fuga per la salvezza, codardìa, caos (51ma puntata)

Cronaca di una parabola di delirio. Il pomeriggio ha preso una piega brutta. Forse uno squilibrio con gli psicofarmaci, forse il tempo grigio per metà giornata. Ma qualcosa prendeva male. A pranzo lei ha chiesto dai dai dai vediamoci pranziamo. Si annoia, penso. Chemmefrega, ok, pranzo in compagnia. Aveva rifatto l’assicurazione, poi sarebbe andata a prendere l’auto. Prossima settimana deve posare, quindi mi premuro di ricordarle alcune cose e osservo che ha una pletora di brufolazzi sulla guancia e lei mi dice che si possono eliminare con la “pulizia del viso” … ma non mi risulta. Solo che non sono un estetista (come non lo è lei del resto) e quindi boh, sentiamo, dico, subito, andiamo da K che lo sa. Ci andiamo. Non era vero e comunque richiede giorni. Non ci stiamo dentro. Hey ma ormai è ora di prendere l’auto mi accompagni? Sono di strada. No problem. Le faccio benza, prende la sua macchinetta, ciao. Giorni fa mi aveva rivelato di aver fatto sesso col suo bisonte in un modo che io adoro, ma la conformazione del cazzo è differente, con lui bla e bla. Sono colpi che io incasso, ma ci metto un po’. Razionalmente si fa presto a ricordarsi che come non si diventa alti così il cazzo che hai ti tieni. Ma per chi non ha autostima la fatica è più grande. E ricordiamoci: non sono un computer, non sono un angelo del signore, sono un essere umano, un discendente dalla scimmia. Ci metto un po’. Ma mi passa. I mille segni che la ragazza che amavo è estremamente – e forse solo – superficiale si fanno sentire sempre più. Io queste cose le adoro, ma non voglio solo quello. E non la disprezzo. Ora verrà, il dunque. Continue reading →

sono inquietante, someone said

faccio nanna

Sono un paio di mesi che le dichiarazioni non richieste, sincerità incontinenti, mi vengono sparate in faccia. Ma personalmente eh. Nella vita vera. Ed ecco quella di ieri.

Arrivo nella struttura presso la quale lavorano quelli che mi affitano lo studio, gironzolo, arrivo in un ufficio, e di botto la tipa mi fa “ciao, sai che inquieti le persone?”.

“Le persone”.

Le persone, a casa mia, significa: tutti. Gli esseri umani. Tutti gli esseri umani indistintamente. The whole thing, no one excluded. Non i cani, non i gatti. Le persone. Io, nientemeno, inquieterei le persone. Buongiorno a te, penso. E anche che vorrei sapere chi ho inquietato e in quale modo avrei tolto la quiete a lui o a lei. Devo anche capire bene perché voglio sapere se sbattermene il cazzo oppure se interessarmi di una nuova evidenza di quanto io e il resto del genere umano non ci appiccichiamo bene insieme.

In pratica voglio capire se sia un problema mio o suo, chiunque costui o costei sia. Continue reading →