tieniti la tua cazzo di meravigliosa persona

Non siamo isole. Argomento vecchio. Siamo arcipelaghi? Siamo animali sociali. Vecchio argomento. Accetta te stesso. Conosci te stesso. (attendo segnalazioni refusi o mi sento trascurato). Mi dice la stalker, al mio farle notare che se tu stai sulla cima dell’Everest a sentirti bene con te stesso/a, va benissimo, purché non ti lamenti del fatto che nessuno ti caga. Vuoi gente intelligente ma non vuoi sforzarti di esserlo. Vuoi per te gente fica ma non vuoi sforzarti di esserlo. Vuoi amore e comprensione ma non vuoi interessarti tanto alla tua controparte da fare lo stesso nel modo giusto per l’altro. Vuoi vuoi vuoi ma non vuoi fare.

Sostanzialmente è il solito “io sono io”, “io sono così”, “accettatemi” … siamo in parte origine della solitudine e poi ci lamentiamo.

Alla fine io, tu, tutti… se non vogliamo mai cambiare niente non possiamo troppo lamentarci.

Chiaramente l’amore non si “ottiene” trasformandosi in qualcosa. Se uno/a ti ama ti ama. Se non ti ama non ti amerà se cambi cose.

Penso a cose come: hai una forma estetica non appetibile, e non vuoi fare niente per cambiarla perché tu sei tu. Però senti che non ti accettano.

Ho un carattere di merda, ma sento che non cambierà e ciononostante potrebbe fare male a persone che mi amano, che vorrei.

In pratica vogliamo amare ed essere riamati per quello che siamo, così come sta e giace, ma non da qualcuno a caso: da quelli che NOI vogliamo. La storia più vecchia del mondo: vogliamo quelli che non ci vogliono e non vogliamo quelli che ci vogliono. E ci struggiamo nel dolore perché la magica combinazione you-and-me “la coppia perfetta” non si forma magicamente.

Certe cose possono essere cambiate: ci possiamo migliorare. Se non vogliamo farlo, teniamo più a quel che siamo che all’altro. Se si trova un equilibrio, è già una magia.

Ma se vuoi vuoi vuoi e non dai, niente, niente di niente di quello che l’altro vuole… allora che vuoi? Tieniti tutto te stesso, goditelo.

Detto questo, mi guardo allo specchio: sono così? Sono così una merda? Forse si. Mi accosto a molte persone. Me ne piacciono un pochino molte. Mi piacciono tantissimo molto poche. A queste io non piaccio. Se vivi nella speranza, magari cerchi cerchi cerchi cerchi e vivi vivi vivi vivi. Oppure ti rompi i coglioni.

Oppure cambi. E non sei più tu.

Tilt. Loop.

wikipedia e il bullismo

Avete mai partecipato attivamente come editor di wikipedia? io lo faccio da oltre un decennio, sporadicamente ormai. Ho dedicato parecchio tempo a quel progetto. Mi sono disamorato.

Come mai? Beh, avrete letto i 5 pilastri, le regole, eccetera. Vi sarete accorti di come vadano le cose sulla wikipedia EN e cosa succeda invece sulla IT. Da qualsiasi parte intendiate partire, prima o poi vi scontrerete, da uomini di buona volontà, con uno spirito che con quelle regole, pilastri, indicazioni e così via non ha nulla a che fare.

Loro stessi, discutendone, se ne accorgono. Non tutti, però.

Si tratta dell’ego, che travalica di gran lunga “il bene superiore” che dovrebbe essere quello di tramandare la conoscenza. Bisogna ricordare che – parole in contenute nelle loro regole – wikipedia non va considerata una enciclopedia GENERICA, ma che può contenere anche ciò che starebbe in una enciclopedia specialistica, di un argomento particolare: enciclopedia della scienza, della musica, della lingua italiana, di storia, geografia, biologia, fumetti, serie tv, eccetera, ma mai una fonte primaria. Ricerca e giustificazione delle fonti, punto di vista neutrale (fornendo ad esempio i diversi punti di vista, per dire che questi punti di vista esistono e non sono slegati da una voce – e se ce n’è uno solo esplicito, si cita il suo autore se non è un pinco pallino) … ecc ecc. Tutto ragionevole.

Ma nella pratica… provate 😉

 

scolpire il proprio ego, andare contro sé stessi

Osservo mio padre. Un uomo anziano, nato negli anni ’30 del 1900. Ha vissuto, non fatto la guerra. E’ stato un profugo, ha studiato diligentemente per emanciparsi dalla povertà e per diventare uomo come solo chi sia nato un po’ di tempo fa sa che si doveva essere uomini.

L’uomo porta il pane a casa. L’uomo guadagna. L’uomo ha i suoi doveri. L’uomo non deve essere uno spiantato, deve essere un buon partito, deve essere autosufficiente, deve saper fare le cose, risolvere i problemi, non mostra emozioni, debolezze, pianto. Deve. E via dicendo.

Soffermarsi a comprendere quali epoche abbia attraversato un essere umano vivo ancora oggi, nel 2016, richiederebbe attenzione.

Purtroppo io posso riservargli comprensione solo quando non si comporta come molta della sua epoca ha accettato e trovato normale nei confronti non tanto delle donne, ma della “propria” donna. E’ proprio dall’epoca delle donne come mia madre che è colpa anche delle donne stesse se non si sono emancipate, se non hanno approfittato del vento del cambiamento. Lo è tutt’oggi, se vivete in provincia. Osservate quante donne hanno ancora capigliature anni ’80 per rendervi conto quanto determinate cose facciano presa e fatichino a mollare, in provincia. Non ho mai avuto pietà per la non-ribellione di mia madre.

