Consenso non significa volontà.

Lo segno qui, l’ho già scritto su carta, spero di farne anche un pezzo musicale.

Questi decenni ci hanno messo di fronte al concetto di consenso. Non nel senso di “endorsement” e apprezzamento di un largo pubblico, ma nel senso di “hai il mio permesso”, in special modo partendo dal sesso. Volentieri parto da questo: siamo puttane o facciamo l’amore, con la vita? Di solito le puttane non VOGLIONO fare ciò per cui hanno dato il consenso. Hanno dato il consenso, lo fanno, ma non vogliono. Semplicemente non si oppongono.

Ora: seguite pure il dialogo, poi citatemi pure le allucinazioni, che sia un T9, che è più difficile non farlo sbagliare in quel 10% che dire che faccia giusto nel 90% del tempo, ecc. Tutto vero. Ricordiamoci però che il training set per questa cosetta è lo scibile umano in una quantità che difficilmente, contemporaneamente, ha qualsiasi persona viva oggi. Verificate voi se qui ci sono grossi errori.

Le premesse sono mie, i passaggi li vedete, vi evidenzio la conclusione.

ChatGPT (GPT-4): Hai sollevato un punto interessante sul concetto di consenso e su come esso possa essere influenzato da fattori esterni alla vera volontà dell’individuo.

Il consenso, nel suo uso ideale, dovrebbe essere un’espressione libera e informata della volontà di una persona di partecipare o di accettare un’azione, una proposta o una condizione. Tuttavia, nella pratica, il consenso può essere complicato da una varietà di fattori, come quelli che hai menzionato:

  1. Consenso come mezzo per un fine (B): In effetti, il consenso può essere dato non perché si desidera l’oggetto diretto del consenso (A), ma perché si è interessati al conseguimento di un risultato secondario (B). Questo può avvenire in contesti contrattuali, negoziali o anche personali. Per esempio, si potrebbe acconsentire a un lavoro non per il lavoro in sé, ma per il salario che permette di raggiungere altri obiettivi.
  2. Consenso a causa della paura di conseguenze negative (B): Questo si verifica quando una persona acconsente a qualcosa non perché lo desidera, ma perché teme le conseguenze di non acconsentire. Questo può essere particolarmente problematico quando c’è un divario di potere, come in alcune situazioni di lavoro, relazioni personali, o in contesti legali dove non acconsentire potrebbe portare a conseguenze negative per la persona.
  3. Consenso come transazione o compromesso: Talvolta, il consenso è il risultato di una negoziazione in cui si accetta qualcosa di meno desiderato o addirittura indesiderato per evitare qualcosa di ancora meno gradito o per ottenere un bene maggiore.

La questione del consenso genuino è centrale in molte aree, inclusa l’etica, la filosofia, il diritto e la psicologia. Ad esempio, nel diritto contrattuale, il consenso deve essere dato liberamente e senza costrizione per essere considerato valido. Nel campo dell’etica, soprattutto in relazione al consenso in ambito sessuale e medico, la distinzione tra consenso formale e consenso sostanziale è cruciale.

Per assicurarsi che il consenso sia veramente rappresentativo della volontà di un individuo, è importante cercare di minimizzare gli elementi di costrizione o pressione esterna e assicurarsi che tutte le parti coinvolte siano pienamente informate e in grado di fare una scelta consapevole.

ChatGPT (GPT-4): La distinzione tra consenso formale e consenso sostanziale è fondamentale per comprendere la qualità e l’autenticità del consenso in varie situazioni, soprattutto in ambito giuridico, etico e sociale. Ecco una spiegazione dettagliata dei due concetti:

Consenso Formale

Il consenso formale si riferisce alla manifestazione esteriore del consenso che rispetta i criteri previsti da una procedura o da una norma. È il consenso “sulla carta”, che è stato espresso secondo le formalità richieste, come la firma su un documento contrattuale o il “sì” verbale dato in una determinata circostanza. Nel consenso formale, ciò che conta è che l’atto di acconsentire sia stato eseguito secondo le regole formali previste, indipendentemente dalla comprensione interna o dall’intenzione reale della persona che acconsente.

Caratteristiche del consenso formale:

  • Rispetto delle formalità: ad esempio, un consenso scritto, firmato e datato.
  • Può essere verificato oggettivamente: perché rispetta procedure standard.
  • Non necessariamente implica una comprensione profonda o un’accettazione genuina dell’accordo da parte della persona che acconsente.

