non tanto smargiasso

Non vado avanti come una schiacciasassi, un rullo compressore, un trattore con questa cosa. Con i nudi di donna. Ho una mia visione, un mio sentire. Ma quando mi trovo di fronte a visioni ed obiezioni di un certo tipo, pur sapendo quel che voglio fare, io non sono insensibile alle obiezioni. Le contesto, ne discuto, non mi piego o mi fermo solo perché qualcuno mi giudica. Tuttavia quello che prima di tutto non posso accettare è che una mia modella si senta offesa nei pressi della sessione fotografica di nudo alla quale partecipa.

Nei pressi significa prima, durante, durante, durante, durante la visione dei provini sui quali prende tutte le sue decisioni, e dopo averle prese, abbastanza poco dopo.

Se è ancora incerta, anche se ha visto, pensato, firmato un contratto eterno … beh, poi riceve le foto, se le riguarda ancora per tanto. Qualcosa le fa stentire male? Certo io so che sono risentito: hanno fatto tutto, hanno avuto modo di fare tutto. Ma loro non stanno bene. E’ già chiaro che non le rivedrò mai più. E io so che sono a posto: è stato formalizzato, nero su bianco, che io mi sono comportato schiettamente, francamente, apertamente e che la loro partecipazione è stata totale, la scelta libera, consapevole, ponderata anche delle possibili conseguenze sugli usi futuri che io posso fare delle immagini che vorrei divenissero (boom!) opere.

Eppure no. Se io mi sono sentito dire , nonostante questo, che si sentono come se fossero state porno star (una ha detto così) oppure non è chiarissimo, pulitissimo, perfetto, il rapporto che intercorre tra noi, che c’è voglia, entusiasmo, fierezza, piena partecipazione, ma anzi, un senso di vergogna, sporco o qualsiasi cosa del genere… sto male anche io, non voglio.

Certo ho rabbia per il “voltagabbana” del ripensamento che pure è previsto di evitare … ma non importa. Per ora sono ancora così. Non posso pensare ad una ragazza che intervistata dica “oh come mi sono pentita” o roba del genere.

E ad ogni articolo di Smargiassi sul suo blog di Repubblica mi interrogo, anche se lo sento diverso da me, con una sensibilità diversa e che però è fortemente giudicante (lo è, anche se in un modo che lui stesso definirebbe con precisione millimetrica) , in modo da espandere, diffondere, spalmare il suo giudizio esperto e intriso di una cultura – pure interpretata – enorme, su “tutti”. O sui tutti che potrebbero avere giudizi di un certo tipo. Giudizi che intendo fronteggiare, nei confronti dei quali mi voglio porre in modo chiaro ricordando che abbiamo opinioni discordanti e presumiamo, talvolta, nell’altro, cose che non possiamo dare per vere, giuste, perché la nostra presunzione è sempre una opinione, persino una opinione su una dichiarazione esplicita, che è un giudizio su un giudizio, una interpretazione spesso non confutata da chi ha espresso il primo.

Per cui si, io voglio fotografare esplicito, non mi interessa il vedo-non-vedo, non concordo sul fatto che sia pornografico, ma se mi cambi la definizione devo vedere: le definizioni sono ciò che concordiamo essere il significato delle parole. Quello che poi eventualmente devo chiarire, se la definizione mi viene fatta scivolare da sotto i piedi come un tappeto oliato, cosa io volevo, intendevo, sentivo, pensavo.

Odi le donne se gli fotografi la figa perché è bella, loro la considerano bella, dopo aver spalancato le gambe ed essere state ritratte volontariamente, aver visionato le foto, indicato OK per la loro pubblicazione, sottolineato in prima istanza che non considerano pornografico ciò che fanno, né la mera visibilità dei genitali, che tornano più volte, che mi ringraziano per il tempo e la professionalità dedicata, che si sentono più belle di prima, che si sentono belle tout cour, che si sentono più sicure, che è chiaro che amo le donne, che non vuol dire che odio quelle brutte per il mio giudizio? Le odio? Le temo? Non le comprendo?

Ma che cazzate sono queste? “Le donne” ? Come si può parlare in modo così generico? In generale odio molto poco. Un sacco di gente mi infastidisce, mi infastidisce qualcosa di loro o non sono d’accordo con qualcosa di loro. Ecco che è sempre solo una parte. Li odio? Che cazzo stiamo dicendo? Siamo all’asilo? Brutto! Non sei mio amico. Sono un estimatore di una certa gamma di bellezza esteriore femminile. Odio chi non fotografo nudo o in atteggiamento sensuale, sexy? Quante stronzate. Sono un ritrattista: fotografo chiunque, in qualunque modo. Mi hanno detto che colgo l’anima delle persone, che i ritratti degli utenti del centro disabili sono commoventi, che i partecipanti di alcuni matrimoni che ho fotografato sono stati colti nella loro essenza.

Cazzo quando fotografo belle ragazze o giovani donne discinte sto facendo una cosa precisa. Non sto fotografando l’umanità ma alcuni esseri umani. Non fotografo vagina. Fotografo ritratti di donna che hanno anche una vagina. Ma certamente nessuno ha notato che hanno anche delle ascelle. Dei retri di ginocchio, delle lunghe gambe che spesso terminano dove inizia qualcosa d’altro e che se lo sguardo riesce a seguire le curve senza mai smettere di vagare allora io sono contento del risultato. Ma contemporanamente quella è una persona. Senza occhi, senza che tu ragazza, tu donna, sia con me mentre ti chiedo partecipazione, fatica talvolta ed anzi spesso, quelli non sarebbero per me dei ritratti. Non pretendo novità, messaggio. Sono testimonianze di un incontro? Certo si. Sono messaggi? Tutto lo è, non mi posso sottrarre solo perché non volevo dirvi niente altro che “che bello tutto questo”. Vi annoia? Ne prendo atto. Annoia tutti? Sono molto solo, allora.

Quello che invece non voglio è il malessere – nei pressi della sessione di scatto – della modella. Se poi dopo 10 anni diventa diversa sono altre faccende. Come ogni altra cosa della propria vita, non può cancellarla. E ancora, non voglio che si pretenda di poter assumere come vere delle presunzioni, dei pensieri interpretati ma mai dichiarati, mai discussi, mai precisati. Potrei avere delle opinioni forti, ma devo averle emesse e chiarite: voglio dire io quello che voglio dire. Se lo dite voi, lo avete detto voi.

Se hai verificato che quello che scriverai è vero, che è qualcosa di buono sull'argomento ed è utile che io lo sappia, ma soprattutto SE SAI USARE LA PUNTEGGIATURA, dimmi: