#nondirloalfotografo – cosavuoichesia

Hola a tutti! Per il nostro consueto appuntamento #nondirloalfotografo oggi abbiamo la consunta versione fotografica di “cosa vuoi che sia, per te son cinque minuti”, presente in ogni fottuto mestiere che non sia il vostro. Ecco a voi:

dai tanto sono giusto due scatti #nondirloalfotografo

Ci sono vari modi ti cagare in faccia il vostro disprezzo intrinseco per la competenza del lavoro di qualcun altro. Uno di questi modi è farne una valutazione riduttiva, o meglio minimizzare e soprattutto sminuire aprioristicamente sforzi, dispendi di energie od economici, di tempo, di impegno o di qualsiasi altra cosa sia necessaria all’ottenimento di un risultato : ma non da parte vostra. Ad esempio la capacità, il talento, necessari per quei “due scatti”. Tu che cazzo ne sai se sono due scatti? Cosa cazzo ne sai di cosa sia necessario per quei due scatti? E se io ad esempio devo fare 50 km in totale per quei tuoi due scatti? E poi, tu, li sai fare quei due scatti? Perché non te li fai tu? Perché non provi a prendere confidenza con qualcun altro con i prezzi esposti fuori in bottega invece di tentare di sfilare lavoro gratis a me sfruttando opporunisticamente l’amicizia per avere beni e servizi gratis? Non lo faccio nemmeno per una che me la da, raga, figurati per uno che cancella l’amicizia in un secondo con questa merdata.

Un altro modo è fare tu il prezzo invece di chiederlo. Esempio: ué! Vuoi guadagnare 50 euro che ci sono degli scatti da fare? Ma ficcateli nel culo aperti con tutto il resto della mazzetta da 300 pezzi, i tuoi schifosi 50 euro. Che ne sai di quanto costa il mio servizio? Me lo hai chiesto? Magari solo per muovere l’attrezzatura te ne volevo chiedere 350, solo per essere li e poi sono 70 euro all’ora con un minimo di 2 ore a prescindere dal fatto che ci stia 5 minuti, più costo chilometrico per la mia auto calcolato su tabelle aci, signor vuoiguadagnarecinquantaeurobbella? Dai, infilameli negli slip amore.

Un altro modo è fare finta che valga un pasto. Mi stai dicendo che in pratica mi dai da mangiare, ho bisogno che mi paghi tu il pasto e questo mi farà lavorare per te per il corrispettivo; che siamo a posto: dai che ti offro la cena. La risposta a questa merda deve essere, cari amici fotografi, ora e sempre, una sola: TU PAGAMI CHE POI LA CENA TE LA OFFRO IO 50 VOLTE CON QUELLO CHE MI DEVI PAGARE.

Ecco qua.

Dunque ok, può darsi che siano “giusto due scatti”, ma non sai niente nemmeno di uno solo di questi due scatti. E non sai nemmeno, altrimenti sei tu il professionista, e te lo puoi fare tu il lavoro quindi non chiami me, se siano necessari due scatti per ottenere due immagini. E tutto ciò che comporta ottenere quei due scatti. Magari si, magari sono due scatti. Ma con il “dai, sono giusto due scatti” tu vuoi dire : quindi non mi devi fare pagare.

E allora c’è sempre il solito racconto del tipo che arriva e avvita una vite e poi chiede 4000 euro e gli dicono “ma… hai solo girato una vite e ci hai messo 20 secondi!” e il tipo “20 secondi per girare la vite, ma 15 anni per sapere quale vite girare e soprattutto da che parte e di quanto: ho risolto il tuo problema, tu no”.

Quindi? Quindi si chiede. Quanto costa? Quanto ti devo? Quanto costerebbe fare questo? Cosa è necessario per ottenere questo e quanto costerebbe? Ecc. Si chiede il preventivo, preventivamente. Un po’ come guardi se il caffè costa un euro, uno e dieci oppure sei in piazza a Venezia e costa 3 euro. C’è scritto fuori. Non entri tu e gli fai “tè, vuoi guadagnare 20 cent? fammi un caffè”. Perché la risposta risiederebbe tra l’indice e l’anulare.

1 Comments

  1. ma non relativamente alla fotografia, immagino… giusto? Relativamente a tutti i lavori “degli altri”. Una volta si chiedeva sempre, no? Quanto mi costa? Quanto ci vuole? O un più garbato “ho questa necessità, problema, ecc: cosa si puuò fare, quanto costa, in quanto tempo avrei il risultato e a partire da quando, visto che esistevi anche prima che io mi rivolgessi a te e forse stavi facendo altro?” 🙂
    cose di questo tipo 😀

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