Gastellandia

Ho assistito alla presentazione del libro di Giovanni Gastel. Su internet sembrava una persona modesta e gentile. In effetti “umile” non si vedeva. E’ comunque molto aperto e disponibile: secondo quanto pontifica Settimio Benedusi, ad esempio, sono tot punti in meno perché posta su facebook e addirittura con i dati di scatto. Ma poi l’ho visto fuori all’angolo proprio con lui. Chissà se Benedusi lo considera un non-fotografo per questo e poi fanno comarò. Ma in effetti fare comarò non significa nulla. Resta invece l’encomiabile ed apprezzatissima attitudine a condividere questa conoscenza col pubblico: non smetterò mai di apprezzare questo aspetto.
Ad ogni modo: le stampe presenti – aspettativa mia, sia ben chiaro – sembravano stampate su carta da stampante della Feltrinelli … anche se in effetti poi a guardar bene sembrava forex da 2 mm … ma la stampa non sembrava di qualità. Forse, dico forse, Gastel se ne sbatte perché lui presentava un libro, non esponeva. Esporrà al palazzo del bla e bla (roba extralusso, curata da personaggio extralusso).  Continue reading →

il nuovo trucchetto linguistico dei liberisti relativo ai “privilegi” e le “caste”

estrema povertà affiancata ad estrema ricchezza in uno stesso luogo geografico

Qui la concorrenza che abbassa il prezzo delle case sembra aver funzionato solo a destra. O ho interpretato in modo errato?

Leggo velocemente un elogio liberista ad un libro presso il sito dell’Istituto Bruno Leoni… e mi torna in mente come, di solito, i liberisti accendano i riflettori, si illuminino di raggi solari e fuochi d’artificio verso la mereviglia di pace e vita portate dal liberismo che in sostanza dice solo “concorrenza dei poveri”.

Questo secondo me, ovvio.

Eppure (vedi anche libro promosso da Focus Storia “Bentornato Marx!” di Diego Fusaro) Marx viene riscoperto e il capitalismo messo in discussione.

Bene, quando mi dicono che lo Stato (per come si comporta) è di destra e che ci sono tasse inique, sprechi, inefficienze, porcate di ogni genere … e lo mescolano con i pregi del liberismo… allora io dico “beh, ma che c’entra?”. Ci si ferma, ci si calma, si mettono i puntini sulle i, si separano gli argomenti: non fatevi fregare!

Lo Stato deve funzionare in modo efficiente, non si deve evadere il fisco, vanno erogati servizi ai cittadini, non ci devono essere protezioni di casta quando serve promuovere eccellenze ai posti di guida. Sono d’accordo, ma cosa cazzo c’entra il liberismo? Questo è un metodo di governo, di gestione, di far andare la baracca: uno è l’illegalità e la disonestà, l’altro è il contrario.

Ma a parità di onestà, evitati gli sprechi e le ruberie, lo stato sociale previsto dal liberismo è un bel cazzo. Perché al di là dell’eliminazione delle caste di tipo “nominale” come la nobiltà e il divieto di accesso ad un certo business se non si fa parte di un club (ma un liberista rischia di far passare questo “diritto a fare tutto” anche quello di guidare senza patente, di fare il medico senza laurea, distruggere la meritocrazia in nome del tuttipossono) , il liberismo promuove solo un modo di far funzionare il mercato. Tutto viene visto in rapporto al mercato. Non all’uomo, alla popolazione di un paese, alla qualità della vita, della psicologia delle persone, di come distanziarci dai lemming o dal gibbone: animali che subiscono inconsapevolmente l’economia della scarsità: loro potrebbero non sovrappopolare, ma non possono pensarci. Tornando agli esseri umani: puntando tutto sulla concorrenza, naturalmente, ci sarà qualcuno in fondo, in basso, che non è all’altezza di competere, che non è un agonista, che non innova, che può fare, ma che non è il migliore, non è veloce, forte, furbo, resistente.

Che potrebbe essere tua madre, tuo padre, tuo fratello: ciò che dice la concorrenza è: concorriamo: se sei più debole, fratello di tizio, mamma di caio, tu muori, tu soccombi alla forza del migliore. Tu che non fai il prezzo migliore grazie alla schiavitù consentita in quel paese, tu chiudi, i tuoi dipendenti possono morire di fame, non ci interessa, noi forniremo ai nostri clienti un prezzo fantastico, impensabile prima!

