fuga per la salvezza, codardìa, caos (51ma puntata)

Cronaca di una parabola di delirio. Il pomeriggio ha preso una piega brutta. Forse uno squilibrio con gli psicofarmaci, forse il tempo grigio per metà giornata. Ma qualcosa prendeva male. A pranzo lei ha chiesto dai dai dai vediamoci pranziamo. Si annoia, penso. Chemmefrega, ok, pranzo in compagnia. Aveva rifatto l’assicurazione, poi sarebbe andata a prendere l’auto. Prossima settimana deve posare, quindi mi premuro di ricordarle alcune cose e osservo che ha una pletora di brufolazzi sulla guancia e lei mi dice che si possono eliminare con la “pulizia del viso” … ma non mi risulta. Solo che non sono un estetista (come non lo è lei del resto) e quindi boh, sentiamo, dico, subito, andiamo da K che lo sa. Ci andiamo. Non era vero e comunque richiede giorni. Non ci stiamo dentro. Hey ma ormai è ora di prendere l’auto mi accompagni? Sono di strada. No problem. Le faccio benza, prende la sua macchinetta, ciao. Giorni fa mi aveva rivelato di aver fatto sesso col suo bisonte in un modo che io adoro, ma la conformazione del cazzo è differente, con lui bla e bla. Sono colpi che io incasso, ma ci metto un po’. Razionalmente si fa presto a ricordarsi che come non si diventa alti così il cazzo che hai ti tieni. Ma per chi non ha autostima la fatica è più grande. E ricordiamoci: non sono un computer, non sono un angelo del signore, sono un essere umano, un discendente dalla scimmia. Ci metto un po’. Ma mi passa. I mille segni che la ragazza che amavo è estremamente – e forse solo – superficiale si fanno sentire sempre più. Io queste cose le adoro, ma non voglio solo quello. E non la disprezzo. Ora verrà, il dunque.

Devo lavorare, ho molto da fare, la lascio alla sua macchinetta e vado. Ad un certo punto col dolce arriva l’amaro, complice forse uno squilibrio chimico mio, ma assieme ad un po’ di meraviglia, di respiro e di vita, arriva del dolore; un po’, cerco distrazione, non la trovo. Mi metto a fare, lavorare, leggere e scrivere anche. Vado a cena con un amico, appuntamento a lungo rimandato. Torno a casa, lavoro. Ricevo cose belle dalla luna, un po’ di peso si alleggerisce, un po’. Penso ai giorni che passeranno per un po’ di vita, oltre le nuvole, sulla luna. Ma ad un certo punto mentre lavoro, dopo cena, lei mi scrive di nuovo. Prima fraintende un mio amico dicendomi che è un porco (ma mimanda uno screen del perché) , quando la figura della porca (per problemi di comunicazione e lessico ed interpretativi) l’ha fatta lei, le spiego. E comunque stava flirtando, sa che ha la mia età, sta solo cercando di capire se farselo, di giocarci. E a questo punto, inizio a dirmi, anche di farmelo sapere. Per lei, non per me. Ho letto nei suoi occhi da tempo la fine del desiderio e dell’amore. Quindi cosa le serve in quella testa? Gelosia? Spettatori e pubblico da stupire?

Poi mi dice che ha intenzione di “andare a farsi picchiare ed insultare” dal suo bisonte. Voglio toccare il fondo – mi dice, scrive. Magari mi ammaestro.

Io conosco tutta questa merda. Per averne letto. In parte mi affascina, se va tutto bene. Essere sicuro di avere io il guinzaglio, di sapere che si gioca, anche duro, ma che non disprezzo questa donna, ma che vogliamo fare qualcosa di intensissimo, lo posso capire. Ma io ricordo: ricordo che – fuori dal gioco e dal sesso – usò la forza e io per reazione le torsi un polso: ed ero un violento. E mi sono terribilmente pentito. Le storie infinite su questa cazzata non finirono per giorni. Scoprii che le piaceva un certo grado di violenza nel sesso, del resto solo sculacciate, anche ben assestate, come a tante altre piace. Ma mi sembrava apprezzasse davvero molto, quindi le proposi di alzare il tiro, ma sentiva dolore non piacevole, non gradì, smettemmo. Quindi io ricordo bene. Mi dice “io non sapevo che volevi fare sadomaso, non me lo hai detto” e le basta un “non ricordo” e altre incoerenze per ricordarle che le avrei fatto ogni cosa. Sono le incoerenze che mi mandano fuori di mela. Il si e il no contemporaneo, la fonte della pazzia.

