Preservare, distruggere, spostare.

Nel 1995 avevo un pc mio. Prima ho solo usato roba d’altri. Attorno al 1997 acquistai, credo del tutto, ma non potrei giurarci, un masterizzatore. Al tempo costò, credo, più del computer stesso. Per alcuni mesi stetti a studiare come diavolo fosse possibile riprodurre “perfettamente” (credevo) un CD, motivo per cui lo avevo comprato, stanco di fruscii e imperfezione e fatti due conti sul costo eccessivo (per me) di LP e CD. Il costo non era sceso, ma salito. E così ha continuato a fare. Prima dell’auto e del condizionatore l’ho considerato uno degli acquisti più soddisfacenti ed utili della mia vita. L’ho lasciato andare a malincuore perché mi era costato tanto, ma il laser era definitivamente andato… nel frattempo erano scesi di prezzo e la tecnica di ripping a mia disposizione era aumentata. Attorno al 2003 infatti imparai moltissime cose sull’estrazione audio davvero perfetta. Accurata, scientificamente controllata come mi aspettavo fosse possibile. E dedicata, gratuitamente, proprio a chi, come me, non poteva permettersi un plextor, ma che certamente ne avrebbe beneficiato. Ho comunque acquistato qualcosa come 2000 CD ed oltre, nella vita, affiancati ai molti che ho poi masterizzato, ai moltissimi che ho estratto per ottenerne (sciocco!) mp3 prima e (meno male) formati lossless poi. Innumerevoli brani sono stati poi scaricati attraverso il p2p filesharing, anche qui, frequentando ambienti che oggi considero quasi introvabili, imparando molto.

Oggi i miei CD originali, non masterizzati, per cui ho speso fatica, scelte, sacrifici, non valgono che una microscopica frazione: questo accetta il mercato. In effetti un euro in MENO di quello che io stesso avrei voluto pagare e che il mercato vero non ha mai offerto, autoproduzioni a parte. In effetti si tratterebbe del puro rientro delle spese, senza guadagno, immagino.

Con una certa amarezza di base, che conoscete, nell’ottica dell’auto-eliminazione ordinata, oggi osservavo un po’ il mio ufficio-cantina per cercare di capire cosa affrontare in modo pratico, non teorico. Un mattoncino, e poi avanti. Anni fa AB mi regalò quello che lui avrebbe buttato: una borsa piena di CD musicali che usava in studio come sottofondo e a casa, più una serie di riviste fotografiche di qualche anno prima. Non le ho mai lette, né ho dato un’occhiata ai CD. Oggi ho individuato quella borsa come quella da considerare, dopo aver detto ciao ad un mucchietto di bootleg degli U2, previo ripping e compressione lossless. Non posso davvero pensare di consegnare alla distruzione fisica o alla non curanza per la qualità questa roba. Ad occhio, velocissimo, ho individuato almeno un paio di CD che avevo pure io, qualcosa di festaiolo e “Medusa” di Annie Lennox (molto carino!). Sono combattuto riguardo al gettare subito le riviste nella carta o metterle in zona “gratis” di un negozio dell’usato che seguo per col social media vaffanculatté.

Ci sono cose da imparare e vecchie informazioni su materiali ormai vecchi di 9 anni. Le cose da imparare… saranno su internet. Ma lì sono belle pronte, te le becchi… e io magari faccio cose, magari muoio, chi lo sa. Nel frattempo ho considerato la cosa del “sarcofago di azoto”. Interessante, perché nessuno mi ha detto che sarebbe stato possibile? Magari non si trova (l’azoto), magari costa, magari chissà. Quindi l’uscita è sempre gassosa per me. O monossido di carbonio oppure azoto? Mah.

Comunque il prossimo passo sarà digitalizzare quella borsa, in un modo o un altro. Mi secca molto non trovare i CD di recupero del portatile: lui fa schifo, ma sarebbe stato possibile usarlo per fare altro ripping, visto che il laser è stato usato pochissimo.

Ad ogni modo eccoci, un passetto e una direzione sono individuati.

Oggi ho trovato RP e mi ha parlato della “mindfulness” di cui è diventato, a 230 euro per 8 lezioni, insegnante. Raccontata da lui l’ho accettata volentieri la cosa: riassumendo si tratta di pratiche di meditazione di origine buddista, private del buddismo nel senso spirituale della cosa. Interessante. Non so davvero se ci penserò… sono varie vie quelle per cercare “sé stessi”. Conoscere? Accettare? Questo non lo so. Perché trovare e conoscere: beh io e me stesso ci conosciamo da 46 anni e non è che ci piacciamo granché… diciamo che andiamo d’accordo sul giudizio… e sul bilancio generale. Per cui fatto il bilancio costi-benefici, crediamo sia davvero stupido continuare a spendere in questa attività che è più saggio chiudere.

Ci sono periodi in cui mi rimetto ad ascoltare solo The Wall per intero, a ripetizione. Così come ho fatto per tantissimo tempo con 10000 Days e ultimamente un po’ con Fear Inoculum. The Wall, tra l’altro, per un certo periodo è stato anche il mio film preferito. Poi soppiantato da “Shine” e poi tanti saluti perché ho visto più film. Ad ogni modo The Wall è un’opera totale, completa, per me. Mi corrisponde, mi individua, quasi mi descrive. Per molti versi lo fa. A volte mentre lo ascolto pensando al fatto che la musica andrà a fare in culo per motivi finanziari penso ad una qualche cinica frase da fantascienza come “le opere d’arte vennero infine soppiantate quando sommata alla insostenibilità economica, il loro scopo di esistere venne meno col perfezionarsi della psicologia”.

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