non riconoscere un figlio

Nel caso ve lo foste chiesto, no, non è possibile non riconoscere un figlio. Dal test del DNA ad oggi sono stati fatti sufficienti passi per stabilire che se ti rifiuti, tu padre, di fare il test del DNA già stabiliamo che sei padre. Quindi meglio se non ti rifiuti, così nel caso lei zoccoleggi in giro, almeno hai qualche probabilità.

Ma se sei uno stronzo, uno sprovveduto, un ingenuo, incauto: sappi che è un luogo comune quello che dice che un padre può non riconoscere un figlio. E’ diritto della madre E del figlio stesso.

Quindi occhio a dove andate e soprattutto a dove venite.

Ma per l’amordiddio, i figli fateli solo se ENTRAMBI LO VOLETE. Perché imporre ad un figlio l’esistenza sotto il peso di uno dei due genitori che non vuole che lui/lei esista? Non lo trovate egoista, solo perché voi volete essere UN genitore?

Desindacalizzare, precarizzare, terrorizzare: come eliminare il diritto dei dipendenti in 3 semplci mosse.

immagine raffigurante un uomo che vomita sotto la scritta vomito ergo sum

benessere e ottimismo

Applicandosi con costanza e determinazione otterrete il controllo! Trasformate i vostri concittadini in servi obbedienti o che muoiano senza puzzare troppo (che diminuisce la propensione al consumo).

Ecco una interessante sequenza di mosse che un’azienda può fare per desindacalizzare, desertificare di diritti e rendere precaria la situazione di tutti i propri dipendenti se non è tanto solida e naviga in cattive acque:

Fase 1: Con la motivazione “non mi serve più” butta fuori in cassa integrazione + mobilità tutti quelli che vuole (ovviamente chiude rami funzionali precisi: “non mi serve più la produzione, la programmazione e l’ufficio acquisti” “non mi serve più la fatturazione staccata dalla contabilità” “non mi serve più il magazzino” “non mi serve più l’information technology” “non mi serve la progettazione, l’ufficio tecnico, l’ufficio prodotto, il design, e l’R&D” “non mi serve la manutenzione elettrica, quella meccanica, quella generica” “non mi serve la sicurezza, il controllo, gli usceri” … ecc.

Un pezzo alla volta.

Fino a ridurre a meno di 15 dipendenti: fase 2.

Il dipendente (e il suo futuro, quello della sua famiglia) di un’azienda con meno di 15 persone è pressoché privo di diritti, di protezioni, in caso di situazioni difficili: ovviamente non sto a parlare di casi idilliaci con il capo e il dipendente che – intellettualmente onesti – discutono animatamente e con passione ma si rispettano sempre e per sempre, cenano assieme se vogliono (non perché “se non lo fai il capo ti guarda male” , si, ne conosco di posti così e lo stile Google non è tanto differente, ai miei occhi) e nessuno mai in nessun  diverbio metterà in discussione il tuo lavoro e con esso la tua vita.

Parlo di casi normali: ci sono problemi, non si sa più a che santo votarsi e intanto si licenzia, poi si vedrà. Tu che sei licenziato sai bene che non becchi un cazzo: che non pagherai l’affitto o il mutuo casa o auto. Che nulla ti tutelerà per il periodo necessario (che non si sa quanto sia!) … che sei vecchio a 26 anni per lo stesso mercato che ti dice che devi lavorare fino a 75 anni per poterti fermare.

Non hai tutele di alcun tipo, sei fottuto. E io un paese di fottuti non lo vedo tanto forte. Continue reading →

Il #rispetto è innato, la #vecchiaia non ha diritto a maggior rispetto

Interessante intervento di Sgarbi (che però, sappiamo, è in grado – si vantò di questo – di dire tutto e il suo esatto contrario) da Santoro per dire che se uno è di valore chissenefrega se è vecchio, che si dia da fare, che si metta in gioco.