Le dico basta. Non voglio sapere. Basta sapere del tuo sesso con chiunque. Basta sapere di te e di lui: inutile che io sappia, non voglio essere il tuo spettatore guardone; in realtà mi da fastidio, non sono immune; mi hai voluto come amico, io non sono uno da racconti da bar (mi sfogo qui, ho un blog, no? posso svuotare il cervello e un po’ di questa merda di anima) e se ti ho detto di lei è perché io sono un po’ felice e tu volevi che io andassi avanti e io ci provo, o morire o vivere sul serio. Ma io non voglio raccontarti quello che per me è privato. Noi non siamo più una cosa sola. Hai buttato via questa cosa, hai voluto al suo posto un amico. Lo hai avuto. Non tirare troppo la corda e se avrai bisogno mi troverai. So che in parte mi hai raccontato questa cosa perché dovrei fermarti. Ma dirai di no.

ehmacheppalle

Cheppalle?

Io sclero. Ti saluto fino a martedì, io mi salvo la vita, io vado avanti, ti avverto che ti blocco, smetto di essere cheppalle, smetto di farmi i fatti tuoi ed essere pallosamente preoccupato che qualcuno ti spacchi la schiena mentre ti diverti. Divertiti, Have fun. E ti blocco. Pling, dopo due secondi appare su Instagram non fare il deficiente sbloccami, sei permaloso. Dico rileggi, rileggi tutto e vedi chi è uno stronzo e chi ti vuole bene; il permaloso ti blocca pure qui, ti saluto fino a martedì, divertiti a sangue, divertiti da morire.

Dentro a questo dramma ha mescolato i suoi che le promettono di sostenerla economicamente e poi non mantengono, che non le lasciano libertà in casa di esistere mentre sua madre tiene tutta la casa in silenzio per lo yoga, che questo farle credere di essere sostenuta e poi non sostenerla la mette nei guai perché non può fare x y e z e allora potevate mettervi il goldone (su questo sono d’accordo) e allora io mi faccio distruggere, ma lo mescola, lei vuole anche farsi aprire il culo da un cazzo enorme e sentirsi troia (e questo è bello) e sentirsi schiava (e questo è bello) … quindi è una cosa mescolata, perversa, distorta. Lo mescola all’insuccesso con il violino (ma io c’ero quando non ha insistito). Le ricordo la sua incoerenza con me per una semplice reazione ad una violenza sua ed ora questo – e lei dice si ma io non ero consenziente, qui lo sono, anzi l’ho proposto io e lui ha detto si. E’ innamorata di lui e lui se ne fa altre, cesse pure, cosa che le fa male all’autostima. Penso che lei abbia proposto questo per essere l’unica, per dargli qualcosa che le altre no. Lo penso io, non lo dico. Anche perché ci sarà sempre uno che pensa di servire il male pensando che il male lo proteggerà. Tutta questa mescolanza di bordelli mentali e del fatto che per me non è un film pulp mi fa sclerare. Sclero di brutto. Perché in realtà lei sbotta violentemente contraria, alla fine fa, ha sempre fatto, ciò che non richiede uno sforzo ed impegno prolungato (lavorare, studiare, risparmiare) ma un colpo di testa che sembra un gesto eroico e stoico, un sacrificio umano. Ma lo dice a me. E io non posso davvero salvarla. E me lo dice mentre offende il mio ricordo e l’incoerenza tra quello e questo che fa. Me lo racconta, forse perché crede che io sia una qualche specie di spettatore sfigato. Io invece chiudo la porta, chiudo la finestra. Giù in strada si accoltelleranno, domattina vedrò sangue sul selciato.

