la legittimità della proprietà privata

guerrieri combattono violentemente

volevamo comprarla ma non ce la vendi

Terriera, direi. Come prima cosa.

Leggo nel Dizionario di Filosofia della Treccani “Al di là dei diversi modi di concepirne l’origine – e quindi di fondarne la legittimità – la maggioranza dei pensatori liberali è convinta che la p. privata e il sistema di mercato rappresentino uno degli ingredienti indispensabili per il mantenimento della libertà individuale e, al tempo stesso, il metodo migliore per spingere gli uomini a usare nel modo più produttivo beni e risorse naturalmente scarsi.”.

Beh, “al di là […] di concepirne l’origine e […] di fondarne la legittimità” un bel paio di palle. Al di là, un bel paio di palle. Io non discuto di Rousseau e di chi per primo recintò un terreno.
Esistono oggi discendenti di antiche famiglie nobili o latifondiste di alcune città Italiane che – ora, adesso – sono ricchi di famiglia. Trasferimenti, eredità, interessi e gruppi bancari, investimenti. Ma “al di là” i miei coglioni!

Perché vogliamo allontanare da tutto questo la brutale natura dell’appropriazione indebita? Illegittima?

Oppure “aggressione” e “guerra” sono metodi legittimi e dovuti (e se è dovuto è un dovere e il dovere è un obbligo) e allora se io voglio, io devo prendere. Devo farti guerra, devo spaccarti la testa, devo spaccarla a te e a chiunque si frapponga tra me e il possesso di qualcosa che desidero e dopo aver pisciato sulle tue cervella sparse sul campo di battaglia, bearmi della legittima proprietà privàta, di cui io ho privàto te. E quindi cosa succede alla nostra fantastica umanità? Succede che se sono più forte ti aggredisco, tu soccombi e io domino: divento Dominus della mia legittimamente acquisita proprietà. Bene, quindi da quel momento sono subito un liberale e mi appresto a produrre valore o a farlo produrre da qualcuno. Che per qualche cazzo di motivo dovrebbe farlo, invece che staccare una mela dall’albero, scopare e dormire. Ah si, perché lui sa come fare, ma non ha un cazzo e la mela sta su una proprietà di cui non è riuscito a privare nessuno.

Finché non arrivi tu e mi spacchi la testa, versando il mio cervello a concimare la tua nuova proprietà.

Al di là, un bel cazzo.

La proprietà privata è certamente una convenzione: noi conveniamo. Appena non conveniamo più chi si occuperà di garantire quello che era il mio diritto e tuo dovere rispettare? Chi lo osserverà? Chi riconoscerà che lo sia? Se non conveniamo, chissenefrega se “secondo te” è tuo, no? Secondo me no, io prendo. Ah dici di no? E altrimenti? Et voilà. Al di là della legge, del convenire, dell’essere legittimo si torna al come quella proprietà sia stata acquisita.

Ad esempio io ho un cannone più grosso del tuo. Oppure semplicemente sparo per primo. Sei morto. Quindi ora è mio: me lo prendo.

Non si esce da questa merda (escalation atomica a parte) se non si capisce che è la legittimazione della proprietà, fatta in modo giusto, regolato, convenuta a partire dalle sue stesse fondamenta, che risolverà le cose, non un fantomatico “crollo del capitalismo” e una rivoluzione magica, fatta da chi? Da chi ha fame e non ha niente? Figurarsi se ha i mezzi per ribaltare qualcosa, protetto da qualcuno pagato da chi ha tutto.

Funziona, per ora. Certo. Ma in effetti è giusto? E’ legittimo? Se risaliamo indietro di 3-400 anni, che è pochino nella Storia dell’umanità, sicuramente qualcuno ha vinto una guerra. Quello grosso ha spaccato la testa a quello meno grosso. Tutta qua la legittimità. Catene di teste rotte da qualcuno a qualcun’altro che ne ha rotte un po’ prima, prendendosi il suo, che prima non era suo, che prima non era suo. Un bel quantitativo di persone non ha mai avuto niente, nessuna possibilità, a prescindere da merito, impegno e capacità, perché di base non aveva niente se non sé. Ed in alcuni casi, legittimamente, nemmeno quello.

