perché tenere un blog

Perché non tenere un diario personale, localmente, sul proprio computer? Lo facevo tanto tempo fa. La cosa iniziò in una forma particolare.

Avevo 17 anni e l’amore della mia vita non sentiva ciò che pensavo e sentivo. E così ho deciso di iniziare a scriverle delle lettere, senza mai consegnargliele.

a female bloggerUn giorno ho deciso di consegnarle questo fascio di carte, che era flusso di coscienza, vere cose dedicate e riferite a lei, veri ragionamenti che avrei fatto su cose che ci riguardavano, amore smieloso a cucchiaiate. Mi ha conosciuto meglio. Per un po’ siamo anche stati assieme. Poi mi ha lasciato senzaddurremotivazioneplausibileeeeeeeee (cit) e io ho iniziato il mio “ciclo dei sette anni”: ci metto sette anni a farmi passare una delusione da Vero Amore.

Fatto sta che poi non ho smesso. Ho usato un computer, però. Un vecchio M24 (o forse M240) che avevo per fare altro, programmazione, cazzeggio, qualche gioco… ma non si poteva fare niente senza sapere abbastanza, una volta. Quindi… alla fine mi sono fatto un editor ed un gestore database dei miei CD e cassette (oggi mi dicono: sono le prime due cose che fanno tutti!) … ma ho imparato molto, e da solo. Nel frattempo ragionavo e mi sfogavo, con me stesso, aumentavo la mia pratica con la tastiera, senza aver fatto il dattilografo. Oggi scrivo come i ragazzini chattaroli senza aver praticamente chattato per tutta la mia “learning curve” … le chat erano roba nuova. Internet? eh? Che è? Gli mp3 non li ho capiti per anni, non aveva senso. Ma il diario l’ho tenuto per anni.

Nel 2003 è iniziata sta roba del blog. Il blog non è una cosa nuova. Tutto il “web 2.0” era solo una facilitazione lato utente. Scrivere un diario su internet era sempre possibile, ma era solo tecnicamente meno a portata. Ho provato per dire “boh, cerchiamo di capire”. E alla fine ho fatto quello che ho sempre fatto. Non scrivevo più a mia morosa, al mio amore, a qualcuno di specifico. Scrivevo un po’ a me stesso, un po’ a qualcuno che poteva essere interessato, chiunque fosse, per qualunque motivo. E non a me grasso, basso, brutto, puzzolente, antipatico a vedersi, mal vestito od ogni cosa al suo contrario, maschio o femmina che fossi. Ma al mio nocciolo. E solo ora, solamente ora, scopro che anche questo può essere un errore, perché esiste l’io desiderato e quello percepito, quello ideale. Ecco, quindi, quello che con RAGIONE , finalmente avendola, avrebbe pototo rispondermi MariaCristina Vecchiarelli. Ma non lo sapeva, io non lo sapevo. Questa è l’unica vera ragione per considerare malamente l’anonimato di chi scrive su internet. Che il nocciolo duro del suo pensiero potrebbe essere idealizzato, un ideale al quale si tende ma che non si è davvero.

Ma io ovviamente lo sono.

GH! 😀

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