Contemporaneamente però lei è la persona debole, la vittima. Non ha gli strumenti per “rispondere al fuoco” perché la sua vita ha preso, tanti anni fa, questa piega. Tuttavia io non riesco a giustificare nessuno dei due nei confronti della continua tortura inferta a questa convivenza. Quella che però viene maltrattata, psicologicamente, incessantemente, è mia madre. Ormai è piegata da decenni a questa visione e si arrabbia con tutti noi figli quando “non capiamo” che quando ci si sposa, che la vita è questo, che cazzatecazzatecazzate. Se me ne date il tempo sono molto maieutico. E con lei ho sempre avuto il tempo di indagare passo per passo il perché di molte cose. Alcune nei miei confronti (regole) arrivavano spesso al “perché si” e questo mi ha aiutato a comprendere come regolarmi. Altre riguardavano fatti suoi o di convivenza o di storia con mio padre, sua madre, la società.

Le risposte sono arrivate a cose come “la felicità è il minimo possibile di maltrattamenti quotidiani”. Quando scavi così a fondo da vedere che chi ti risponde ritiene questo – normale, allora spesso puoi solo chiedere a tutti di non eccedere. Non puoi chiedere di più.

Ho tentato, più volte negli ultimi 20 anni, di parlare anche con mio padre. Non è facile: di certe cose, dei sentimenti, non si parla. E se non si parla, non si sa come si fa. Alcune cose diventano orgoglio. Altre sono patologie, non ho altro modo di identificarle (non sono un esperto) … o forse si chiamano comportamenti deviati, antisociali. In un vecchio romanzo tutto questo era definito “atavismo”.

Io ho sempre avuto dentro di me qualcosa di sbagliato che vedo con chiarezza ho assorbito da mio padre. Quello che però ho sempre fatto io, non loro, è ri-osservarmi dall’esterno, quanto più mi è possibile. Ho sempre pensato, da quando ne ho memoria, che se io sento qualcosa quando sei tu ad agire, questo accadrà anche nell’altra direzione: come ho agito, dunque, perché tu reagissi? ti ho fatto del male? Ero consapevole? Ero in torto? Ero nella ragione ma tu hai sofferto comunque? Seghe mentali, per molti.

Resta il fatto che se ti giudichi costantemente, per questo motivo, cerchi di scolpire per quanto possibile quello che sei. Qualcosa, senti, se dessi un altro colpo di scalpello, farebbe sgorgare sangue: non si potrebbe scalpellare via: sei tu, per quanto sbagliato. Altri colpi di scalpello sono difficili da dare, ma puoi farlo: sono pezzi di qualcun altro, cose che hai assorbito, che si sono sedimentate… ma delle quali puoi fare a meno, anche se fai fatica a liberartene.

Credo che questo genere di fatica sia totalmente sconosciuto a mio padre. Quando gli viene evidenziato il suo torto lui sente offesa. Si sente attaccato, non in dialogo neutro con qualcuno che contemporaneamente gli vuole bene e gli dice che non si sta comportando bene. Scusarsi è sempre stato impossibile. Ammettere di avere torto anche. Rendersi conto che il suo stesso atteggiamento in situazioni di torto è inaccettabile. Che non accetterebbe mai comportamenti che lui ha, nei suoi confronti.

Correggersi costantemente: una fatica mostruosa per chi conosca l’ingiustizia delle azioni che compie ma che sia nato in un momento in cui questo era ben oltre il tollerabile per un maschio.

Sopportare costantemente: una fatica mostruosa per chi conosca l’ingiustizia delle azioni che subisce ma che sia nato in un momento in cui l’emancipazione era possibile ma che abbia scelto di restare sulla via del maschilismo, a fianco a milioni di altre donne.

un pompino all’ego di questo fotografo

photo (c) Helmut Newton

adoro questa foto

Come dicevo, da un po’ ho affiancato il nudo artistico (chiedo scusa ai veri artisti) all’attività commerciale: è partito tutto per calcolo, ma ovviamente mi diverto e mi appassiona: è bello.

Ora però mi è capitata una cosa straordinariamente figa 🙂 E siccome io non sono uno che va al bar a vantarsi lo farò qui! ^__^ Non solo un paio di ragazze si sentono molto più libere di venire a fare le foto “da lesbicacce” (così han detto) da me piuttosto che* da altri … ma una delle due ha confidato all’altra: “per venire da CG devo dimagrire di almeno 4 kg, cazzo: è il più bravo di tutti.”

Roba da svenimento ragazzi: una botta di (auto?) stima che mi fa volare!!!! Cioé rischio di non vedere questa tipa in studio per 3 mesi non perché non ne ha voglia, ma perché non si sente all’altezza. Ma sei fuori ciccè? Io mica ti ho chiamata perché mi facevi cagare: ti ho chiamata perché sei bella come sei!

E la cosa più comica di tutte è che non le ho mai fatto un solo singolo sfigatissimo scatto.

Si vede che quello che ha visto le è piaciuto: e non mi riferisco di certo alla mia panza schifosa.

Quindi evviva. Becchiamoci queste iniezioni di ego porca minchiazzaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa ^__^;;

 

*uso corretto di “piuttosto che” = avversativo.