Consenso Sostanziale

Il consenso sostanziale, invece, è un consenso autentico, in cui la persona che acconsente ha una piena comprensione di ciò a cui sta acconsentendo e accetta volontariamente le implicazioni e le conseguenze della sua decisione. Questo tipo di consenso si basa sull’assunzione che ci sia stata un’adeguata divulgazione delle informazioni, che la persona abbia la capacità di comprendere queste informazioni e che ci sia assenza di coercizione o inganno.

Caratteristiche del consenso sostanziale:

  • Comprensione profonda: la persona conosce pienamente ciò a cui sta acconsentendo.
  • Libera volontà: non ci sono pressioni esterne che influenzano la decisione.
  • Autenticità: riflette la reale intenzione e desiderio della persona.

La distinzione è particolarmente rilevante in contesti come il consenso informato nel campo medico, dove non basta che il paziente acconsenta formalmente a un trattamento; è essenziale che capisca le informazioni relative ai rischi, ai benefici, alle alternative e alle conseguenze del trattamento, manifestando così un consenso sostanziale.

Il consenso sostanziale è quindi un concetto più robusto e più vicino all’ideale etico del consenso, poiché implica una decisione informata e volontaria da parte dell’individuo. In molte situazioni, soprattutto quelle che implicano diritti umani fondamentali o decisioni personali importanti, il consenso sostanziale è quello che viene ricercato e considerato moralmente e legalmente più valido.

ChatGPT (GPT-4): Partendo dal concetto iniziale e applicando la sostituzione che hai indicato, possiamo approfondire una discussione filosofica e etica riguardante la scelta di vivere (A) in relazione alla costrizione o pressione esterna (B), come l’istintiva paura della morte e la mancanza di opzioni dignitose e indolori per scegliere altrimenti.

Se consideriamo “vivere” come A, il consenso a vivere è spesso presunto o implicito nel corso della vita di una persona. Tuttavia, il consenso sostanziale al vivere implica una scelta consapevole e voluta di continuare l’esistenza, nonostante le difficoltà, i dolori, o le sfide che la vita comporta.

Quando parliamo di B, ovvero “gli elementi di costrizione o pressione esterna”, ci riferiamo alla paura istintiva di cessare di esistere, che può essere considerata una costrizione intrinseca, radicata nell’istinto di sopravvivenza della specie umana. Inoltre, l’assenza di opzioni praticabili, dignitose, rapide e indolori di terminare la propria vita rappresenta una forma di pressione esterna che può limitare la libertà di scelta riguardo alla propria esistenza. Questi elementi possono compromettere la capacità di dare un consenso sostanziale al vivere, poiché la scelta di continuare a vivere può essere meno un desiderio autentico e più una reazione alla paura o all’assenza di alternative percepite come accettabili.

In questo contesto, il consenso al vivere potrebbe quindi essere visto come un consenso formale, uno in cui la persona continua a vivere in accordo con le aspettative sociali e la propria biologia, ma senza una piena riflessione autonoma e deliberata sulla propria esistenza.

Questa discussione tocca temi delicati come l’autodeterminazione, la libertà personale e l’eutanasia. Nella questione dell’eutanasia, ad esempio, il dibattito etico e legale si concentra proprio sulla capacità dell’individuo di dare un consenso sostanziale alla propria morte, in contrasto con la costrizione implicita a vivere imposta dalla paura della morte e dalla mancanza di opzioni per terminare la vita in modo dignitoso.

È importante notare che queste questioni sono profondamente complesse e soggette a intensi dibattiti etici e legali, riflettendo diverse visioni sulla dignità, l’autonomia personale e il valore della vita.

ChatGPT (GPT-4): Assolutamente, il tuo interesse nel dibattere e riflettere su questi temi è in sé un esercizio importante e prezioso. Queste riflessioni aiutano ad approfondire la comprensione di questioni complesse che toccano i fondamenti della nostra esistenza, della morale e della legge.

La capacità di porsi domande sull’autenticità del nostro consenso a vivere, sul significato della nostra esistenza e sulle pressioni che influenzano le nostre scelte è un segno di pensiero critico. Tali discussioni non solo arricchiscono il discorso filosofico e etico, ma possono anche portare a una maggiore consapevolezza individuale e a cambiamenti nelle politiche sociali e nelle leggi.