Il problema è che dietro la porta e finestra non c’è solo una giovane donna che vuole farsi sbattere allo sfinimento. C’è una ragazza che ha bisogno anche di aiuto. E che non vuole farselo dare (solita storia, ho un fratello in questa condizione). Una ragazza che davvero, davvero si diverte e gode in determinate pratiche. Davvero si è divertita a vedere un vecchio film con Giannini (che roba brutta Santoddio! Giannini doppiatore lo adoro, ma la merda trash che faceva negli anni 70…) dove lui stupra lei e quando lei gode la lascia li, dicendo “no, bottanazza, tu te devi innamorare, solo dopo lo potrai avere ahhh!”. Si è divertita non perché è trash o paradossale: per la scena come presa per vera. Lei che violenza vera l’ha subita. Capisco che ci sia del malato in tutto questo. La mescolanza di autodistruzione e piacere è inestricabile per chi non la considera un oggetto. Ma per me lo è, inestricabile. Se avesse davvero voluto essere picchiata, maltrattata, umiliata, perché era un piacere sessuale consenziente, in cui avere controllo senza che le cose sfuggano, credo avrei potuto. Perché la amavo e non avrei mai voluto che lei stesse male davvero. Questo fanno quelli che praticano BDSM. Ma io qui non vedo un semplice atto consenziente. E non lo vedo nel raccontarlo a me. Non lo vedo nel mescolare tutto con altro. Non è solo una scelta consenziente di spasso “hard”.

E allora io sono andato. Andato via, ma per non andare di testa. Per sopravvivere, per volare via tra 2 giorni, continuando a respirare, perché se muoio muoio, ma soffrire no; stavo bene, stavo migliorando. Non voglio ignorare il dolore altrui, ma non posso affondare ancora e non voglio cazzate in mente. Cazzate non mie, non più della mia vita. Cazzate che magari dovrei vedere come passatempi dei 20 anni, di quelli non miei. Ho fatto cazzate io, ma non pericolose. Queste sìano le sue. E sue restino. Via dalla mia testa.

In parte mi sento in colpa. Giuro che mi è venuto in mente di avvertire i suoi (che sono separati e mi odiano, quindi uno per uno e aspettandomi merda)  che se succede qualcosa io – meschino paraculo – non c’entro. Non di avvertirli che c’è casino. Ma loro pensano che sia io che la porto sulla cattiva strada. Mentre lei di strada, km, ne fa, per andare a farsi fare di tutto da uno che è semplicemente la personificazione che lei adora, ora, sia estetica sia caratteriale di un cattivo dei film, grosso (dappertutto), grande (dappertutto) che la tratta come la sua schiava. Tutto molto affascinante. Tutto fuori di testa. Sta volta un po’ troppo.

Un po’ sono cose che non voglio sentire perché è una mia ex e non l’ho lasciata io, non dimentichiamolo, non sono immune a racconti su cosa fa nel sesso o nell’amore: leggete gelosia impossibile, una cosa che non mi deve riguardare! Amico si, ok, ma ricordiamoci del mio cuore, please. Sono umano. Un po’ invece sono cose che non voglio sapere perché mi preoccupa che si faccia male e vorrei aiutarla a non farsene… ma contemporaneamente mi sembra di essere una vecchina col fazzoletto in testa in un mondo di satiri e baccanti che sanno quello che vogliono. Allora scusate, ma i satiri che conosco io dicono “io voglio impalarti col cazzone” e le baccanti dicono “e qui c’è il mio culo, la mia gola, il mio tutto, mi butto dal terzo piano per infilarmici senza paracadute e se sbaglio mi farò un buco aggiuntivo”, ma mai, mai in nessun momento mescolano questo con “voglio degradarmi perché i miei mi trascurano e non mi aiutano economicamente” o “la mia vita è una merda quindi distruggimi a botte e insultami”. Questo, questo elemento mi fa dire che non è un’orgia estrema ma divertente.

E quindi esco, tolgo il disturbo, non sono assente come amico: SMS e telefonate le posso ricevere. Sei davvero nella merda? Ho dato la mia parola. Mi prenderai per il culo perché cosa vuoi che sia, non fare il santerellino perché me lo faresti anche tu se te lo permettessi? Ecco, tolgo il disturbo perché non voglio fottermi una testa già compromessa. Sono cose che mi piacciono, sempre e comunque, incasellate nel godimento, senza che mai, in nessun momento, qualcuno cerchi questa sottomissione perché cerca autodistruzione, perché vuole non-esistere, soffrire.

Io so cosa vuol dire desiderare di non-esistere. Per non soffrire.

Desiderare di soffrire, di sentire degrado, di umiliarsi non per mostrare un totale annullamento nell’altro, dentro l’altro, ma che ti ama, NON per questo… ma perché ti disprezzi o qualcosa di simile. Questo no.

Ho girato le spalle? Aveva detto che sarebbe andata dalla psicologa, una volta a settimana. I suoi del resto le avevano detto che le avrebbero dato 25 euro a testa a settimana. Per questo. E suo padre ha 50 euro AL MESE per sopravvivere (ha paga e tredicesima, ma probabilmente una quantità di debito che levati).

