le donne e le molestie sul lavoro #28372847

Propongo telecamere, anche questa volta. Come ho sempre proposto per la scuola: telecamere a circuito chiuso ovunque, zero privacy (e io sono un fan) con accesso vietato a chiunque, ma i cui filmati siano immediatamente disponibil ni caso di problemi di comportamento di chiunque: degli insegnanti, ma anche degli studenti o del personale non-docente (…).

Ma al lavoro? Oggi ho contattato una cuccioletta che avrà avuto un paio di anni meno di me o più di me, non so. Era tutta smilzettina ed educata. E ok, alla fine abbiamo capito che non poteva posare perché il codice deontologico blah blah della banca in cui lavoro blah. E non cambierò più alla mia età. L’avevo individuata a zonzo grazie ai suoi capelli grigi adorabili, ad una pettinatura corta comunque carina, occhi giusti, viso affilato, pelle a posto… Se li porta bene, molto bene. Con quella cura naturale, non da modella. Quindi perfetta modella per la sua età e il mio settore. Ma niente.

Ma alla faccia del deontologico ha subìto molestia sessuale (verbale) dal suo capo. Niente di nuovo direte voi. Beh a me se mi infilano un dito nell’occhio e poi lo rifanno non è che “niente di nuovo” risolva: ti estraggo la giugulare e ci suono Fra Martino e poi diremo tutti “niente di nuovo, dai facciamola a canone”. Una volta contattato il capo del capo o il responsabile del personale costui ha – ancora una volta (nella mia vita, non so nella sua) dichiarato “eh ma non possiamo mica crocifiggere una persona per una lamentela fatta da una sola persona“. Ah no? E se io come cliente arrivo a lamentarmi per il comportamento di quella donna scommettiamo che io, UNA SOLA PERSONA, riesco a fartela cazzaire in 20 secondi? Quindi? E non perché è una donna. L’altra ovviamente era “è stato il tuo atteggiamento”. Mancava solo che le dicessero che aveva la mini e che i negri hanno il ritmo nel sangue.

Ah cazzo. Mi è venuto in mente un sistema meraviglioso! Bisogna SEMPRE usare questo sistema. Ecco la mia proposta: qualsiasi azienda è interessata al proprio profilo pubblico. Alle VENDITE. AL CLIENTE. AI SOLDI. Allora carissima donna chiunque tu sia, che vieni molestata dal tuo capo. Se non sei stata in grado di metterlo a posto subito (ad esempio con faccia da vomito dicendo subito “CHE SCHIFO!” ad una zozzeria che non hai gradito – perché ok, potresti gradire, è lecito) ti metti d’accordo con un tuo amico – MASCHIO, io vorrei. Ma ok, anche amica femmina. Una persona capace di parlare, di fare una lamentela fastidiosa, petulante, altisonante, saccente e fastidiosa e possibilmente di non lasciar parlare gli altri. Prepotente. Ma vostra amica. Questa persona richiederà di parlare con il direttore, dicendo di aver visto il vostro capo maltrattare in modo intollerabile inqualificabile insistituibile ineguagliabile inafferrabile inqualcosabile quella povera ragazza alla cassa/sportello/tavolo eccetera. E l’unico nome ad essere ricordato deve essere quello del PORCO che ha osato sul posto di lavoro fare un tipo di pressione sessuale in_QUALCOS_abile e che io stessa mi sono sentita offesa in qualità di donna e pensare che una istituzione come la vostra bla bla bla possa essere bla bla poca serietà non oso immaginare con quale tipo di etica trattiate gli affari se bla bla bla in fondo noi clienti donne siamo sicuramente bla bla bla percentuali.

VI PREGO. Fatelo. Solo se se lo meritano, anche. Perché altrimenti abbiamo tutti finito di flirtare al lavoro. Ma ovvio, c’è modo e modo.

Io ovviamente verrei licenziato in un ambiente simile provandoci con quella sbagliiata., dopo aver detto questo 😀

Ma mi raccomando, basta con questa merda.

Lei stessa mi ha detto: se ci devi provare ci provi, mi dici usciamo, vediamo cosa succede. Ma non con queste battute veramente fuori luogo, davanti ad altri, mentre stai lavorando, in posizione gerarchica che mi mette in difficoltà, oltre alla sorpresa di vederti trasformare in un coglione dopo anni che sei il mio capo.

Quindi ok, non è che ce l’ha secca, ok? E’ proprio il fare schifo. Non lasciateci fare schifo. Puniteci. Poi vedete se avete eesagerato e non ci sono più maschi. Ma nel frattempo io vorrei che sta merda dei sei mesi per stupro finissero. Stupro = omicidio della mia anima. Quindi se proprio non vuoi dare l’ergastolo, 20 anni senza possibilità di riduzioni.

Sapete che mi piace la figa. Tanto. Mi piacciono tutte le zozzerie. Tanto. Credo che la libertà di provarci tra noi (uomini con donne e donne con uomini e tutte le mescolanze a voi gradite) debba esistere, tanta libertà. Ma che se si passa il segno del rispetto e si fa del male, in qualsiasi modo, ad un altro, debba essere possibile correggere – socialmente, questa stortura. Di brutto. Non voglio trovarmi a fare dichiarazioni scritte con “desidero uscire con te e vorrei praticare del sesso anale, barra questa crocetta, firma per consenso, doppia copia all’ufficio consensualità”. Ma nemmeno questo, nemmeno questo. Niente stupri accertati impuniti. Niente leggerezza nelle vere molestie sul lavoro, di qualsiasi genere, anche non sessuale, ma peggio se sessuale. Il sesso è bello, ne voglio tanto. Non voglio che me lo mescoliate a questo schifo brutti stronzi!

Il tipo è stato redarguito. Si è vendicato professionalmente sulla tipa.

Non ci siamo.

Ufficio lamentele sessuali con addetta donna?

Telecamere, microfoni. Accertata molestia: licenziato e segnalato. I protestati e i cattivi pagatori sono nelle liste delle banche. Perché quando VOGLIONO difendersi da qualcosa, sanno come fare.

sulle molestie, 1955 circa

Dalla voce “Fabrizio De Andrè”, wikipedia: Dopo aver frequentato le scuole elementari in un istituto privato retto da suore, passò alla scuola statale, dove il suo comportamento “fuori dagli schemi” gli impedì una pacifica convivenza con le persone che vi trovò, in special modo con i professori.[27] Per questo fu trasferito nella severa scuola dei Gesuiti dell’Istituto Arecco, scuola media inferiore frequentata dai rampolli della “Genova-bene”. Qui Fabrizio fu vittima, nel corso del primo anno di frequenza, di un tentativo di molestia sessuale da parte di un gesuita dell’istituto; nonostante l’età, la reazione verso il “padre spirituale” fu pronta e, soprattutto, chiassosa, irriverente e prolungata, tanto da indurre la direzione a espellere il giovane De André, nel tentativo di placare lo scandalo. L’improvviso espediente si rivelò vano poiché, a causa del provvedimento d’espulsione, dell’episodio venne a conoscenza il padre di Fabrizio, esponente della Resistenza e vicesindaco di Genova, che informò il Provveditore agli studi, pretendendo un’immediata inchiesta che terminò con l’allontanamento dall’istituto scolastico del gesuita, e non di Fabrizio[28].