Voglio però ricordare che lo stesso vale se il vecchio in questione è una testadicazzo: ricordatevelo sempre tutti (specie se trentenni): la vecchia testa di cazzo è la giovane testa di cazzo di ieri. Il rispetto per l’età l’ha perso quand’era giovane, ma l’ha perso per demeriti, perché tutti partiamo con il diritto ad essere rispettati. Se poi siamo e ci comportiamo da teste di cazzo non è che funzioni come per la patente a punti: eri e resti testa di cazzo, con l’aggravante dell’incontinenza! E non mi riferisco di certo all’incapacità di urinare a comando, ma a quella di tenere a freno la propria barbarie: se di barbarie, maleducazione, boria o malagrazia siamo pieni, da vecchi non ci interessa o non siamo più capaci di trattenerci, pare, no? Dicono che i vecchi perdono le inibizioni e quindi se sono tristi piangono di più, se sono fatalisti sospireranno di più verso l’inevitabile senza badare al fatto che parlino di corde a casa dell’impiccato … se sono villani e maschilisti daranno ordini alle donne come se fossero serve e se sono stati abituati a trattenere la voglia di comandare, ecco che rispunterà fuori anche quando non sono più in grado di fare le cose che ti hanno chiesto di fare.

E se gli dici di non rompere i coglioni si lamentano e magari fan le vittime dicendo “eh, l’ho sempre fatto, stai a vedere che non lo so più fare, adesso!”. Ma lo so fare anche io. Proprio come te alla mia età, proprio come te, senza che nessuno mi stesse sul collo, come te alla mia età senza che nessuno mi triturasse i coglioni, lo so fare come te alla mia età perché si tratta solo di una questione pratica che non hai più la forza di trattare, ma come sarebbe successo a te alla mia età, si fa più agevolmente se un vecchio non ti sta in mezzo alle palle facendo domande, criticando quando tutto sta andando bene e già è endato bene tutte le altre volte quando il tal vecchio non era a dirigere i lavori (banali), dando consigli e mettendosi fisicamente in mezzo, mancando agli altri del rispetto che pretenderebbe per sé, per primo.

Quindi si: i vecchi valgono sempre: e i vecchi se rompono i coglioni, non sono più degni di rispetto degli altri: sono solo persone, come voi.

Le regole del rispetto secondo me:

  • nasci degno di rispetto: in quanto persona.  Chi ti manca di rispetto in tale condizione compie un abuso, non devi guadagnartelo, non devi “meritare” più rispetto di quanto tu non abbia nascendo.
  • Poi, però, agisci, tieni un certo comportamento, assumi un determinato contegno, prendi decisioni, realizzi, interagisci, fai. Quello che fai ti qualifica. Oppure ti squalifica. Nel qual caso quel rispetto “innato” lo perdi. Ed è a quel punto che potresti dover riguadagnare (e non è detto che sia possibile) il rispetto, la considerazione.
  • Ma se invecchi comportandoti da stronzo, stronzo rimani, stronzo sei anche da vecchio, non più degno di rispetto di quel coglione che sei sempre stato, se lo sei stato. Se invece eri, sei stato e rimani degno di rispetto, quando invecchi potresti aver guadagnato autorevolezza, quindi ulteriore rispetto per le tue conquiste e gratitudine per ciò che ha arricchito tutti quelli che ti circondano… ma l’età – se non hai perso il rispetto trattando male le persone – ti concede l’attenzione e la considerazione derivanti dalla decadenza e dalla debolezza: non maggiore rispetto: sempre lo stesso, ma con una visione gentile verso il nostro comune destino.

Una cosa che dovete sempre cercare, quando un vecchio vi sembra uno stronzo, sono gli altri vecchi: chiedete, parlatene. Dite apertamente che vi dispiace mancare di rispetto al tizio, ma si comporta con tale mancanza di rispetto che sembra impossibile ne possa pretendere per sé: scoprirete spesso dai suoi coetanei che per tutti loro è uno stronzo. Loro sono quindicenni con lui/lei, hanno sei anni con lui, hanno ottant’anni o hanno vent’anni con lui. Sono vecchi che ieri erano uomini e l’altro ieri ragazzini suoi coetanei, non di più, non di meno: vi diranno se la vostra visione riguarda l’età o meno. E quanto il “rispetto dovuto” vada tenuto in considerazione.