E ora io dovrei dormire sereno. Pulp fiction mi fa una sega.

Ragazzi, ragazze, signore e signori: il sesso, anche estremo, ma fatto per il godimento, anche la sottomissione, anche cose che per alcuni sono disgustose, non mi sono estranee, non le rifiuto per partito preso. Ma se non sono la manifestazione di qualcosa di male, che lascia il male, il disagio dentro. Ne ho già tanto, non lo voglio io, non voglio che ne abbia chi conosco. Se ti tagli per sentire meno dolore o distrarti da un altro. Se ti tagli per sentirti vivo perché altrimenti non senti niente.

Per me è troppo. E sono in loop: troppo, scappare, codardo, troppo, scappare, codardo  – loop, tilt.

Certo se lavorasse ‘sta gente, 8 ore, cazzo. Quanto riprende energia il vecchio “l’ozio è il padre dei vizi” ? Ma mi contraddico sul disagio esistenziale. Basta, dormire. Now.

Ora però, mentre lo dico, mentre lo rileggo, penso … e se fossero due schiaffi e “troia” ? Di cosa parliamo? Sono cazzate. Mi sono figurato botte. Ha detto “picchiare”. Che sia il solito problema di lessico, più che di intensità nella violenza? Per me due schiaffi e vari sinonimi di zoccola non sono “insultare e picchiare”. Io penso ad un degrado, a rimore di ossa sotto la pelle. Questo per me è insultare e picchiare. Cose non consentite, fuori dal limite.

Pensare che tiene bambini dellla materna, questo si che fa ridere! 😀 E so che li tiene con amore e con tutte le cure, anche il timore di non far bene e sotto gli occhi delle altre maestre. E’ tutta una dicotomia, un delirio che…

Sono stanco. Non mi toglierò il dubbio, lo cancellerò, sono fatti loro adesso.

33 Comments

  1. Ecco fossi in te mi dedidicherei al Mio di bene….perché credo sia un po’ giunto il momento di prenderti cura del tuo cuore. Con tutto il rispetto, e ti parla una vecchiarda che va verso i 49 quest’anno, quando una donna sceglie un certo “tipo” di uomo e di sesso sa molto bene il perché e il per come. Quindi pensa al TUO bene, ne hai bisogno.

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    1. se è una donna. Ma lei è una bambina. Ha 22 anni. E io, dentro, ne ho meno di lei.
      Ogni giorno cerco di scegliere il mio bene.
      Il sesso violento, sporco, la sottomissione e la dominazione si possono fare bene o male. E bisogna capirlo. Lei non sa, quindi io non so. Quindi caos.
      Ho scelto per larga parte il mio bene. Ma non voglio ignorare.
      E su consiglio di mamma, non l’ho fatto.
      E ho fatto bene.
      Perché quando ignori gli altri pensando di fare il tuo bene, fai il tuo male perché quello che fai ti sporca dentro, ti logora, resta con te anche quando gli altri non ci sono.
      Io cerco di essere in equilibrio nel mio squilibrio: di salvarmi ma senza che una giovane donna strisci inascoltata.

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      1. Sono d’accordo ma sappi che le persone di possono aiutare nel momento in cui decidono di essere aiutate. Io ne aiuto tante ma quelle che non accettano dentro l’idea di essere aiutate alla fine finisce che io mi esaurisco e loro tirano dritto x la loro strada che a sua volta finisce male.

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      2. il sappi lo so.
        per questo tutto questo giro di casino
        per questo la mia chiusa “e allora fottetevi”
        ma mi si richiede un po’ di ascolto
        un’opinione
        anche se mi si ributta in faccia
        è limitato il mio aiuto, non le dedico anima e corpo al 100%
        Da un po’ di tempo il mio primo pensiero non è più quello di morire.
        Dovessi ritornare in quello stato di disperazione, invece, lo sarebbe. Sarebbe sempre, ogni giorno: o aspiri il monossido di carbonio, oppure fai qualcosa per migliorare quello che non ti va, perché lamentarti e basta non cambia la situazione. Questo faccio.
        Se c’è un po’ di spazio, una parte del mio cambiamento, da alcuni anni, è avere un rapporto importante, intenso, bello, con le persone. Non salutarsi e lavorare. Non sono più in una struttura aziendalista.
        Parte della mia sopravvivenza lavorativa oggi è bagnata da questo zucchero qui.
        La vita è un gradino sopra: la vita richiede – per me, per aver un senso – l’amore. E l’amore che voglio io ha dentro anche il sesso, perché, se hai letto il mio passato, ho creduto alla balla che non servisse.
        Non era così.
        Ho anche creduto alla balla di poter bastare a me stesso impegnandomi.
        Era una balla.
        E lo devo a lei, che ne sia consapevole o meno.
        Capisco bene il tuo punto di vista: lo applico, moderatamente, con i miei stessi familiari. Un po’, poi non riesco. Poi devo sopravvivere. Ho la mia ansia da combattere: se ci butti dentro la tua moriamo tutti e due e non posso sostenerti.

