toh, un altro TAD

TELAVEVODETTO.

Da quando (2008-oggi) è iniziata la crisi ho sviluppato una certa attenzione verso la scomparsa degli Italiani in depressione et similia.

Dal 2011 in poi, invece ho proprio osservato la scomparsa dalla vita civile di persone che conosco. Uno è mio fratello. Uno sono stato io. Ma attraverso quella osservazione mi sono accorto di molti altri. Dov’è finito? Ha trovato lavoro? No, non l’ha mai più recuperato. Non so dove sia. Forse è a casa, non lo vediamo più, non viene nemmeno al bar, una volta l’ho visto al super, eh magari ha un altro lavoro, non so.

Ne ho giò parlato diffusamente. Scompaiono. Uomini, per la maggior parte, over 40, ma soprattutto over 50 che perdono il lavoro e spariscono, sepolti vivi in casa, svuotati di ciò che erano “per diritto di lavoro”. E i neet, in condizioni non troppo differenti, a parte l’età. Disperazione.

Ho tentato di dare risposta non a “dove sono finiti?” ma a “chi può aiutarli?” personalmente, attraverso una cooperativa sociale che conosco. La cosa è caduta velocemente di fronte alla semplice necessità – che era primaria – di trovare i soldi e non di impegnarsi ad organizzare il cosa fare o chi lo fa. Difficile, può essere. Ma non tanto quanto il trovare i soldi, che era basilare. Puttanate? Non sono scemo: ma se per il resto li trovano, l’impegno che si richiedeva era questo. Sopperire alla mancanza del SSN, dello Stato, in un settore sottovalutato: una marea di walking deads.

Ed ecco che qualcuno se ne accorge, all’alba del 2018: qui sul CORRIERE.

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