Eccomi qui. Sono un esempio.
Soffro, sono triste, ho delle sensibilità, sono un debole.
Tuttavia ciò non mi impedisce a mia volta di essere, pensare, agire, contribuire in modo merdoso.
Per questo causa e giustificazione non devono mai essere confusi.
Non perdoneremo Hitler se era depresso. Lo comprendermo.
Ma pensateci un attimo: se la causa della depressione di una persona è la sua incapacità di dominare su altri, se è questo che la fa sentire impotente, insignificante. Certo soffre, ma il motivo della sua sofferenza è il non poter realizzare un sogno di merda.
Tuttavia la sofferenza è reale.
Per il giusto e per il merdoso, dunque, il non-esistere è desiderabile se questo scelgono e giusto per entrambi è che sia rapido ed indolore.
“ah come soffro per non poter essere l’imperatore del male! Questi cattivi non me lo permettono! Allora muoio!”
Se soffre, perché negarglielo?
L’esempio banale era per ricordare che la coesistenza di sofferenza e di desiderio di nuocere non sono affatto impossibili, ma non vogliamo mai ragionare in questo modo.