo capivo, ma vedendo sempre i miei difetti non ero sicuro. Cioè: peggio di adesso insomma. Ma se rivedo le foto di allora mi spacco la faccia da solo per dire “USA TUTTA QUELLA ROBA COGLIONE!!!!!”. Era prima dei 26, prima dell’inizio della Caduta del Metabolismo.

Il mio mondo era pressoché la stazione dei treni, il piazzale della stazione, il treno, l’altra stazione, quelle intermedie, zone antistanti e circostanti. Gli orari erano pessimi, ma questo mi obbligava a vivere, lontano da casa, in un certo mondo.

Una delle tante volte succedeva che io passassi di traverso al piazzale, stracolmo di corriere e studenti e che una ragazza che trovavo carina quasi strabuzzasse gli occhi vedendomi. Una volta. Due volte. Terza volta (altri tempi) mi dico “beh povera, lei quello che poteva fare lo ha fatto, mi faccio avanti e la aiuto”.  Continue reading →