I vantaggi della concorrenza sono visibili, ma chiunque lavori per una multinazioanale sa bene che la concorrenza è così solo di nome per le big. Mentre per operai ed impiegati la concorrenza è assoluta, dove viene favorita. Ed arriva al punto, come vediamo oggi (sono sempre il solito disco rotto su questo argomento, lo so) in cui per concorrere devi avere una certa età. Altrimenti sei fuori.

Ora vorrei sentire cosa cazzo mi frega del mercato, della concorrenza, del prezzo migliore, se quando semplicemente divento più vecchio sulla carta, per te che controlli i tuoi bei dati e metti il filtro nel database “inferiore ad anni X” … io posso/devo morire.

Sicuramente io faccio confusione, ma anche chi pensa che la concorrenza sia la soluzione e si permetta di dire che il liberismo è di sinistra. La sinistra protegge di più DEBOLI, il che significa ogni condizione di debolezza della massa, dove questa si avvicina al semplice diritto alla vita. Se invece vogliamo ridiscutere il diritto alla vita, allora vorrei anche il diritto alla morte.

Non è un privilegio nascere mediocri, non è “una casta privilegiata” quella dei peggiori, dei non bravissimi. Il liberismo non dice cosa se ne fa dei concorrenti perdenti quando siano dei singoli individui. Ovviamente io sono sempre per il controllo delle nascite per evitare che questo diventi un problema tanto crudo, che ci sia da mangiare per tutti. Ma al di là di questo, bisogna ricordare anche che la proprietà e il capitale sono già di per sé – ed un liberista questo dovrebbe concederlo – un appartenere ad una casta ed avere un privilegio. Si perché se nasci con una eredità che, alla fin fine, si riconduce a quando qualcuno ha spaccato la testa di qualcun altro per conquistare un pezzo di ciò che dovrebbe essere di tutti… sei nato con un privilegio che io non ho. Io sono nato senza i privilegi. E quando andiamo in tribunale, io che ho lo stesso diritto tuo, non ho il privilegio di pagare un avvocato che concorre in bravura con il mio. Se fosse una questione di mercato, sarebbe ok. Ma non lo è. E’ una questione di diritto, ma viene risolta con una regola di mercato. E io non ho nemmeno il privilegio di battere gli stessi tamburi e suonare le stesse poderose trombe di uno che ha in mano i massmedia mainstream. Non ho il potere del denaro che zittisce a botte di querela … non ho il potere del denaro della lobby che fa cambiare le leggi… Questi sono privilegi.

E il mercato li alimenta, non li fa scomparire. Non premia il migliore, premia quello che, nella nicchia ecologica del mercato, è adattato meglio: il possidente. Il mondo in generale non ci guadagna. Ci guadagnano alcuni oligarchi in cima alla catena.

Ditemi subito che non sono titolato per parlare, se non volete non leggete, non datemi credito, non ragionate sulle mie parole… ma se siete liberisti dovreste automaticamente trovare sbagliato questo atteggiamento: non devo appartenere ad una casta, ad un ordine, ad una associazione: devo fare al meglio qualcosa. E quindi cerco di farlo. E’ sufficiente? Questo è un altro discorso, ma per ascoltarlo non dovreste chiedermi le credenziali, secondo voi.

Detto questo, è inutile continuare a citare gli URSS e Mao. Marx non si sarebbe trovato d’accordo con loro, anche e soprattutto perché lasciava aperta la discussione, non era assolutista e molte delle frasi che gli vengono attribuite come slogan, sono incompleti od errati. Comunque allora : Promuovere la felicità dell’individuo, come ideologia, non mi pare male. Aumentare la felicità globale con mosse che non diminuiscono quella di nessuno, come utopia, mi sembra migliore di altre. Mirerei a questa, misurando sempre l’umore generale. Potete usare la derisione come argomento od anche il sarcasmo, ma il capitalismo non sta facendo stare meglio la massa delle popolazioni né in UK né in USA; e fargli del sarcasmo non li risolleverà.

UPDATE: noto, come sempre, che mi invento l’acqua calda. Sostanzialmente, per quanto io sia ignorante, credo che Valerio Evangelisti provi il mio stesso sentimento.