DPCM CISL E UIL (Christmas with the yours)

Pandemia – Cisl e uil non c’entrano niente. Sono cresciuto in un mondo in cui poche cose come “padre, figlio e spirito santo” facevano lo stesso effetto di “cigiellecisleuìl”, come filastrocche e cantilene. Tutto qui, cazzatina.

L’ultimo DPCM (quello “di natale”) che sta facendo amareggiare molti, evidenzia il mio egoismo o forse il mio ormai decennale distacco dalle aspettative nei confronti del natale. Non me ne frega un cazzo? Possiamo dire di si. Mi frega di essere amato. E a natale essere amato, essere con qualcuno che ami e che ti ama può essere un’aspettativa legittima. Ma per me non coincide affatto con essere con parenti e familiari di nascita. Con il passare del tempo i miei e il modo in cui si comportano tra loro sono peggiorati. Natale, in particolare, è una merda come tante altre occasioni in cui essere fastidiosi, irrispettosi.

Se poi guardo cosa succede negli ultimi pranzi anche ai singoli soggetti: mio padre si isola a causa del suo problema d’udito, mia madre subisce qualsiasi cosa e fa tanta fatica, mia sorella è sempre o isterica o depressa, mio fratello è abbastanza ok, poveraccio, ma immerso in quel mondo ogni giorno… al massimo è distaccato. A mia madre sarebbero mancati i loro amici di una vita… ormai martoriati dall’Alzheimer di lui… forse un attimo di sollievo per lei, ma di certo un disastro per un pranzo in compagnia.

Per mia madre comunque qualsiasi differenza dal solito credo sia una gran cosa. Meno solitudine, variazione.

Persino variare in peggio sembra bello.

B invece ne soffre molto: non vuole lasciare da soli i suoi il giorno di natale, soprattutto non vuole stare distante dalla nipotina. Credo invece non voglia sentirsi sola lei, anche se il solo guardare in faccia questa realtà e metterla una parola dietro l’altra immagino la farebbe piangere; quindi non lo dico. Quello che ho imparato a vedere io, all’inizio del lockdown, me lo hanno insegnato i ragazzini e le ragazzine di oggi: alla vigilia della chiusura hanno deciso letteralmente con chi andare a morire. Semplice, diretto. Con chi mi rinchiudo per dei mesi? Con mia madre e mio padre? Ma mancopelcazzo: vado col mio amore. A scopare e amoreggiare, ad annoiarmi, a stare sul divano e guardare netflix, a protestare e rompermi, a rischiare, a morire. Ma con lui, con lei.

Ecco, preso spunto da questo irresponsabilmente comprensibile comportamento, le ho suggerito – e non smetterò di farlo di nuovo – di fare come si sente. Di violare persino la legge, di andare di notte, di stare a dormire da loro, quel che vuole, come vuole, con chi vuole.

Io non la vedo né la sento come lei, evidentemente. Per me si tratta di una settimana qualsiasi, ce ne sono prima, ce ne sono dopo. Puoi vedere mamma e papà, puoi vedere la nipotina. Non siete soli più di quanto non siate di solito. I tuoi sono sempre tra loro, sono già “senza la nipotina”. E comprendo, non dico ad alta voce, che mi ricordi quanto tu ti senta sola a stare con me, mi ricordi ancora una volta che questa è solo una fratellanza dettata da un mutuo, ma che non stai bene. Mi dispiace, meriti ogni cosa. Quindi certo che ti supporto, supporto qualsiasi cosa tu voglia.

Ha pensato, B, persino a me: che poi tu resti solo, ma bambin… stai tranquilla, che a sapere che tu ti senti sola a stare con me, non mi va che tu stia qui, perché mi faresti sentire ancora più solo. Preferisco quando so che stai bene anche solo perché io “ticchetto nella stanza accanto”. Questo è meglio che tu che stai con me solo perché io non sia solo. Per carità, ho due gatte e sono passati 10 anni da quando mi hai lasciato, da quando è stato chiaro che a stare con me eri sola, che quando ti sentivi sola non lo dicevi a me.

Splendidi ed incoscienti ragazzi del lockdown… ho visto meglio alcune cose grazie al vostro spensierato gesto, unitario, comune, immediato, spontaneo e senza alcun dubbio.

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