Spesso i vecchi rompicoglioni li rompono anche ai propri coetanei più pacifici.

spetegulenzius: anche la Fornero c’ha grossa crisi con l’iPaid

immagine raffigurante una icona anni 50 della fantascienza con una pinup ed un robot classicoIl lavoro non può essere un diritto – ci dice l’amata ministra  Fornero in questi giorni, e mentre pensiamo che in effetti se ci lasciassero raccogliere i frutti della terra senza che qualcuno accampi diritti (eh, sempre ad accampare diritti, magari “di proprietà” … eh, non si fa!) allora sarebbe più accettabile sentir offendere la costituzione à la peggio berluscata, vediamo le proposte per l’ingresso al lavoro con test psicoattitudinali: ad esempio ricaricare un iPaid, connettere lo spinotto o al succitato aggeggio, oppure, ancora meglio, alla presa della corrente: sarà valutato un plus connettere entrambe le estremità ed ottenere “bling!” dal maldido, segnalando in tal modo l’afflusso di linfa vitale.

Sul discorso di Marchionne alla Bocconi

Bocconi, 30 marzo 2012 – Avete forse avuto modo di leggere l’intervento di Sergio Marchionne presso l’università Bocconi. Se non lo avete fatto, fatelo. Potete farlo presso queste fonti (CLICK) ed è importante perché si tratta di quel genere di discorso alla Jobs che molti poi prendono ad esempio come se fosse una verità da santone; meglio dunque conoscerlo. Il discorso è molto bello, non lo metto in dubbio. Ecco cosa scrissi a mio padre nonappena me lo sottopose, dopo aver smesso di risentire dell’effetto-commozione:

Sono belle e sono sicuramente condivisibili, ma come sempre si rivolgono solo ai cosiddetti “maschi-alfa-del-branco” e non al branco intero. Ti sferzano a “darti da fare”, ma le due categorie di persone come possono metterlo in pratica, nella realtà? Certamente non hanno le stesse possibilità e quindi non si può pretendere ed aspettarsi lo stesso comportamento da entrambe le parti.

Immagine raffigurante lavoratori, un po' inquietanteLe uniche parole che si riferivano alle persone comuni sono “…spronare la nostra rete produttiva italiana ad adeguarsi agli standard necessari a competere a livello internazionale e a produrre per…“. Un buon vecchio “taci e sgobba – e di più”.

Nel nostro caso nella sostanza, a mio avviso, significa perdere i diritti che Marchionne, nel discorso, ha identificato come provenienti dal ’68 e “non più adeguati”; ovvero dare la possibilità di trattare le persone come ingranaggi di una macchina, da accelerare, velocizzare, spegnere, accendere, staccarne alcuni pezzi e metterli da parte, riprenderli quando serve, ecc. Certamente, a parole, pensando ad ogni mossa “con responsabilità verso il paese”, certo… E’ anche probabile che tutta questa responsabilità, magari in termini di introiti e gettito fiscale, esista. Ma non siamo tutti ingegneri, tutti inventori, designer, attori, tutti in prima fila a scuola. Magari abbiamo figli che lo saranno, come magari lo furono i nostri genitori, ma noi no. E stiamo mantenendo noi quei figli e il loro benessere. E lo facciamo ora e domani. Continue reading →

TTF è in uso e non può essere sostituito?

il file filename.TTF è in uso e non può essere sostituito, attendere che windows abbia terminato e riprovare” – potreste incappare in questo errore tentando di installare dei font (ad esempio in WindowsXP) con un utente privo dei diritti amministrativi: semplicemente utilizzatene uno che sia nel gruppo administrators locale.