Concordo con le tesi di chi conclude che l’efficienza di utilizzo di una proprietà privata, rispetto ad una comune, è differente e che siamo portati a far rendere ciò che è un bene nostro, che associamo all’amor proprio. Ma resta il fatto che siamo otto miliardi e se anche fossimo 6, comunque esistono aree scomode, aride e inutili persino ad un sasso. Tolte quelle le risorse sono limitate. Dividiamo per sei miliardi da adesso ma per convenzione, con la stessa violenza di alienazione con cui anticamente sono state spaccate teste e fatte roteare in cielo colonne vertebrali umane per frustarne altri fra gli schizzi di sangue copioso. Si, non dimentichiamo di come una volta le spade non fossero che bastoni di ferro non affilati. E prima le mani nude, rocce, bastoni appuntiti. Prendete oggi un bastone appuntito senza usare un coltello, infilzatevi uno stinco da parte a parte e poi per favore iniziate a pensare se “legittimo”, per l’acquisizione di una proprietà qualsiasi possa considerarsi un termine appropriato.

Certo, ci sono interessi e vari “too big to fail” oggi che possiamo considerare a tavolino.

Ma a tavolino ci sarà anche chi non ha niente. Se tra vari personaggi, dall’assegnazione ad una settimana dopo, volete rimettere assieme Google, la Findus, un campo da Golf o quello che vi pare, vediamo, sono fatti vostri.

Ma facciamola questa ipotesi.

Oggi hai un campo da golf da 90 ettari di terreno. Supponiamo che per la “Grande Spartizione del 2020” ti ritrovi espropriato, da gennaio, di 5/6 del tuo terreno. E ovviamente pari divisioni e ridistribuzione saranno fatti con i soldi di tutti, all’istante; ogni bene materiale ed immateriale, magari escludendo i frutti accertati del lavoro intellettuale individuale: se hai inventato una canzoncina che ascolta tutto il pianeta, non hai preso niente a nessuno per idearla, mai.Quindi non comunismo: no, solo divisione immediata di tutto. Arrivano Keyko-lien-Ji, Susanna Bigozzi, Farehd-Almehd, Deborah Flanagan, Pierre Tardou, i nuovi proprietari di ognuno degli altri sesti : “heylà, ciao Gianni! che si fa? Eh che muso lungo!” e da quel momento, davvero, per la prima volta nella storia dell’umanità, il capitalismo e il libero mercato potranno partire da una base legittima. Niente vieta a tutte quelle persone di vendere. Ma niente li obbliga. Tranne un atto, finalmente, da tutti riconosciuto, in ogni parte del pianeta Terra, illegittimo.

Governo degli Stati Uniti del Mondo; tutto controllato dai Norvegesi o da qualcuno che ha dato prova di non fare schifo eticamente.

Sono sicuro che riusciremmo a fare cagare comunque e generare di nuovo accentramenti di potere. Ma non sarebbe un pianeta privo di governo e leggi. Solo una mega-legge e un mega-esproprio renderebbe la precedente indiscutibile proprietà, una NUOVA indiscutibile proprietà, di cui discutere invece lo scambio. O anche no.

Ad esempio se vuoi comprare la Groenlandia e non te la do, che fai? Mi vuoi spaccare la testa e andare a pesca di squali coi miei quadricipiti femorali ancora colanti di sangue radioattivo?

Se hai verificato che quello che scriverai è vero, che è qualcosa di buono sull'argomento ed è utile che io lo sappia, ma soprattutto SE SAI USARE LA PUNTEGGIATURA, dimmi: