il microstock è la commodityzzazione della creatività

Si ha la commodityzzazione, o commoditizzazione quando, in un ambito in cui il potenziale di innovazione si è nel tempo significativamente ridotto, i prodotti di una certa categoria diventano così maturi e simili tra loro che il mercato fatica a percepire le differenze tra l’offerta dei diversi marchi. A quel punto, la competizione tende a dipendere sempre di più dal prezzo, il profitto si riduce drasticamente ed in genere sopravvivono soltanto quelle aziende che possono contare su grandi volumi e bassi costi di produzione (le cosiddette economie di scala). Fonte: Inupgoin.com.

illustratrici stock al touch

Il processo è irreversibile, ma non direi inarrestabile. Si arresta perché non conviene più a nessuno. Il mercato del diritto d’autore intero potrebbe subire questa commoditizzazione: è pieno di gente che crea, scrive, disegna, suona, produce musica o altro. Quindi c’è bisogno di contenuto. Ma il contenuto di quqlità richiede impegno e, alla lunga, secondo me nessuno è disposto a mettercelo a fronte di un pagamento inadeguato. Però c’è gente che ci prova. Come tutti i ragazzi che vengono inculati a ciclo continuo come apprendisti, da un sacco di gente. Quel “tappetino” di apprendisti e gente in formazione fotte tutti: lor per primi, che non apprendono una sega, che non vengono pagati; gli altri che subiscono questa concorrenza sleale. La globalizzazione fa lo stesso, sulla base della vitadimmerda di qualcuno da qualche parte nel globo che preferisce sopravvivere male che morire.  Continue reading →

La sindrome dei tre porcellini + il #legno del #Cadore

La sindrome dei tre porcellini.

Consiglio la lettura. Fatto questo, io visitai qualche tempo fa il cidolo di Perarolo e consiglio a tutti di andare proprio a questo museo; piccolo museo, alcune cose molto carine ed interessanti e… ed è proprio un museo di una cultura, di una zona, di un modo di vivere… di una valle intera e della vecchia cultura del legno, della montagna.

Il Cadore viveva tutto della cultura del legno e del suo trasporto su fiume… quando i costi sono stati abbattuti dal trasporto su gomma molto di tutto questo finì. E poi finì ogni cosa, i costi del legno di altri luoghi BLA BLA BLA cose che sapete anche ora: costa meno, si fa altrove.

Eppure in Cadore – leggo – c’era l’intero settore dell’occhialeria italiana, dagli anni ’60 a qualche anno fa… ora c’è il deserto, un’altra volta. Eppure gli alberi ci sono… crescono … come mai tutta questa materia prima vicina e di prima qualità non è appetibile… anche per progetti come questo? Intere valli, gente che ha ancora la scure in mano, che si scalda usando il legno, curando i boschi e guardando “la gente che viene da fuori” che non sa curarlo (= taglia indiscriminatamente e non fa pulizia, lo lascia “in disordine, ecc) potrebbe lavorare e vivere, prosperare, senza perdere le proprie radici rientrando in contatto con il mondo moderno…

Eppure molti dicono che nemmeno gli esperti del legno riescono più a lavorare… macchine CNC, pretagliati e prelavorati al CAD e montatori a basso costo stranieri, che lavorano alla fame.

Nella valle del Cadore e nelle valli circostanti di legno ce n’è tanto (e grazie a Dio, dato quello che succede in Amazzonia…) e la testimonianza del passato è ben testimoniata dagli altrimenti inspiegabili muretti dentro ai boschi. Intere cime ora sono ricoperte di ogni tipo di albero… e i vecchi che ci sono ancora in giro ti dicono che 40 anni fa era tutto libero, perché ci andavano a pascolare gli animali. Ora è tutto alberato.

E tutti sono disoccupati. Cosa non funziona?

Voglio abitare in una casa di leeeeegno costruita con le mie maaaaaaaniiiii….