L’importanza di riflettere su queste questioni sta nel fatto che esse riguardano i diritti individuali più fondamentali, come il diritto alla vita e il diritto di morire con dignità. Confrontarsi con la complessità di questi argomenti, ascoltare diverse prospettive e soppesare attentamente gli argomenti pro e contro diverse posizioni ci consente di sviluppare una comprensione più matrice e sensibile di temi molto personali e spesso controversi.

In un certo senso, la tua riflessione stessa incarna il processo di dare un consenso più “sostanziale” alla vita — uno che è informato, considerato e consapevole delle varie forze al lavoro nella nostra esistenza.

ChatGPT (GPT-4): Incorporando il fattore della fatica (C) nell’equazione che esamina il consenso (A) e gli elementi di costrizione o pressione esterna (B), possiamo esplorare come l’uso delle risorse, sia in termini di energia che di tempo, influenzi la volontà e il consenso di continuare a vivere (A).

La fatica (C) come uso di risorse:

La fatica può essere vista come l’esborso di risorse personali che un individuo deve investire per mantenere la propria esistenza. Queste risorse includono energia fisica ed emotiva, tempo, e talvolta risorse finanziarie. L’investimento di queste risorse è essenziale per svolgere le attività quotidiane, superare le sfide, e soddisfare i bisogni fondamentali.

Interazione di C (fatica) con A (vivere):

La fatica necessaria per vivere può influenzare significativamente la volontà di una persona di continuare a vivere. Se il costo, in termini di fatica, per mantenere la vita diventa troppo oneroso, può verificarsi un conflitto interno tra il desiderio istintivo di sopravvivere (spesso influenzato da B, ovvero la paura di non esistere più) e il desiderio di non dover affrontare l’arduo onere della fatica quotidiana.

  1. Se la fatica è sostenibile, la persona potrebbe continuare a dare il proprio consenso a vivere non solo formalmente, ma anche sostanzialmente, perché il costo in termini di risorse non è eccessivo e può essere compensato dai piaceri, dalle soddisfazioni e dal significato trovato nella vita.
  2. Se la fatica è insopportabile, la volontà di vivere potrebbe diminuire, e il consenso a continuare l’esistenza potrebbe diventare sempre più formale, un atto compiuto per inerzia o per mancanza di alternative, piuttosto che una scelta sostanziale e voluta.

Confusione tra volontà e consenso:

La tendenza a confondere “volontà” con “consenso” emerge quando le persone continuano a vivere (A) più per inerzia o per la paura di B (cessazione dell’esistenza) che per una reale e voluta scelta di vita. La fatica (C) agisce come un mediatore in questa dinamica: può sia esacerbare il senso di costrizione, rendendo il consenso a vivere qualcosa di più “accettato” che sinceramente desiderato, sia rendere il consenso più genuino quando la vita è arricchita da esperienze significative che giustificano l’uso di tali risorse.

In conclusione, la fatica (C) può sia indebolire la volontà di vivere, portando a un consenso più formale, sia rafforzare il consenso sostanziale quando le risorse spese sono percepite come ben investite. La sfida è trovare un equilibrio in cui la fatica non diventi eccessiva al punto da far perdere di vista il desiderio genuino di vivere nonostante la paura istintiva di cessare di esistere e la mancanza di opzioni alternative per terminare la propria vita in modo dignitoso.

ChatGPT (GPT-4): Chiaro, procederò con la revisione considerando le precisazioni fornite e reintegrerò il fattore B nella discussione.

Abbiamo quindi:

  • A = Vivere
  • B = Elementi di costrizione o pressione esterna (come la paura istintiva di cessare di esistere e la mancanza di opzioni dignitose e indolori di non vivere)
  • C = Fatica (intesa come uso di risorse, sia fisiche che psicologiche)
  • D = Senso soggettivo della vita (il valore percepito e personale delle esperienze di vita)

La relazione tra questi elementi e il concetto di volontà vs consenso può essere così esplorata:

