Nel 2021 abbiamo innumerevoli modi per comunicare. Riguardo alla volontà di farlo, ho qualche dubbio.
Ho telefonato ad un caro amico, una ottima persona, gli devo molto. Era il suo compleanno e ho tentato di mandargli un messaggio con whatsapp. Mentre iniziavo a comporlo mi sono accorto che gli avevo mandato altro, diverso tempo fa. Non ha visto/ascoltato niente. Ma è il suo compleanno, gli auguri glieli mando.
Passando ore, perché non diventi un buon-non-compleanno gli ho telefonato. Credo di essermi sentito mio padre o mia madre. Che ti chiamano perché ti vogliono bene ma il tono che sentono quando li chiami è “perché mi stai togliendo del tempo a cose più importanti”, infastidito, fastidioso.
Stranamente, per lui, non ha salutato, ha solo risposto “dimmi”. Forse addirittura “che c’è”. Non so. Avrebbe potuto dire “abracadabra”, non ha importanza. Il tono, come l’atteggiamento, sono la prima cosa che comunica. Il tono era di sospiro, di “mi tocca rispondere”. Dev’essere successo qualcosa o a lui, o a “noi”… ma questo, quando succede a me, senza che io venga coinvolto nel processo di cambio di considerazione nei miei confronti, non lo prendo mai bene: decidi per conto tuo, fai tutto tu, io non ho modo. Non mi fai sapere che qualcosa non va bene, che ti ha offeso o infastidito, che non ti piace, che non va bene, che cambia la tua considerazione verso di me. Lo fai tu. Poi fai passare tempo e ormai lo hai fatto. E a quel punto, forse, arrivo io a percepirlo… ma è tardi. Qualcosa è successo, tempo prima. Qualcosa che mi riguarda, che ti ha fatto cambiare atteggiamento. Mi fa sentire molto male, senza sapere perché. Potrei, se lo sapessi, dire “chissenefrega” se devo sostenere qualcosa. Potrei dire “oh perbacco come mi sono comportato male” se dovessi rendermi conto di un mio errore. Ma tu non me lo dici.
30 anni fa scrivevo lettere. Quando c’erano i cellulari standard, gli oggi cosiddetti “feature phone”, qualche persona del mio passato mi disse che le lettere che avevo scritto loro erano “belle”, le avevano rilette.
Forse significava che dentro c’era “scritto qualcosa” e non il nulla. Non lo so.
L’arrivo dell’e-mail per me è stato straordinario: il time-shifting, la differita potenziale, ma la velocità pressoché istantanea di consegna, la smaterializzazione, pur continuando ad amare la carta e a tracciare segni con piacere su quest’ultima, era perfetto per me, che scrivevo al computer già da tanto tempo: averi voluto poter scrivere ad un portatile anche i temi di Italiano, nel 1990-1993. Non ho mai fiatato con l’ambiente scolastico sull’argomento, sarebbe stato troppo strano. Non credo che oggi si possa.
L’e-mail puoi leggerla quando vuoi, proprio come una lettera. Ma se hai fretta puoi sia inviarla, sia leggerla, subito. Questa caratteristica è la stessa dell’SMS, che per me è arrivato dopo l’e-mail. Quando ho avuto il mio primo cellulare un amico mi ha dovuto raccontare e spiegare che esistevano. Ero esterrefatto dalla meraviglia: per me quello era molto più figo del cellulare in sé.
Whatsapp e tutti gli altri sistemi di messaggistica non mi hanno stupito poi tanto, sono degli Instant-messenger, delle chat, solo che legate a delle rubriche e numeri reali, a differenza di quanto poteva accadere con Yahoo-messenger, IRC eccetera.
I messaggi vocali, però, nuovamente, hanno portato il time-shifting, come scelta, alla portata di tutti, con la cosa più immediata in assoluto: la voce. Puoi, senza perdere tempo, piegare il collo, guardare uno schermo, né INTERROMPERE qualcuno, usare la voce, dirgli qualcosa, metterci il tono, il volume, il timbro o qualsiasi altra cosa si possa fare con la voce – che non è poca roba – ma quando vuoi tu mettendoci il tempo che serve, non di più, con un impegno fisico minimo. E il tuo interlocutore non viene interrotto violentemente dalla telefonata: la telefonata irrompe, il messaggio vocale arriva, viene depositato, tu lo ascolti quando e dove vuoi. Puoi ascoltarlo con le cuffie. Oggi puoi persino velocizzarlo. Ma devi decidere di ascoltarlo.
O decidere di leggere un messaggio, un’e-mail, un sms. Una lettera. Puoi aprire la busta, tirare su il foglio, puntare gli occhi e vedere che succede. Oppure no.