mentre piovono coccinelle

Bastare a sé stessi. Rispettare sé stessi. Amare sé stessi.

Grandi seghe. Autoerotismo, autobastismo, autorispettismo.

Mentre piovono coccinelle tra la tastiera e le mie mani ci penso: assomiglia a quel tipo di valutazioni totali sul “saper vivere” (pare che ci sia qualcuno che sa come si deve vivere, che può valutare se lo fai correttamente, splendidamente, oppure male, se bagli a vivere, se vivi così così) ed anche quelle più vecchie sull’essere maturi oppure infantili. Le malsopporto? Le tollero? Se avessero un senso assoluto, definito, condivisibile, potrei decidere se tollerarle o no. Ma è proprio il fatto che qualcuno usi queste parole senza prima convenire con altri cosa intenda che mi fa astenere. Fino a che magari non decidi di dichiararti: se con maturo intendi questo, allora…

Puntualizzatore, fastidio.

Ma autoparlismo? Autoreferenziale? Autofficina.

Se la regola del bastare a sé stessi fosse buona. Allora. E giù ad elencare conseguenze che contrastano con questa tesi. Non lo faccio.

Mi sono fermato, non voglio parlare di autoreferenziale: l’etimologia di bastare a sé stessi mi dice “autosufficiente”. Se si tratta di funzionalità, di pragmatismo, già non ci siamo. Cacciatore-raccoglitore. Lo sei? O lavori nel terziario e se mancasse la corrente moriresti? Non sei autosufficiente, baby, chiunque tu sia. Ti serviamo tutti noi, il supermercato, amazon, il signor Binfrini, quelli della Effegiesse noleggi, la pizzeria da Gigino2000, la Apple: migliaia di persone ogni giorno non ti bastano, perché domani avrai una nuova esigenza che migliaia di persone concorreranno, ognuno per la propria parte, a soddisfare, e questo, la soddisfazione è quello che – una volta dàtati – ti fa dire “basta così, questa precisa esigenza è soddisfatta”. Non ti basti tu, ti bastiamo noi. Anche solo per una pizza. Persino il meleto più vicino potrebbe non renderti né Adamo né Eva.

Ma supponiamo che tu sia un novello Robinson Crusoe. Basti a te stesso per soparvvivere fino alla morte per vecchiaia? Bello. ti godrai tutta l’isola. Bello.

Ne piove un’altra, di coccinella: aspetto che tiri le ali in barca, le richiuda sotto la carrozzeria rossa, avvicino la penna e la faccio volare lontano con un piccolo gesto. Forse bastava a sé stessa, era sola, sul mio tavolo. Cercava cibo. Cercava di riprodursi.

Alcuni dicono che i figli siano l’obiettivo della vita. Riproduzione. Obiettivo primario della specie. Come i ratti, le zanzare, le mosche. Anche noi. Ok, innalziamolo: l’amore per i propri figli. Per la loro vita. Quindi l’amore, un altro tipo di amore. Ricambiato? Però un attimo, se fosse vero allora finché a loro volta i figli non figliano il loro obiettivo nella vita non è raggiunto e soffrono ? Ma bastano a sé stessi, no?

L’amore è come il sangue nelle vene? Come l’ossigeno. Il sangue è il mio ma l’ossigeno sei tu?

Ho più coccinelle dento casa io d’inverno di quante ce ne siano fuori d’estate. Seguono la luce e si rintanano dietro ai faretti alogeni. Durante le feste di natale stanno tra le lucine. Quando attacco la stufa allora fanno un po’ di tour ovunque.

Bastare a sé stessi significa letteralmente essere autosufficienti e questo si che lo capisco. Significa che sai pulirti il culo da solo, che ti fai da mangiare, che ti paghi le spese, che non devi chiedere ad altri di farti le cose, di pagartele, di risolverti i problemi.

Alcuni dicono che l’amore sia un’illusione. L’illusione è quella di essere autosufficienti. Nessuno è completamente autosufficiente. Mai. Diversi gradi di autosufficienza caratterizzano diversi momenti della vita. Ma se siamo sinceri e intellettualmente onesti dovremmo capirlo da soli: una volta aperta la breccia del “non è vero che siamo autosufficienti”, e che è chiaro che abbiamo un determinato grado di autosufficienza perché una cosa la so fare io ed una tu, che la sua estensione è solo una scommessa, una casualità geografica, una botta di culo, una predisposizione personale o un interesse. E lo stesso credo che valga per avere il cuore pieno di sé, la casa piena di sé, il tempo pieno di sé. Ci sono differenti gradi di indivudualismo. Non esiste davvero che la ricetta per la felicità sia batare o non bastare a sé stessi, io credo. Mi sembra che ci siano alcune persone che stanno in un modo ed altre in un altro. E mi pare che se ne scorga il germe fin dalla più tenera età, dove le cose si fanno più elementari e chiare, ma secondo me più sincere e assolutamente prive di sovrastrutture che ci fanno dire “si ma poi si cresce”.

Cazzate.

La quantità di “io voglio” che quel piccolo mostro intende mettere avanti all'”io voglio” degli altri è quello che determina ogni cosa nel suo ed altrui futuro.

E no, non lo condanno. Perché ecco che due “io voglio” possono unirsi. Vogliono la stessa cosa? Può essere, ma non vogliono rubarsela. Concorrono ad un medesimo obiettivo? Può darsi. Quindi non bastano a sé stessi, ma bastano l’uno alla mancanza dell’altro: senza non raggiungerebbero l’obiettivo. Oppure no, non concorrono al medesimo obiettivo. L’uno partecipa dell’altro, ed ognuno persegue il proprio obiettivo. Ma non da solo. Non senza l’altro.

Quei due bambini giocano assieme. Alcuni giocano da soli. Alcuni giocano da soli perché non riescono ad avere a che fare con tutto quell’io voglio che hanno dentro, non riescono a mollare l’osso. Tutto quello che vogliono loro è infinitamente più importante di qualsiasi cosa vogliano gli altri.

Me lo ha mostrato la mia nipotina.

Osservare la base di quello che siamo, in nuce, aiuta molto. Alcuni davvero stanno bene se “giochi con me”. Altri vogliono quel giocattolo per sé. Altri vogliono che quando giocano gli altro obbediscano mentre loro comandano, su ogni aspetto del gioco. Altri giocano assieme un po’ a turno, un po’ guardandosi, un po’ facendo giochi assieme e un po’ stando per conto proprio. Ma alcuni si, sono bambini solitari davvero, stanno bene così davvero. Parlano con gli altri per un attimo, con gli adulti, solo perché viviamo sullo stesso pianeta, ma procedono per conto proprio.

Altri sono soli ma ne soffrono e contemporaneamente non riescono a rinunciare a quella quantità di “io voglio”… oppure sono deboli e impauriti, sopraffatti dalla violenza della volontà (io voglio) degli altri.

fonte immagine, video in QUESTO articolo.

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