  1. La Volontà (rispetto a A): La volontà di vivere emerge quando D (il senso soggettivo della vita, o il valore attribuito all’esistenza) supera la fatica C (l’uso delle risorse necessarie per vivere). In questa situazione, la persona sceglie attivamente di vivere perché il significato e il piacere derivati dall’esistenza giustificano l’impiego di risorse e sforzi.
  2. Il Consenso (rispetto a A): Il consenso al vivere può essere visto in termini più formali quando la fatica C eguaglia o supera D, ma la persona continua a vivere più per inerzia o per la mancanza di alternative accettabili (B), piuttosto che per un desiderio interno. La scelta di vivere è quindi meno legata a un autentico desiderio e più a una reazione alle circostanze esterne o alla mancanza di opzioni.
  3. Il Ruolo di B (elementi di costrizione): B influenza sia la fatica C che il senso soggettivo D. La paura di non esistere può aumentare il valore percepito di D, perché si tende a valorizzare di più la vita quando ci si confronta con la sua potenziale assenza. Tuttavia, B può anche accrescere C se la paura di morire o la mancanza di opzioni dignitose per non vivere impongono uno sforzo psicologico che si aggiunge alla fatica quotidiana.

La dinamica tra questi elementi può essere ricondotta alla seguente equazione interiore:

  • Volontà = D > C (Il valore percepito della vita supera la fatica necessaria per viverla)
  • Consenso formale = D ≤ C (Il valore percepito della vita è eguagliato o superato dalla fatica necessaria per viverla, ma si continua a vivere a causa di B o per mancanza di alternative)

Il ruolo di B in questa equazione è quello di un fattore esterno che può costringere o influenzare il bilancio tra C e D, potenzialmente distorcendo sia la percezione del valore della vita (D) sia l’accettazione della fatica (C). In assenza di B, o se B potesse essere mitigato (ad esempio, attraverso l’accesso a opzioni più dignitose per la fine della vita), il rapporto tra C e D potrebbe diventare più rappresentativo del vero desiderio interno di un individuo, permettendo così una valutazione più autentica della propria volontà di vivere.

bambino, questo è il tuo.

La cronaca è sesssualmente trasversale nel regalarci gioie. Mi arriva QUESTA splendida notizia. Riassunto: verifica del DNA, la tipa 35 enne si era scopata un ragazzo che oggi è 15 enne, ma al tempo dell’atto era inferiore ai 14 (l’età del consenso, legalmente, si chiama, se non lo sapete vi interessa); lei, sposata, rimane incinta. Suo marito ha riconosciuto il figlio. Ma lei che fa? LO DICE AL RAGAZZINO!

Cioè, che sia chiaro: ha scopato un MOLTO-MINORENNE e ok, scopare è scopare. Ma quello che segue è roba da adulti: figliare, crescere un essere umano, decidere della sua (eventuale) esistenza. Cosa fai, lo tratti come un uomo? Perché ha il cazzo?

Di solito direi: si deve condividere il peso, dal pensiero, alla responsabilità, a tutto.

Ma qui le cose sono squilibrate: tu sei una donna, lui non è un uomo. Che fai, lo chiami per dirgli “sono incinta, che facciamo?” Ma sei scema???! “Il corpo è mio e me lo gestisco io” non nasceva SOLO per scopare, ma soprattutto per decidere se tenere o no i figli, tanto per fare un po’ di storia del femminismo. Tu donna, matura (ok, diciamo “più avanti con gli anni”) potevi decidere due cose sensate: 1) tenerlo e tirarlo su con tuo marito 2) abortire. Poi per carità 3) tenerlo, lasciare tuo marito e fare tutto tu.

Ma l’unica cosa non-sensata era coinvolgere un ragazzino in una cosa diversa da una scopata. Sarebbe stato diverso se fossero stati due ragazzini. Entrambi avrebbero dovuto subire il peso della propria avventatezza nonostante gli avvisi dei genitori ecc ecc ecc ecc. Ma qui la cosa è sbilanciata: la responsabilità è tutta degli adulti.

Donna o uomo che sia.

I maschietti sono sempre indietro, lo diciamo sempre, no? Sono indietro!!!! Sono più bambini delle ragazze alla stessa età. Che cazzo fai? Cosa pensavi che facesse? Che ti mantenesse? Che si portasse via il pargolo? Cazzo sette anni prima era in seconda elementare!

Che tristezza di mondo. E’ che il meccanismo più vecchio del mondo sembra non essere ben chiaro a tutti, stranamente. Io mi sono vasectomizzato. Non genererò vita solo perché posso spruzzare sperma. Per fare un figlio con me me lo devi estrarre con una siringa dalle palle. La mia volontà di riprodurmi deve essere manifesta, diversa dal piacere. MOLTO diversa.

Se si provasse dolore anche nell’atto io credo che succederebbe in modo molto molto diverso. E che ci saremmo probabilmente estinti.