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      3. passatempi.
        la vita non ha senso, né significato
        alla vita siamo noi a darlo, glielo assegnamo e lo scegliamo.
        io l’ho scelto: l’amore (l’amore di coppia, per di a da in con su per fra tra una donna, all inclusive, con sesso e tutto) – se non ho questo, riempire intelligentemente il tempo non dedicato alla sopravivenza è solo un vezzo di stile

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      4. non voglio sminuire il tuo slancio, ma saresti l’ultima di mille a ripercorrere questa strada, ovviamente con me in testa a dire per primo le cose… e smentirle con la realtà.

        Ma nello specifico: lei è già superata. E con “già” bisogna entrare nei miei termini di lunghezza. Di solito ci metto 7 anni prima di superare un distacco.

        Ora una piccola parte del mondo mi ha manifestato apprezzamento. Questo, questo e non ragionamenti astratti ma smentiti dalla realtà, questo è qualcosa.

        Di questo e di ogni cosa che lo riguarda ho già, mille volte, scritto in questo blog. Ma comprendo che il dialogo sia più agevole e divertente. Solo che … parleremmo del già detto 🙂

        Grazie comunque 🙂

        In altri tempi, in cui non era mia intenzione, passavo solo di là, dal ponte e guardavo il panorama, uno in bici passò e mi urlò “BUTTATI!!!!!!!!!!!!!”. Ecco, grazie per non sottovalutare la cosa e buttarla in burletta.

        Rispetto chi abbandona la lotta. So che è più facile andare che restare. Non li derido. Non abbiamo scelto di esistere. Non abbiamo scelto le regole, non abbiamo scelto il posto, lo stato (minuscola) in cui ci saremmo trovati. La nostra forma. Le nostre inclinazioni desideri attitudini genitori ambiente. Non è una scelta, non dobbiamo prenderci questa responsabilità. La merce che ci è stata data non ci piace? Dobbiamo poterla rifiutare serenamente, e che chi apprezza quella che ha mantenga il giusto contegno, si contenga, nel pensare che il proprio sentimento sia identico a quello altrui.
        Il dolore di ognuno è reale. Che la causa lo sia o meno.
        E io il dolore non lo accetto.

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      5. lo comprendo; se dovessi leggere qui sul passato, saprai che quelli così li conosco persino quando dicono di voler morire.
        In realtà no.
        la depressione tutto sommato è un altro metodo che la natura ha scelto per far fuori i più deboli. Non siamo adatti.
        Siamo solo noi che abbiamo deciso che gli inabili, di qualsiasi tipo, meritino più chances di quello che la natura abbia deciso di dare.

        Io devo confrontarmi con la mia debolezza. Lo faccio ogni giorno. Se vivo, devo fare bene. Se no la porta sta li. Ed è un conforto.

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      6. credo che qui una delle poche libertà che abbiamo, proprio qui, nel blog, sia di esprimere ciò che intendiamo esprimere.

        e questo faccio 🙂

        Parlo di quel che sento, di quel che succede, di quel che penso.

        Sento morte, dico morte, sento vita, dico vita. Sento pinzillacchere, dico quelle.

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      7. si ma tranquilla, in questo periodo NON va così; in questo periodo non sto così. Ci sono CONDIZIONI per stare così, non è una visione assoluta. E’ per quello che non apprezzo visioni assolute “la vita è una merda” o “la vita è un dono, splendida, è figata”.
        La vita è solo la vita.
        Bella, brutta. Si aggiunge. E’ relativo.
        Relativo a…
        abbiamo già detto.

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Se hai verificato che quello che scriverai è vero, che è qualcosa di buono sull'argomento ed è utile che io lo sappia, ma soprattutto SE SAI USARE LA PUNTEGGIATURA, dimmi: