Puoi aprire un po’ tutte le labbra?

Se c’è una a cui posso chiedere davvero ogni cosa, senza paura che mi giudichi male, ma al massimo mi dica fottiti, mi risponda col dito medio o mi dica “no” e basta, e si va avanti, questa è sicuramente la Kiki. Certo, con l’articolo, siamo al nord.

Non pensavo che avrei mai osato chiedere certe cose a una che sta posando nuda. E invece eccoci a chiedere a Kiki se una volta può aprire di più il buco del culo (e lei mi risponde tutta tranquilla “si, credo di si, mi infilo un cazzo grosso, e poi rimane aperto per un po’, si può fare: vuoi proprio la “O”, vero? tipo per guardarci dentro? Che porco! Ahaha” e si procede con gli scatti che si stava facendo: nudi si, ma niente di eccessivo. Faccio un po’ finta di niente, ma non crediate che non sia rimasto colpito. So che lei è così.

Andiamo un po’ avanti, si fanno altri scatti a casa sua. Ad un certo punto ne imposto alcuni ma sarebbero più ordinati se le grandi labbra della vulva fossero divaricate come un fiore, separate. Glielo chiedo: puoi aprire tutte le labbra? E lei – rido – guarda immediatamente la figa: apre delicatamente, sistema tutto come se fossero dei foglietti di carta, non la sua vulva, poi mi guarda col dubbio “ma intendi queste o la bocca?” – rispondo “tutte, quindi anche quelle: ma sono felice che tu abbia pensato prima a quelle!” e ridiamo come deficienti.

Posa un po’ ma vedo che si sente un po’ scema : e io non voglio che mai, mai e poi mai si sentano sceme a posare. Puoi fare qualsiasi cosa purché tu non ti senta umiliata sul serio, scema e ovviamente brutta. Se tutto funziona tu puoi fare la più grande stronzata del mondo ma sarai figa. Quindi parliamo un po’ e di brutto quando le dico del Ronin-SC (senza essere specifico) mi fa “ah! Tu puoi essermi utile” e alza il sopracciglio professionale. “Voglio fare un porno. Io voglio proprio fare un porno e voglio che sia tu a riprendere, mi fido di te”. Non vuole farlo per guadagnarci. Ovviamente tento di di dire che questo si paga in natura, si ride, ma boh. Andiamo avanti, la vedo disinibita si, ma sempre un po’ impacciata.

Le chiedo se qualcosa non va.

Mi fa “io sono troia, mi piace fare la troia, uff”. Ma Kiki pulcino, santoddio, fallo! Sei a casa tua, sei nuda, ti sto fotografando … io sto fotografando te, non una nuda. Perché voglio gli occhi? Tu sei troia, lo so, lo sai tu. E sai cosa ne penso: penso che sia bellissimo che tu adori fare sesso, sentirti “al comando” grazie al potere del tuo sesso e che sia questo  che definiamo “essere troia” e non altre cose, negative, morali, religiose o riguardanti la fedeltà di coppia. Sei libera, sei figa, ti piace il cazzo e vuoi mostrarti nuda in qualità di sfacciata, gioiosa, dichiaratamente fiera “troia” nel senso che abbiamo detto. E allora sii troia! E allora finalmente parte. E finalmente le foto sono giuste.

Meraviglia aggiuntiva: chiama il tipo che si sta scopando ora, per chiedere cosa deve comprare per il cane. Quindi lei è davvero al telefono, non stiamo fingendo. Ma quando stava rispondendo aveva il body slacciato, le gambe spalancate sull’orlo del letto a piedi in puntina, inizia a rispondere e si eccita. Mi guarda più fisso in camera, si sente che “lo show è iniziato” e le piace. Mentre istruisce su quali croccantini, la apre con la mano e tutto nell’arco della schiena (senza che glielo ricordi io) dice che si sta esibendo con piacere, a favore di camera, si, ma divertendosi sul serio. Di tanto in tanto ci infila due dita per sfiorarsi davvero, ansima e tutto il repertorio. Si rigira, mi mostra ogni cosa mentre telefona, e gli occhi finalmente sono pieni di emozione vera.

Quando tu mi fai un regalo così, di essere proprio tu, per me, di mostrarti con sincerità di “recitare la parte di te stessa” significa che ti sei riappropriata con la totale sicurezza della libertà di essere chi sei, di mostrarmelo come se fossi da sola o come se non ci fosse la fotocamera. E’ straordinario. Poi magari avrò cappellato io, non so, vedremo. Magari dovremo rifarle. Ma se mi tiri fuori il tuo spirito, tra l’altro di una forza del genere… che poi mi faceva pure ridere: lei telefonava e intanto “faceva” la stupida. Non era né si sentiva stupida. Faceva la monella che fa la porca mentre è a telefono. Splendido.

Ed è il tipo che se le stai fotografando il culo prende le mani e lo apre meglio.

Questo non significa affatto che ne esca una foto buona, ma la partecipazione è totale.

Una delle foto più belle è di totale relax, senza nessuna parte hot. Ma una delle migliori è totalmente glamour.

Sono felice di vivere alcuni momenti come questo.

B è tornata dal mare con M e K, la madre di K e il figlio di K … il bimbo era sempre insofferente, è indietro non per costituzione ma per scarsa esposizione all’intelligenza (non scherzo, non faccio ironia: hanno persino optato per l’home schooling ma sono ignoranti) … hanno litigato, sofferto il caldo, sofferto di reciproche rotture di coglioni. Quando è tornata, verso sera, i brontolii tra lei e M erano davvero “da vecchi”. Mi sono sentito strano. Mentre scattavamo con Kiki, io ho ascoltato davvero Fabri Fibra, su cui ho sempre sputato merda. Ero in pausa e il suo tipo lo ascoltava. Ho letto la sua storia, ascoltato un po’ di testi uno di fila all’altro, cercato di comprendere, fuori tempo di un decennio, il “disagio giovanile”, il solito, circa.

Quanta gente giovane va via, a cercare più di quel che ha – forse perché i pugni presi a nessuno li ha mai resi e dentro fanno male ancor di più – Si cantava anni fa. E “la carità / finta pietà / nessuno l’ha chiesta”.

Musicalmente non mi piace questa roba. Ma i testi ci sono, qualcosa da sentire, da ascoltare, da cercare di capire, ci sarebbe. Anche se molte delle pose, dei difetti di pronuncia inutili, non hanno alcun tipo di senso… a meno che non vogliamo dire di malavoglia “stilistico”.

Ma la mia vita, per molte cose, per mia scelta (possibile, però, non per mio merito) , è ricca e libera.

Se hai verificato che quello che scriverai è vero, che è qualcosa di buono sull'argomento ed è utile che io lo sappia, ma soprattutto SE SAI USARE LA PUNTEGGIATURA, dimmi: